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Culture
Vittorio Sgarbi inaugura con Bonaccini la mostra su Gaetano Previati a Ferrara

A cento anni dalla morte, Ferrara rende omaggio al pittore Gaetano Previati con una mostra organizzata nel castello Estense dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, che conservano un vasto fondo di dipinti e opere su carta dell’artista ferrarese. All’inaugurazione di sabato 8 febbraio hanno preso parte il critico d’arte Vittorio Sgarbi, presidente della fondazione Ferrara Arte Monumenti Storici e Civiltà Ferrarese, la curatrice della mostra Chiara Vorrasi, il direttore dello Stabilimento Eni Versalis di Ferrara, Andrea Fedele, il Sindaco di Ferrara Alan Fabbri, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, l’assessore alla Cultura del Comune di Ferrara Marco Gulinelli, ed il neo componente nella Fondazione Ferrara Arte, Arturo Artom. L’imprenditore e organizzatore degli ormai celebri cenacoli culturali, cercherà di portare nella città degli Estensi la formula che tanto successo sta avendo in tutta Italia. "Sarà un modo – come sottolinea Artom - per aggregare le forze, ogni sostenitore acquisterà infatti un diamante". Lo stesso Vittorio Sgarbi, che ha cooptato Artom nel CdA di Ferrara Arte dopo la defezione di Davide Bellotti, ci scherza sopra: “compito di Arturo Artom sarà - complici le sue origini ebraiche - di portare denaro e mecenati a Ferrara”. Alla conferenza stampa della mattina erano presenti la sorella del critico ferrarese Elisabetta Sgarbi, il comico romagnolo Maurizio Ferrini che in serata ha introdotto sul palco del Nuovo Teatro di Ferrara, con una imitazione di Mussolini giocando sulla sua grande somiglianza, Vittorio Sgarbi, in occasione dello spettacolo/lezione sulla vita e le opere di Raffaello, i discendenti di Gaetano Previati e la professoressa Eleonora Cavallini, figlia di Bruno Cavallini (fratello di Rina Cavallini, madre di Vittorio Sgarbi, ndr) protagonista del recente recupero dell’ultimo piano di palazzo Ariosto (Case Cavallini Sgarbi) in via Giuoco del Pallone, finemente restaurato e pronto ad accogliere turisti culturali sempre più numerosi nella città degli Estensi. Ferrara sta infatti vivendo un momento particolarmente felice, con una programmazione di mostre sempre più ricca e di qualità. Prevista a metà marzo la riapertura di palazzo Schifanoia che dal 2018 è stato chiuso per necessari interventi di restauro. Eretto a partire dal 1385, poi ampliato sotto Borso d’Este attorno al 1470, Palazzo Schifanoia rappresenta l'unico esempio ancora oggi esistente di dimora estense destinata alla rappresentanza e allo svago: il termine Schifanoia deriva infatti da schifare la noia, allontanare il tedio. Al piano nobile si conservano i celebri affreschi con il ciclo dei Mesi realizzati tra il 1469 e il 1470 da Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti e altri artisti della "officina ferrarese". Voluto dallo stesso duca Borso per esaltare la sua attività di governo, il ciclo rappresenta una delle più grandi testimonianze della cultura rinascimentale italiana. Dal 1898 Schifanoia ospita le collezioni dei Musei Civici d’Arte Antica, le cui ricche raccolte sono distribuite fra l’ala tardo trecentesca e quella quattrocentesca. Le collezioni sono composte, tra le altre, da un interessante nucleo di ceramica greca, etrusca e romana, dalla consistente Collezione numismatica, dagli straordinari codici miniati (come la Bibbia della Certosa voluta da Borso d’Este) e dalla collezione di avori, di bronzi e placchette. Tuttora in corso, invece, la mostra a palazzo dei Diamanti su Giuseppe De Nittis, fino al 13 aprile 2020, pittore interprete di un nuovo modo di guardare la realtà e tradurla con immediatezza sulla tela attraverso inquadrature audaci, tagli improvvisi, prospettive sorprendenti affiancate a una sapiente resa della luce e delle atmosfere. De Nittis ha abbracciato quella “rivoluzione dello sguardo” che segna l’avvento della modernità in arte, a cui nella Parigi di fine Ottocento contribuisce il confronto tra la pittura e i codici visivi della fotografia e della tradizione artistica giapponese.  Sono questi i temi che affronta la mostra, la penultima prima della chiusura per restauro della magnifica residenza estense, rileggendo la carriera del pittore da una prospettiva che pone l’accento sulla sua originalità e carica innovativa. Nel percorso espositivo, alle opere di De Nittis è affiancata un’ampia selezione di fotografie d’epoca firmate dai più importanti autori del tempo – da Charles Marville a Gustave Le Gray, da Alvin Coburn ad Alfred Stieglitz – oltre ad alcune delle prime immagini in movimento dei Lumière, con il fine di evidenziare il contributo del pittore alla comune creazione del linguaggio della modernità.

LA MOSTRA SU GAETANO PREVIATI AL CASTELLO ESTENSE

La rassegna presenta al pubblico più di sessanta opere, accostando olii, pastelli e disegni delle collezioni civiche ferraresi (circa trentacinque) ad un notevole nucleo di opere concesse in prestito da collezioni pubbliche e private. Completano la selezione alcuni importanti documenti inediti. L’esposizione vuole evidenziare la tensione costante nella ricerca di Previati verso il superamento dei tradizionali confini della pittura “da cavalletto”, intesa come mezzo espressivo, come codice visivo o ancora come modalità di interazione con il pubblico. Affascinato dall’espressione dei sentimenti e dall’impegno nei grandi formati per la sua educazione tardo romantica, l’artista mette in gioco un approccio sperimentale ai soggetti e ai meccanismi della visione che gli permette di raggiungere esiti inediti. Per questo la sua ricerca occupa un fondamentale ruolo di snodo nel rinnovamento dell’arte italiana al volgere del secolo: Previati è stato considerato un erede dei maestri del passato, una figura guida del divisionismo italiano, ma anche un esempio per i giovani futuristi. Proprio per questa posizione affascinante e complessa, la sua vicenda artistica ha ancora diverse zone d’ombra che meritano di essere esplorate. Ad aprire la mostra sarà un bozzetto del visionario dipinto Gli ostaggi di Crema del 1879, che vale a Previati, non ancora trentenne, la prima affermazione pubblica e la reputazione di «indole artistica ardita fino all’esagerazione». All’interesse per i temi storici si affianca presto la fascinazione per i soggetti maudit, come testimoniano le Fumatrici di oppio o la Cleopatra. La svolta fondamentale coincide con l’adesione al divisionismo: a segnare questo passaggio sarà un’opera emblematica, Nel prato di Palazzo Pitti, il «primo tentativo della tecnica nuova della spezzatura del colore, una tecnica che dà l’impressione di una maggiore intensità di luce», come afferma lo stesso pittore. Grandi disegni, dipinti e materiali inediti documentano quindi il progetto di trasferire in pittura le impressioni musicali, intorno alla vicenda ferrarese di Ugo e Parisina. Un’altra celebre storia d’amore, quella di Paolo e Francesca, sollecita a più riprese la fantasia di  Previati, culminando nel capolavoro del 1909, una vera e propria pittura di “stati d’animo” che si espandono oltre i confini della tela: per questa ragione il dipinto è considerato una delle matrici del celebre trittico degli Stati d’animo di Umberto Boccioni. L’approccio innovativo dell’artista ferrarese investe anche i tradizionali generi pittorici, come testimonia la sezione dei dipinti a tema religioso. Quanto al paesaggio, Previati procede a spogliare la scena di dettagli per lasciare spazio alla gioiosa espressività del colore e della luce. Nello straordinario Colline liguri una distesa di prati cosparsi di gerani è, insieme alla volta celeste, l’assoluta protagonista di una visione che trasmette una sensazione di pienezza e immensità. Valorizzando le nuove possibilità offerte dall’industria editoriale, con le illustrazioni per i Racconti di Edgar Allan Poe e con quelle per I promessi sposi manzoniani, il ferrarese sperimenta un nuovo codice di illustrazione che mette in scena le atmosfere psicologiche e gli stati d’animo dei protagonisti del testo letterario.

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