Economia
Le grandi banche si sfidano sulle stablecoin: da Unicredit a Intesa, la corsa per la moneta digitale europea
La nuova frontiera della finanza è già qui, e le banche non vogliono più restare a guardare...

Carlo Messina e Andrea Orcel
Moneta digitale europea, la sfida delle grandi banche
La nuova frontiera della finanza è già qui, e le banche non vogliono più restare a guardare. Dopo anni di sperimentazioni nel mondo delle criptovalute e delle monete digitali, sono proprio i grandi gruppi bancari a scendere in campo con progetti ambiziosi. Obiettivo: conquistare la leadership nella creazione di una stablecoin europea, una moneta digitale ancorata all’euro e regolata secondo le norme comunitarie del regolamento MiCAR. E così, mentre i governi faticano a mettere d’accordo le proprie banche centrali sul futuro dell’euro digitale, sono le banche commerciali a muoversi.
Da una parte c’è UniCredit, in tandem con Banca Sella, affiancate da altri sette colossi del credito continentale — tra cui ING, KBC, CaixaBank, SEB e Danske Bank — che hanno dato vita a un consorzio europeo con sede ad Amsterdam. Lo scopo è quello di lanciare, entro la seconda metà del 2026, una stablecoin denominata in euro, destinata a diventare il nuovo standard per i pagamenti digitali e i trasferimenti transfrontalieri tra imprese e consumatori. Il progetto nasce con ambizioni enormi: offrire un’alternativa europea alle monete digitali ancorate al dollaro, dominanti sul mercato, e creare un’infrastruttura “programmabile” che consenta transazioni istantanee e a costi ridotti. È una sfida tecnologica e geopolitica insieme: costruire un sistema bancario digitale che non dipenda da operatori statunitensi o asiatici, ma resti sotto il controllo del sistema europeo.
Dall’altra parte, però, c’è l’Italia che si muove per conto proprio. Bancomat S.p.A., la società che gestisce il circuito di pagamento nazionale e che vede tra i suoi azionisti Intesa Sanpaolo, ha annunciato il progetto “Eur-Bank”, una stablecoin italiana ancorata all’euro e sostenuta da riserve bancarie reali. Presentato al Salone dei Pagamenti di Milano, il progetto — che punta al 2026 come data di lancio — vuole trasformare Bancomat da semplice rete di carte e sportelli in piattaforma di sistema per la moneta digitale.
L’obiettivo è chiaro: creare una moneta elettronica di nuova generazione, sicura, tracciabile e regolamentata, che possa essere usata per pagamenti, transazioni commerciali e, in prospettiva, anche per la digitalizzazione dei titoli di Stato italiani. Due visioni, due modelli, una stessa corsa. Da un lato l’asse europeista di UniCredit e Sella, che guarda all’integrazione finanziaria dell’UE; dall’altro il progetto nazionale guidato da Bancomat e sostenuto da Intesa, che mira a costruire un’infrastruttura digitale autonoma, tutta italiana, ma pronta a dialogare con il mercato europeo. Sul piano politico e strategico, si tratta di una sfida per la sovranità monetaria in chiave digitale: chi controllerà le infrastrutture delle stablecoin controllerà una parte cruciale del futuro dei pagamenti.
Non è un caso che entrambe le iniziative abbiano scelto di muoversi nel solco della nuova regolamentazione MiCAR, che consente alle banche di emettere stablecoin pienamente regolamentate, basate su riserve garantite e soggette a vigilanza. È il tentativo, in altre parole, di trasformare quella che per anni è stata considerata una minaccia — le criptovalute — in un’opportunità per rafforzare la credibilità del sistema bancario e la sua capacità di innovare.
La competizione, però, è appena cominciata. I progetti sono ancora in fase di studio, le licenze non sono state rilasciate e i regolatori europei osservano con prudenza. Ma una cosa è certa: il terreno delle stablecoin, finora dominato da operatori americani come Circle (USDC) e Tether (USDT), non sarà più un monopolio extra-UE. L’Europa, e in particolare l’Italia, vogliono dire la loro. E così, per la prima volta dopo anni di disintermediazione tecnologica, le banche tornano protagoniste. Si sfidano sul terreno dell’innovazione, della fiducia e del controllo dei dati. Ma dietro la facciata digitale si gioca una partita antica quanto la moneta stessa: chi gestisce il denaro, gestisce il potere.
