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Culture
Onu e Unesco: ognuno s’impegni contro stereotipi e discriminazioni

di Paola Serristori

 

Il pluricampione di scacchi norvegese Magnus Carlsen s’impegna a diffondere la lotta contro le discriminazioni. Nel gioco degli scacchi il bianco muove per primo e questo gli attribuisce un potere dall’inizio del gioco. Nella vita il “bianco” può essere chiunque e chiunque può trovarsi nella parte del “nero”. Nella partita giocata nella sede delle Nazioni Unite, Carlsen ha deciso che il nero facesse la prima mossa, rompendo la regola. Il pregiudizio crea uno stereotipo, per discriminare qualcuno e, di solito, renderlo impotente. Se i pregiudizi sono radicati nella società servono ad imporre e continuare il potere di una classe dominante. L’UNESCO ha dedicato all’International Day for the Elimination of Racial Discrimination, primo giorno di primavera, una tavola rotonda invitando antropologi, storici, scrittori, attivisti nel campo dei diritti umani ed una nuova campagna di sensibilizzazione #MoveForEquality. Simbolicamente l’inizio della stagione di fioritura coincide con un nuovo slancio al progresso del vivere insieme. Mactar Ndoye, rappresentante dell’Alto commissariato dell’Onu per i Diritti Umani: “Ognuno ha un ruolo, deve fare la sua parte nella società. Sovente c’è difficoltà ad ammettere che esiste la discriminazione, che siamo influenzati da uno stereotipo. Le leggi sono in vigore, ma spetta a ciascuno di noi farle rispettare. Le organizzazioni non organizzative devono sorvegliare l’applicazione delle raccomandazioni agli Stati, e riferire se vengono rispettate. Nelle scuole che preparano chi entra in magistratura questo tema dovrebbe essere centrale.”

Hélène Geoffroy, sindaco di Vaulx-en-Velin ha ricordato: “Il passato è una lezione. Nel nostro territorio si erano sviluppate le industrie della seta, che hanno attratto l’immigrazione. Spesso i sindaci pensano al rinnovo del patrimonio immobiliare, che non è sufficiente per modernizzare e far avanzare la società. Noi abbiamo lanciato bandi per progetti di privati contro le discriminazioni, che sono finanziati con fondi europei.”

Marcel Dorigny, storico ed autore del libro “Arts & Lettres contre l’esclavage”, testi e fotografie che illustravano la schiavitù il più delle volte dal punto di vista del colonialista, afferma: “Il potere di disegni ed immagini è insinuante poiché immediatamente comunicato anche a chi ha un basso livello di istruzione. I religiosi hanno capito molto presto ad usare l’arte per creare simboli che colpissero l’immaginario di tutti. L’immagine è un mezzo ideale per rendere persistenti pregiudizi e discriminazioni. Bisogna avere molto attenzione e sviluppare una coscienza critica. Tutti avranno visto qualche quadro sulla vita nelle colonie in cui ‘i padroni’ sorridono e “gli schiavi” servono cibi o bevande, come se tutti fossero felici.”

Gaspard Njock, disegnatore di fumetti ed autore del libro di illustrazioni “Un voyage sans retour”, ha aggiunto: “Le immagini nei disegni coloniali giustificano la politica coloniale dell’epoca. Lo schema può riprodursi in qualunque momento. Chi non sa ‘leggere’ il progetto che c’è dietro giustifica le azioni violente.”

 

 

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