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Culture
Ryan McGinley, successo per la prima personale in Italia
Ryan Mc Ginley

Di Ludovica Prisco

La GAMeC - galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo ha dedicato, in questo mese, una mostra, la prima personale in Italia, ad uno degli artisti contemporanei/fotografi più influenti degli ultimi tempi: Ryan McGinley. Nato in New Jersey nel 1977, cresciuto nell’East Village newyorkese è stato in grado, con la sua fotografia, di rappresentare negli aspetti più radicali l’irrequietezza, la vita, la totalità dello spirito e della libertà di quelle contro-culture (skaters, graffitari, artisti etc) che negli ultimi decenni del Novecento hanno desiderato essere integrate e accettate nel sistema.

Testimone, quindi portavoce della cultura degli anni novanta, premiato dall’attenzione dei maggiori musei statunitensi, nominato Giovane Fotografo dell’anno nel 2007 dall’International Center of Photography di New York, McGinley con “Four Seasons” indaga, va a fondo nel rapporto tra uomo e natura richiamando il mito del Buon Selvaggio che ha connessioni dirette con il Romanticismo e con la filosofia illuminista di Jean-Jacques Rousseau.

L’uomo, presenza fondamentale, in un ambiente pensato in termini di colori e forme. Modelli, corpi inevitabilmente nudi, costantemente messi in relazione con una natura sconfinata e nostalgica, soffice, silenziosa e al contempo impetuosa. Un tutt’uno, quasi come se fossero incorporati, mai divisibili, legati in un giusto equilibrio perfettamente in armonia con ciò che li circonda. Sembra quasi che uno non possa fare a meno dell’altro, si compensano istintivamente e ingenuamente emanando una carica energetica disarmante.

I corpi si uniformano ai paesaggi avvolti dai colori dominanti dei luoghi rappresentati. Che siano quelli glaciali e gloriosi dell’inverno, delicati e leggeri della primavera, violenti e accesi dell’estate o intensi, quasi empatici dell’autunno, i corpi si fondono senza mostrare alcun tipo di sofferenza o rassegnazione ma anzi adattamento e tranquillità.

Le fotografie esposte, frutto di un progetto iniziato nel 2004 da McGinley a cui ha lavorato per ben dieci anni, propendono alla vastità rappresentando contemporaneamente anche un nuovo momento di ricerca e elevando al sublime tutta la mostra curata da Stefano Raimondi e strutturata, non a caso, in quattro sale, una per ogni stagione, ispirate a loro volta al ritmo musicale delle Quattro stagioni di Vivaldi.

Tags:
ryan mcginleythe four season





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