Palermo, personale sul poliedrico artista Mogol Jr. - Affaritaliani.it

Culture

Palermo, personale sul poliedrico artista Mogol Jr.

Alfredo Rapetti Mogol, classe 1961, figlio del grande Giulio, fin da ragazzo ha alternato l'attività pittorica con quella di autore di testi per canzoni

Milo Goj

Parole e immagini sono il suo terreno d'elezione. Alfredo Rapetti Mogol, classe 1961, figlio del grande Giulio, fin da ragazzo ha alternato l'attività pittorica con quella di autore di testi per canzoni. Due attività che convergono nella sua espressione artistica, caratterizzata dallo studio del segno.

Sabato 19 novembre presso Giuseppe Veniero Project, a Palermo, verrà inaugurata una sua personale (in cartello sino al 6 gennaio) che ne riassumerà le opere dal 1999 a oggi: “Alfredo Rapetti Mogol. Diario 99-016”. L'esposizione è concepita come un'unica grande installazione che presenta la produzione artistica del maestro nelle sue diverse sfaccettature: maxitele, carte di dimensione ridotta, lavori su marmo, installazioni al neon, oltre che contaminazione di materiali diversi, come il cemento e la tavola.

Consacrato nell'Olimpo dei più significativi artisti contemporanei da due presenze alla Biennale di Venezia (nel 2007, nel Padiglione della Repubblica Araba Siriana a cura di Duccio Trombadori, e nel 2011 nel Padiglione Italia), oltre che da personali in sedi prestigiose, come lo Spazio Oberdan di Milano nel 2014, Alfredo Rapetti porta a Palermo frammenti del suo universo artistico. Una ricerca che è partita dalle tele, ma che negli ultimi anni si è aperta ad orizzonti più ampi introducendo materiali extra-pittorici e articolandosi in installazioni complesse. Nucleo fondante rimane sempre la grafia. «Il segno scritto», racconta l'artista, «che solo la razza umana ha saputo tracciare, ha consentito la conservazione delle memoria delle epoche passate. Le immagini da sole non bastano, corrispondono a un film muto. Per questo sono sempre stato affascinato dal segno Segno che nella mia opera perde volontariamente il suo significato letterale, per ricercarne uno più primigenio ed universale, senza barriere linguistiche o culturali, condiviso per sensibilità ed origine. Sto lavorando sulla destrutturazione della parola. Ma attenzione i miei segni non danno vita a una lingua inventata. E' possibile ricostruire il significato originario. Anche se mi piace l'idea di un'infinita possibilità di una libera lettura soggettiva».