Borse europee, fenomeno flash crashI listini del nord crollano - Affaritaliani.it

Economia

Borse europee, fenomeno flash crash
I listini del nord crollano

Un crollo improvviso e immotivato dei mercati europei, in particolare di quelli dei Paesi del nord. Gli analisti lo chiamano “flash crash”, cioè un repentino calo delle valutazioni dei mercati. Intorno alle 10 di questa mattina, infatti, le borse di Svezia, Danimarca e Norvegia sono letteralmente implose, con una picchiata anche dell’8%. Un tracollo che ha trascinato con sé anche le piazze europee, con Milano – già in giornata negativa – che ha perso per una decina di minuti oltre il 3%.“Stiamo esaminando questo episodio come una questione di routine, non ci sono state notizie sul mercato che possano spiegare un movimento così ampio”, ha detto la portavoce di Euronext Oslo Cathrine Segerlund.

In effetti, al momento nessuno è in grado di capire quale sia la motivazione che ha portato a questo calo, anche se si è assistito a un curioso rimpallo tra Oslo e Stoccolma.Si fanno le ipotesi più disparate sulle cause: c’è chi sospetta che si tratti di un “panic selling” a seguito della fugaa di notizie totalmente immotivate. Altri invece pensano che possa esserci lo zampino dei russi che, dopo l’annuncio di Helsinki di voler accelerare le procedure per l’ingresso nella Nato, stiano cercando di scatenare il panico anche sui mercati.

Non si tratta della prima volta che si verifica un fenomeno di questo tipo. Il 6 maggio del 2010, alla borsa di New York, si verificò un vero tracollo alle 14:42 a causa del diffondersi di voci indiscriminate sulla crisi della Grecia, quella che avrebbe portato, di lì a un anno, alla crisi del debito sovrano dell’Europa. Gli indici Dow Jones, S&P500 e Nasdaq hanno iniziato a perdere quota rapidamente, arrivando ad accusare un crollo di oltre il 9% prima di ripiegare e concludere a -3%.

Per evitare il ripetersi di questa eventualità, la Sec (Securities and Exchange Commission) ha introdotto nuove regole che contenevano anche una sorta di “bottone d’emergenza”: nel caso si fossero verificati sbalzi intorno al 10%, nell’arco di dieci minuti, automaticamente si sarebbe arrivati allo stop delle contrattazioni. Che cos’era successo? C’è voluto qualche mese per capirlo, ma alla fine pare che alla base di tutto ci sia stata una transazione di grandi dimensioni, creata da un software di negoziazione ad alta frequenza, che ha causato una significativa variazione nel prezzo delle azioni. Da lì il crollo.

Vedremo se anche nel caso di oggi ci sia dietro la responsabilità di qualche software ad alta frequenza o se, invece, si sia trattato di un vero e proprio sabotaggio.