Brexit, al via il Consiglio europeo. Chi fa le valigie se vince il sì - Affaritaliani.it

Economia

Brexit, al via il Consiglio europeo. Chi fa le valigie se vince il sì

Non è questione di lana caprina: se vincerà il sì al referendum con cui quest'estate i cittadini di Sua Maestà saranno chiamati ad esprimersi sulla permanenza in Europa, attori importanti dell'industria finanziaria che rappresenta il 12% del Pil britannico potrebbero fare le valigie e lasciare Londra. E' questo il più grande pericolo che oltre Manica temono, visto che dopo Wall Street, la City è il principale centro finanziario occidentale al di qua dell'Atlantico.

Lo dimostra il sospiro di sollievo con cui a Dowing Street e non solo hanno accolto la decisione del colossso bancario Hsbc di restare sulle sponde del Tamigi anche in caso di vittoria di Brexit. Se il gruppo con forte baricentro del business in Asia potrebbe correre ai ripari al massimo tagliando circa 1.000 bankers, altri invece potrebbero spostare la sede. A Londra, come ha ricostruito il CorSera, ci sono attive 250 banche di livello mondiale, che danno lavoro a circa 1 milione e 400 mila persone. Più ci sono le assicurazioni, i fondi di investimento e tutto ciò che ruota attorno.

Ma chi fra i big dell'industria finanziaria sta valutando le diverse opzioni in caso di Brexit? In cima alla lista c'è la tedesca Deutsche Bank recentemente salita alla ribalta delle cronache finanziarie per la grande perdita maturata a fine 2015 e i crolli in Borsa a seguito dei dubbi del mercato sulla solidità patrimoniale del primo istituto di credito teutonico. In un momento in cui le banche mondiali sono finite nel mirino degli investitori per il rallentamento dell'economia del glodo innescato dai Paesi emergenti. Ma ci sono anche i gruppi a stelle e strisce Citigroup e Morgan Stanley che hanno invece indicato in Dublino, già sede di diverse multinazionali statunitensi attirate del favorevole regime di corporate tax, una valida alternativa alla City.

Intanto, a Bruxelles si apre un vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue in momento che lo stesso presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, nella lettera di convocazione ha definito "cruciale per l'unità della nostra Unione e per il futuro delle relazioni del Regno Unito in seno all'Europa". Il vertice, a cui per l'Italia parteciperà il premier Matteo Renzi, discuterà oltre che di Brexit anche della crisi dei rifugiati e delle questioni di politica estera collegate, in particolare la situazione in Siria e i rapporti con la Turchia.
  
Il vertice comincia nel pomeriggio con la discussione sull'accordo con la Gran Bretagna, mentre la crisi migratoria sarà affrontata durante la cena, che sarà seguita da una serie di incontri bilaterali e poi da una riconvocazione della plenaria del Consiglio in notturna. La situazione in Siria sarà discussa venerdì mattina. "Dopo le mie consultazioni delle ultime ore (con i capi di Stato e di governo europei, ndr) devo affermarlo francamente: non c'è ancora una garanzia che raggiungeremo un accordo" nel negoziato in corso con Londra sullo statuto particolare del Regno Unito nell'Ue, scrive Tusk nella lettera ai leader.