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Economia
Arpe mette in vendita Profilo . Ecco chi è interessato alla banca

Banca Profilo vola in borsa, col titolo che finisce anche sospeso con un rialzo teorico del 20% a 18,78 centesimi di euro per azione dopo il via libera al nuovo piano industriale per il triennio 2020-2023, l’accordo con Tinaba (società fintech che ha sviluppato una app di robo advisor già utilizzata da Banca Profilo) che consentirà alla banca di poter salire dall’attuale 5% al 15%, con un’ulteriore opzione per altri 5 punti percentuali, e la comunicazione ufficiale da parte del fondo Sator Private Equity Fund di Matteo Arpe dell’avvio di “un processo finalizzato alla valorizzazione della partecipazione di controllo”, pari al 53,538%.

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In Banca Profilo, che a Piazza Affari vale poco più di 108 milioni di euro di capitalizzazione, Arpe era entrato nel 2009 quando l’istituto fondato nel 1988 e quotato in borsa dal 1999 si trovava in forte difficoltà a causa delle perdite accumulate nella finanza strutturata e dell’esposizione al crack Lehman Brothers (il bilancio 2008 si era chiuso in rosso di 79 milioni, complici 27 milioni di svalutazioni). Arpe sottoscrisse un aumento di capitale a 20 centesimi per azione per complessivi 80 milioni su 110, gli altri 30 milioni essendo riservati ai soci tra i quali in particolare gli industriali bresciani Pietro e Sandro Torchiani, Arnando Grimaldi, Marco Manara e Sandro Capotosti (presidente di Banca Profilo).

Capotosti (prima dell’ingresso di Arpe socio al 23,7%, negli anni successivi sceso sotto il 2% di partecipazione diretta, ovvero sotto il 6,5% di partecipazione complessiva) solo due anni dopo insieme all’amministratore delegato del gruppo Camuzzi, Ruggeromassimo Jannuzzelli, rilevò dal fallimento per la modica cifra di 1,96 milioni di euro lo storico marchio Moto Morini, per poi riorganizzarlo, rilanciarlo e rivenderlo nel 2018 al gruppo cinese Zhongeng Vehicle (per una cifra mai precisata, ma che si disse fosse di circa 10 milioni).

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La nota di Banca Profilo precisa che il fondo Sator (che nel 2016 aveva lanciato la “banca non banca” Tinaba con 30 milioni, solo per vederne svanire oltre 20 nei tre anni successivi, essendosi i bilanci chiusi tutti in rosso, obbligando Sator a ricapitalizzarla), anche in vista  “dell’imminente termine di durata del fondo”, ha già avviato “preliminari interlocuzione” per verificare “l’interesse di alcuni dei propri quotisti all’investimento diretto nel capitale di Banca Profilo”. Di chi si tratta? 

Nel fondo gestito dall’ex direttore centrale finanza straordinaria di Mediobanca (poi salito ai vertici di Banca di Roma/Capitalia da cui uscì nel 2007 dopo l’acquisizione da parte di Unicredit, proprio per fondare Sator) sono da tempo presenti alcuni “bei nomi” della finanza italiana, come i Brachetti Peretti, gli Angelini, la Fondazione Mps, la  Fondazione Roma di Emmanuele Emanuele e Luigi Berlusconi, ultimogenito del “Cavaliere” al quale Arpe aveva fatto da tutor in Capitalia. Non è dato sapere se interessati a risalire nel capitale di Banca Profilo vi siano anche gli ex soci di riferimento (in particolare le famiglie Torchiani e Capotosti), ma la cosa non è da escludere, così come quale sarà il destino delle altre partecipazioni che Sator ha ancora in portafoglio. 

Di certo chi vorrà puntare su Banca Profilo lo farà attratto dagli obiettivi fissati dal nuovo piano industriale: masse complessive per 10,1 miliardi al 2023 (di cui 6,7 miliardi in Italia), ricavi per 85 milioni, un cost/income (tradizionale “tallone d’Achille” degli istituti di private banking come Profilo) del 76%, ma che nello scenario migliore potrebbe calare al 73%, un utile netto superiore ai 13 milioni e nei tre anni un Cet1 superiore al 18%.

Il tutto con un dividend payout che dovrebbe mantenersi attorno al 75%. Ma anche, secondo alcuni rumors che circolano sul mercato, per via della possibilità che Banca Profilo divenga una preda appetibile (con eventuale lancio di un’Opa obbligatoria) o proceda a nuove operazioni di fusione e acquisizioni, a partire da Tinaba, in un momento in cui il tema del consolidamento del settore fintech è particolarmente caldo.

Che il private di Banca Profilo possa finire oggetto degli interessi della Mediobanca di Alberto Nagel a caccia di ricavi commisionali? A Piazza Affari è un'ipotesi che non si esclude. 

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