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Culture
Le donne nello sviluppo del sud Italia. Bonetti: "C'è disparità. Necessario investire in protagonismo femminile"

Intesa Sanpaolo: “Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio”

Intesa Sanpaolo ha promosso oggi in streaming sul sito del Gruppo l’incontro “Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio”.

Al centro dell’evento il ruolo delle donne, ancora troppo marginale nello sviluppo socio-economico del Paese. L’obiettivo è stato infatti quello di accendere un faro su alcune delle questioni emerse con maggiore evidenza nell’attuale situazione, ma presenti da tempo: l'innalzamento della scolarizzazione e il lavoro femminile, in particolare nel Mezzogiorno italiano. Per cercare di distruggere quel "teorema falso secondo il quale una donna per essere una buona madre non può essere una donna di carriera e viceversa. Abbiamo costrettole donne a scegliere tra la maternità e l’esperienza lavorativa con il risultato di avere il più basso tasso di natalità e il più basso tasso di presenza femminile in Europa" come affermato da Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia.

A questi aspetti si è aggiunta una riflessione sul sistema di welfare inadeguato alle esigenze lavorative e sull'impatto del Covid che ha ulteriormente allargato il divario tra Nord e Sud sia in ambito economico che socio-lavorativo.

L’incontro ha tratto spunto dall’avvio, pochi giorni fa, di ‘YEP - Young Women Empowerment Program’, il progetto realizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Fondazione Ortygia Business School per favorire la crescita personale e professionale di 40 studentesse universitarie di facoltà STEM del Sud Italia che per sei mesi saranno accompagnate da altrettante manager Intesa Sanpaolo operanti nel Mezzogiorno.

Le studentesse potranno acquisire strumenti utili a comprendere i propri punti di forza e le proprie inclinazioni, per prendere in mano il proprio futuro e proporsi nel mondo del lavoro con maggiore consapevolezza. Cinque gli atenei coinvolti nell’iniziativa, dei 67 con cui Intesa Sanpaolo lavora stabilmente in Italia, 16 al Sud: Università degli Studi di Napoli Federico II, Politecnico di Bari, Università della Calabria, Università degli Studi di Catania e Università degli Studi di Palermo.

Per incoraggiare l’iscrizione di ragazze a facoltà STEM e l’acquisizione di competenze sempre più richieste anche nel settore bancario, Intesa Sanpaolo ha deciso di mettere a disposizione cinque borse di studio per neostudentesse delle università del Sud. Il progetto presentato oggi da Intesa Sanpaolo e dalla Fondazione Ortygia Business School va esattamente in questa direzione e si inserisce nelle politiche di genere della Banca che prevedono da tempo l’inserimento di un obiettivo gestionale (KPI) che premia i manager attenti all’equità di genere, percorsi di accelerazione professionale per le manager più talentuose, un programma specifico destinato al top management sulla leadership inclusiva.

A questo si aggiungono partnership per la valorizzazione del talento femminile come quella con Valore D e con la Fondazione Bellisario. Questo impegno per superare la disparità di genere, viene riconosciuto con l’inclusione del Gruppo in numerosi indici internazionali, tra cui, il più recente, il Diversity & Inclusion Index di Refinitiv che seleziona le 100 aziende al mondo quotate in borsa più inclusive e attente alla diversità e dove Intesa Sanpaolo è l’unica banca italiana presente. L’incontro è anche l’occasione per analisi e proposte legate all’occupazione femminile al Sud in una situazione che ha portato ad un’accelerazione straordinaria del lavoro a distanza, una modalità di lavoro che Intesa Sanpaolo ha adottato fin dal 2015 e che ha visto le persone abilitate passare da 14 mila a fine 2019 a 77 mila in pochi mesi.

Intesa Sanpaolo si impegna da anni con misure fortemente orientate alla conciliazione, tra cui una rete di asili nido propri, congedi parentali per i papà, un catalogo di oltre 200 servizi in convenzione da utilizzare lungo tutto l’arco della vita, dalla nascita agli studi dei figli, dal tempo libero all’assistenza agli anziani.

Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. La parola a Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo

Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo: “Intesa Sanpaolo ha voluto fortemente l’incontro di discussione di oggi per poter accendere un faro sul tema del lavoro femminile e in particolare relazione al fenomeno nel sud Italia. È essenziale il confronto con il mondo dell’impresa, dell’istruzione e del governo. Il capitale umano nel mezzogiorno incontra ancora grandi limiti. Poco più della metà della popolazione ha conseguito il diploma di scuola superiore secondario e circa uno su sei ha raggiunto la laurea.

Vi è, in oltre, il rilevante fenomeno della migrazione, ancora in corso che depaupera il territorio delle sue risorse più qualificate. Il progetto che presentiamo con Ortygia ha tra i suoi obiettivi quello di rafforzare e stimolare la formazione delle giovani donne laureate in materie tecnico scientifiche.

Abbiamo messo a disposizione 40 manager femminili di Intesa Sanpaolo che operano nel sud Italia che affiancheranno per sei mesi altrettante studentesse universitarie per essere loro di esempio e di incoraggiamento. L’iniziativa vuole rispondere ad una esigenza che abbiamo riscontrato noi stessi. Come tante aziende riscontriamo un disallineamento tra domande e offerta di lavoro. Questo rende strategico il campo della formazione tanto più in una situazione in cui la trasformazione digitale impone veloci cambiamenti nel mondo del lavoro.

I bacini da cui attingiamo per le competenze tecnico scientifiche sono prevalentemente maschili per cui favorire un riequilibrio con il bacino femminile in questi ambiti è essenziale. Vogliamo favorire in prospettiva la partecipazione femminile al mondo del lavoro perché questo incide profondamente sulla competitività delle imprese e sul PIL dell’Italia. Non possiamo permetterci di lasciare a casa o di non valorizzare metà dei talenti della nostra popolazione. Occorre incoraggiare l’istruzione delle ragazze, in particolare modo indirizzandole anche verso quelle facoltà ad oggi più richieste dal mondo del lavoro superando resistenza culturali, familiari o sociali per combattere gli stereotipi di genere. Tutte le strade possono essere aperte, questo è importante trasmettere ai ragazzi ed alle ragazze.

Da tempo Intesa Sanpaolo è impegnata nel superare le disparità di genere, risultato che ci è stato anche riconosciuto recentemente con l’inclusione nel Diversity inclusion index di Refinitiv di Intesa, unica banca italiana inserita nelle 100 aziende selezionate nel mondo.

Il Covid è stato acceleratore di un processo che era già in corso da tempo. Noi abbiamo cominciato ad utilizzare la modalità di smart working già nel 2015. Quest’anno in poche settimana allo scoppio della pandemia siamo passati da 14000 persone abilitate a 77000. È stato un anno straordinario che ha cambiato il mondo del lavoro. Dobbiamo guardare al futuro. Stiamo lavorando per concepire modelli lavorativi nuovi, non si tratta solo di una modalità tecnica con cui svolgere il proprio lavoro ma di vere e proprie nuove modalità e modelli lavorativi che rafforzano competenza trasversali quali l’autonomia ma anche la responsabilità.

Occorre una grande riflessione. Dovrà avvenire un rinnovamento della normativa guidato da una volontà di accompagnare le nuove modalità di lavoro. Non dovrà essere affrontato con attaccamento al passato perché altrimenti non arriveremo mai ad essere veramente efficaci”.

Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. La parola ad Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia

Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia: “Sul tema di promozione della parità di genere siamo chiamati a promuovere delle politiche che attivino dei processi irreversibili. Le politiche di promozioni dell’empowerment femminile possono rappresentare la ripartenza e di dinamicità del Paese. Bisogna definire un nuovo modello evolutivo di sviluppo per la nostra società e l’esperienza femminile deve essere riconosciuta come un elemento necessario. Solo attraverso l’attivazione delle energie femminili potremo mettere in campo un’effettiva ripartenza. Perché è evidente che oggi abbiamo un’energia attiva, riconoscibile che è quella delle esperienze femminili che di fatto il nostro Paese non valorizza.

Servono delle azioni concrete. Noi lo stiamo facendo attraverso un approccio sistemico che riorganizzi complessivamente l’organizzazione sociale, economiche e del lavoro. Serve in particolare l’introduzione della dimensione femminile nel mondo del lavoro. La legge di bilancio ha voluto fortemente introdurre una decontribuzione al 100% all’assunzione delle donne. Che non è una disparità ma è il riconoscere che c’è una disparità. Si affianca alla decontribuzione per i giovani e per il sud. Riguardo, poi, l’imprenditoria femminile abbiamo costituito un fondo di 20 milioni.

Accanto al tema del lavoro fondamentale è anche il tema della formazione. Formazione di competenze per le donne che le abiliti ad essere pianamente cittadine del mondo del lavoro del tempo che ci attende. Le donne devono poter assumere ruoli strategici che andranno a definire quelle che sono le coordinate del lavoro del futuro che altrimenti sarebbe privato delle potenzialità di cui sono ricche le donne: approccio multidimensionale, problem solving, di integrazione degli aspetti scientifici a quelli umanistici, di cura e responsabilità organizzata.

Per farlo è necessario garantire strutture che vadano ad affiancare le donne. Non dobbiamo liberare di tempo le donne ma ci dobbiamo assumere la responsabilità di permettere alle famiglie la cura dei figli. Il family act, il primo progetto di riforma complessiva delle politiche familiari che per la prima volta le colloca non come politiche sociali di contrasto ma di investimento in potenzialità di genitorialità e di natalità. In particolare si deve agire nel Sud Italia, dove si registra il più basso tasso di natalità e il più basso tasso di lavoro femminile del Paese. Dobbiamo investire in protagonismo femminile nel mondo del lavoro.

Abbiamo costruito un teorema falso secondo il quale una donna per essere una buona madre non poteva essere una donna di carriera e viceversa. Abbiamo costrettole donne a scegliere tra la maternità e l’esperienza lavorativa con il risultato di avere il più basso tasso di natalità e il più basso tasso di presenza femminile in Europa. Dobbiamo sostenere le donne a vivere pienamente la loro scelta di formazione e di lavoro e aiutarle a conciliarla con una scelta di maternità. Solo così attiveremo percorsi sia socialmente sia economicamente proattivi”

 

Studi e ricerche convergono su un generale peggioramento dei numeri relativi all’occupazione femminile con la diffusione e il protrarsi della pandemia, e, come spesso accade, la situazione si amplifica al Sud, dove il tasso di occupazione femminile è da tempo intorno al 30% e dove molte donne smettono di lavorare per difficoltà di conciliazione, mancanza di servizi per l’infanzia e fattori culturali.

Dopo la prima fase di adattamento per garantire continuità, occorre trovare nuove modalità di lavoro e una nuova organizzazione degli spazi, adeguare l’infrastruttura tecnologica e la mobilità urbana e, non ultimo, ripensare la normativa.

Per offrire alle donne maggiori possibilità di accesso al mondo del lavoro in tutte le sue forme e ai ruoli decisionali, occorre quindi elaborare strategie per cambiare l’attuale paradigma coinvolgendo soggetti diversi: politica, istituzioni, scuola, mondo del lavoro e imprese, oltre alle donne che devono rafforzare la consapevolezza nella reale possibilità di valorizzare il loro ruolo all’interno della realtà produttiva italiana.

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