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La BCE sta agendo correttamente: senza i suoi interventi l'economia andrebbe peggio, ma per dare sviluppo alla crescita serve che si muovano i governi, i parlamenti, le imprese e i sindacati.
Con questi argomenti l'ex presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet difende in una intervista al “Corriere della Sera” l'operato del suo successore Mario Draghi. Al presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che a Roma aveva criticato l'Italia perché non rispetta il Patto di Stabilità, Trichet dice che ha "la memoria corta". "La domanda da porsi è: se la politica monetaria della BCE non fosse stata accomodante, se non ci fossero stati il Quantitative easing e i bassi tassi di interesse, che cosa sarebbe successo? La mia impressione è che la situazione sarebbe stata peggiore. Quanto alla crescita, migliora progressivamente" afferma. Inoltre "nella situazione degli anni 2014-15 e 2016 avrei preso le stesse decisioni che ha preso Mario Draghi assieme al Consiglio dei Governatori".

Non sembrava del tutto d'accordo con questa affermazione di Trichet pochi giorni fa l'ex vice ministro dell'Economia e delle Finanze, ora Presidente del centro studi “Economia reale”, Mario Baldassarri, in una sua dichiarazione all’Avvenire: “Oggi, il nuovo mondo della globalizzazione dimostra che l’inflazione non dipende dalla quantità di moneta, ma dai bassissimi costi del lavoro della Cina e dell’intera Asia. La controprova è sotto i nostri occhi: malgrado il quantitative easing di Draghi, l’inflazione nell’area euro non si schioda di molto dallo 0,5%, cioè dalla deflazione. Sull’altare di quella mitologia, il presidente della BCE Trichet aumentò i tassi di interesse in Europa (per paura di un’inflazione che non c’era) quando la Fed americana li diminuiva drasticamente. E così ci siamo trovati con il super-euro schizzato in alto fino a sfiorare 1,60 sul dollaro, con pari apprezzamento sul Renmimbi regalando alla Cina il 50% di competitività in aggiunta a tutti i suoi dumping sociali ed ambientali. Il super-euro, tra il 2003 ed il 2014, ha causato, nell’Eurozona, una perdita di Pil di circa l’11% e oltre 17 milioni di disoccupati in più. In parallelo c’è il “peccato originario” di Maastricht, cioè l’aver posto come obiettivo il controllo del deficit pubblico al 3% e il suo successivo azzeramento «senza distinguere tra spesa pubblica corrente ed investimenti».

Ma Mario Baldassarri è ancora più chiaro: “Dal 2003 e fino al 2011 (poi la Provvidenza, prima ancora dei governi Ue, ha mandato Draghi a Francoforte), la politica monetaria della BCE, con Trichet eterodiretto dalla Bundesbank, ha seguito pedissequamente la cosiddetta “teoria quantitativa della moneta”.

Ma - spiega oggi paradossalmente Trichet - "Perché non dimentichiamo che tutte le decisioni vengono prese collegialmente e non da un uomo solo. E se il Consiglio ha agito come ha agito è perché le circostanze erano e sono assolutamente straordinarie: il tasso di inflazione è estremamente basso e i tassi di interesse reali sono bassissimi, e non solo in Europa ma in tutto il mondo". "Numerose banche centrali, ivi comprese quelle che hanno la reputazione di essere molto sagge, hanno dovuto agire allo stesso modo. Gli effetti negativi legati a tali misure, che pure ci sono, sono - rileva Trichet - una ragione supplementare, non per criticare la BCE, ma per chiedere agli altri partner privati e pubblici di assumersi a loro volta le proprie responsabilità".

Qualche mese fa Maria Cristina Marcuzzo, accademica dei Lincei e studiosa di Keynes di fama internazionale, ricordava sul sito di FIRSTonline che “sicuramente Keynes avrebbe benedetto il Quantitative easing sia della Fed che della Bce, essendo sempre stato a favore del denaro a basso costo. Al tempo stesso, però, Keynes avrebbe messo in guardia da quelle che lui stesso definì “le trappole della liquidità” perché, se le banche non utilizzano la liquidità disponibile e le imprese non la chiedono perché non hanno aspettative di crescita della domanda, il rischio è che si crei un circolo vizioso. Ma, d’altra parte, come Yellen e Draghi non si stancano di ripetere, non si può pensare che basti la politica monetaria a rilanciare l’economia e a far circolare la moneta”.

Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, "ci tiene molto all'indipendenza della BCE e questo è molto importante" osserva ancora Trichet. "Io penso che il Patto di Stabilità e di Crescita debba essere rispettato da tutti i Paesi, senza eccezioni, ivi comprese Italia e Francia". "Ma dico anche che non bisogna avere la memoria corta: noi abbiamo tutti pagato un prezzo elevatissimo, in termini di crescita e occupazione, per il mancato rispetto del patto da parte di alcuni Paesi che hanno dato il cattivo esempio a tutti gli altri. Ero all' inizio del mio mandato, nel 2003-2004, quando Francia e Germania, sotto la presidenza italiana, hanno deciso di non applicare a se stessi le disposizioni del Patto di Stabilità", conclude. 

Paolo Brambilla

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