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Economia

 

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La Bce "è stata molto attiva nel rispondere alla crisi. Abbiamo difeso con forza la stabilità della nostra unione monetaria e, di conseguenza, della nostra moneta" e "siamo pronti ad agire di nuovo se necessario". Però i bazooka di liquidità di Francoforte poco potranno per la crescita economica, per la quale serve il lavoro riformatore dei governi. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in un'audizione alla Commissione finanze del Parlamento francese e a un giorno di distanza dal suo discorso alla platea della Cdu, il partito tedesco di Angela Merkel riunito in convegno, parla così dell'operato dell'Eurotower al centro dell'attenzione della Corte costituzionale di Germania.

Tuttavia, ha continuato, "è importante capire che ci sono limiti a quanto si può realizzare con la politica monetaria. Non si tratta dei limiti del nostro mandato. Si tratta, fondamentalmente, di quanto le diverse istituzioni sono in grado di fare". La Banca centrale, ha continuato Draghi, "può contribuire a garantire il 'funding' e a risolvere rischi macroeconomici ma non può fornire capitale, né può agire sulla valutazione della singola banca sul merito di credito dei suoi clienti".

Allo stesso modo, con la politica monetaria "non si può creare vera crescita economica". Se la crescita "è stagnante è perchè l'economia non produce abbastanza o perchè le aziende hanno perso competitività" e questo "va al di là di quanto la banca centrale può riparare". L'Eurozona, però, "ha bisogno di crescita sostenibile". Quanto ai conti pubblici dei Paesi dell'Eurozona, il governatore ricorda che "si deve fare in modo che il risanamento dei conti pubblici, necessario per contenere il debito, sia quanto più possibile 'amico' della crescita". Draghi ha cioè ricordato che, per esempio, sarebbe opportuno "appoggiarsi meno ad aumenti di tasse, il che aiuterebbe ad aumentare il reddito disponibile dei cittadini". Nella situazione complessiva dell'Eurozona, si conferma la diagnosi della Bce che "registra già dei progressi nel processo di riequilibrio". Draghi ha elencato i punti di divergenza che sono in fase di riallineamento: "I costi del lavoro per unità prodotta stanno diminuendo in quei Paesi dove avevano registrato una crescita eccessiva - ha spiegato - i deficit di parte corrente si stanno riducendo laddove in passato erano state registrati forti squilibri e l'export sta tornando generalmente positivo nei Paesi sotto stress".

Detto questo, restano le note negative: in molti Stati membri "il gap tra salari e produttività non è ancora in linea con la competitività. Questo gap deve essere chiuso per aumentare l'occupazione e per farlo bisogna usare tutte le leve a disposizione" fra cui anche "quei sistemi a doppio standard che proteggono chi sta dentro e danneggiano chi sta fuori". Un richiamo è andato al sistema del lavoro: "I danni maggiori dalla mancata riforma dei mercati del lavoro vengono spesso sopportati dai giovani" ed è per questo che "accolgo - ha sottolineato draghi - con grande favore l'iniziativa intrapresa dai ministri del Lavoro francese e tedesco per risolvere questo problema". La solidarietà tra Paesi "è importante ma non avrebbe significato senza solidarietà all'interno dei singoli Paesi".

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