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Economia
Cina, giallo dietro il default di Zhongzhi. Attività illegali, indaga polizia
La Cina mette sotto indagine il colosso Zhongzhi

Banche cinesi, un effetto domino dopo Evergrande

L’effetto “crack a catena” scatenato dal caso Evergrande sembra non avere fine e, anzi, si aggiungono altre sorprese. In qualche caso circondate, anche, da presunte attività illegali. La più recente sembra essere il giallo che potrebbe stare dietro il pesantissimo crollo del gigante bancario Zhongzhi Enterprise Group, dichiaratosi "gravemente insolvente", con un deficit di circa 33 miliardi di euro.

Fa sorridere immaginare un “giallo” in Cina ma qualcosa di illegale sembra esserci dietro il gigantesco default. Infatti  la polizia di Pechino, in un documento ufficiale,  ha detto che “l’azienda è sospettata di aver commesso diversi crimini e per questo sono state applicate misure immediate (detenzione) verso i presunti soggetti coinvolti". Solo un paio il giorni fa il Gruppo, scusandosi con gli investitori, aveva ammesso di avere passività per 60 miliardi di euro.

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Banche cinesi, la polizia indaga su presunte attività illegali di Zhongzhi

Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del distretto di Chaoyang in Pechino ha comunicato che “la polizia sta indagando su parecchi sospettati per presunte attività illegali che coinvolgono società di gestione patrimoniale affiliate al Zhongzhi Enterprise Group".

La polizia ha confermato che "sono state adottate misure coercitive penali contro numerosi sospettati, tra cui un individuo chiamato Xie (cognome del defunto fondatore Xie Zhikun). Molti suoi parenti sono però in posizioni apicali nel Gruppo. Al momento non è dato sapere quali siano le misure coercitive adottate dalla polizia ma la “fumosità” delle dichiarazioni ricorda molto il tono utilizzato nel caso di Xu Jiayin, il miliardario presidente della società di costruzioni Evergrande, messo immediatamente ai domiciliari per sospetta violazione della legge.

Banche cinesi, il mercato immobiliare rappresenta il 25% dell'economia del gigante 

E Zhongzhi ha forti legami con l'indebitata Evergrande, secondo quanto scrivono i media economici del paese, infatti controlla il 45% delle azioni della sua filiale di gestione patrimoniale, Evergrande Wealth. Evergrande, è andata in default due anni fa. Malagestione, mercato immobiliare gonfiato e soprattutto le restrizioni del Governo nel finanziamento a Gruppi fortemente indebitati sono state le cause principali.

Poi il Governo ha cercato di salvare il gigante, il cui totale default avrebbe scatenato disastri inimmaginabili per il mercato immobiliare cinese. Mercato che rappresenta circa il 25% del economia del paese. Il numero uno del colosso nella gestione patrimoniale (nei tempi d’oro una gestione di patrimoni di quasi 130 miliardi di euro) è il nipote del fondatore, Liu Yang, già presidente della filiale di investimento Zhongrong International Trust.

Questa filiale, la prima a scricchiolare, è una delle più grandi società fiduciarie in Cina, e gestisce capitali di famiglie facoltose (con interessi fino all’8%, il doppio della media). Ma il mercato azionario cinese è crollato e il mercato immobiliare continua a vacillare. Alcuni analisti avvertono che la crisi di liquidità che colpisce il mercato finanziario cinese, del valore di 2.700 miliardi di euro, potrebbe creare rischi finanziari particolarmente delicati in quanto l’economia non è in fase espansiva. La storia nell'immobiliare della Cina, iniziata due anni fa, non è finita, anzi sembra essere appena iniziata.

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