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Economia
Banche, Fabi: “Sofferenza riguarda prestiti superiori a 500mila euro”

Quanto, invece, alle sofferenze relative a prestiti superiori a 1 mln di euro, valevano 37,2 mld nel 2020 e corrispondevano al 54,02% del totale (16.392 clienti, pari al 2,42% del totale); dopo un anno, l'ammontare si è ridotto di 13,4 mld ed è sceso a 23,8 mld (il 49,96% del totale). Di pari passo, tra marzo 2020 e marzo 2021, sono lievemente salite le percentuali di sofferenze relative a prestiti di importo più contenuto: probabilmente si tratta di un indicatore significativo delle maggiori difficoltà registrate per le fasce di clientela più piccola, proprio nell'anno della pandemia, nel restituire i finanziamenti e a saldare le rate in banca. I dati, pur trattandosi di piccoli scostamenti, rivelano che i piccoli prestiti personali, quelli fino a 30.000 euro, valgono il 5,12% del totale delle sofferenze contro il 4,62% di un anno fa; i finanziamenti fino a 75.000 euro sono saliti dal 5,29% al 6,03%, mentre per quelli fino a 125.00 euro l'incidenza sul totale è passata dal 5,65% al 6,53%.

Passando ancora a fasce di prestito superiore, si registra un incremento percentuale sia per gli impieghi fino a 250.000 euro (dal 10,95% al 12,40%) sia per quelli fino a 500.000 euro (dal 9,51% al 9,98%). Per i finanziamenti fino a 1 mln di euro e fino a 2,5 mln di euro, invece, l'incidenza è rimasta stabile (rispettivamente dal 9,95% al 9,97% e dal 15,69% al 15,06%), mentre quelli fino a 5 mln di euro pesano, in termini percentuali, un po' meno sullo stock di sofferenze (dall'11,75% al 10,78%). Il calo dell'incidenza emerge se si prendono in considerazione anche i crediti fino a 25 mln di euro, con la percentuale scesa dal 18,70% al 17,99%, e quelli oltre 25 mln di euro, passati dal 7,88% al 6,12%).

Quanto al numero dei clienti sotto la lente a marzo 2021, dall'analisi emerge che ad appena 126 soggetti si riferiscono ben 2,9 mld di crediti deteriorati relativi a prestiti oltre 25 mln di euro: allo 0,02% della clientela fa capo il 6,12% delle sofferenze. Fra le tante profezie generate dalla crisi economica post-pandemia, quella sull'inevitabile crescita dei non performing loan è sicuramente una delle più controverse ma quello che è certo è che la clientela bancaria destinata a subire i maggiori effetti negativi non sarà più solo quella di grossa taglia bensì quella che appartiene ai settori e ai territori più vulnerabili del paese. Decine di migliaia di piccole/medie imprese e ditte familiari saranno a rischio nei prossimi anni e quando le misure d'emergenza nazionali ed europee cesseranno i loro effetti, le banche dovranno farsi trovare pronte a gestire le probabili nuove ondate di non performing loan e supportare - laddove possibile - il tessuto economico e sociale.

Con quasi 300 miliardi di euro di prestiti sottoposti a moratoria, l'Italia vanta insieme al Portogallo il primato europeo degli stop ai pagamenti. La fotografia europea delle misure di sostegno rivela che la stragrande maggioranza delle moratorie sui prestiti nei principali Paesi dell'Ue è scaduta. I prestiti in moratoria costituivano - a livello europeo - il 2,1% dei prestiti a famiglie e società non finanziarie a fine 2020, meno della metà rispetto a tre mesi prima e ben al di sotto del picco del 9% raggiunto durante l'anno.

L'Italia si distingue dagli altri con il 7,7% a dicembre 2020 e il 10,3% a giugno dello stesso anno. Anche sul fronte delle scadenze, il nostro paese vanta uno scarso 34% delle moratorie concesse scaduto a fine 2020, contro l'80% in Francia e Germania e il 65% a livello europeo. Vista la quota relativamente ancora alta di prestiti ancora soggetti a moratoria e le consistenti misure di supporto alla liquidità ancora in essere, rileva FABI, "è ragionevole immaginare che la qualità dei prestiti del settore bancario è destinata a ridursi già nel 2022, ma tra le inarrestabili operazioni di cessione di portafogli, ancora sostenute dagli incentivi fiscali, e una crescente attenzione alla qualità del nuovo credito, non saranno più i volumi a preoccupare come prima". La vera sfida, sottolinea FABI, "sarà garantire una tutela equa per tutti i consumatori, la cui prima linea di difesa dal rischio di insolvenza dovranno essere le banche stesse: anticipare, gestire e non far fallire". 

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