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Confindustria, Confcommercio e Confesercenti contro il fondo "Salvacalcio"

Scommesse: Confindustria, Confcommercio e Confesercenti contro il Fondo "Salvacalcio"

La proposta di destinare lo 0,75% della raccolta delle scommesse sportive al "Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale" è "immotivata, assurda e pericolosa e per di più avanzata", in un momento in cui la pandemia di Covid-19 ha messo in ginocchio l'economia del Paese. È quanto si legge in una nota congiunta di Confindustria-Sit, Fipe-Confcommercio e Confesercenti sul settore scommesse, in risposta alla misura al vaglio del Ministero dell’Economia, che prevede un contributo (compreso tra l’1% e lo 0,75%) sulla raccolta delle scommesse sportive per salvare il settore calcistico dalle conseguenze della crisi.

Se venisse effettivamente applicata, il settore delle scommesse "sarebbe oggi l’unico in Italia a subire un aumento fiscale: la causa dello sport è sicuramente meritevole di supporto, ma con altri mezzi e non a spese di lavoratori e famiglie che già oggi vivono il dramma della cassa integrazione e che, invece di ricevere supporto, perderanno il lavoro", aggiunge la nota.

Il provvedimento avrebbe infatti un "impatto devastante" sull’intero comparto delle scommesse, già duramente colpito dalle ripercussioni derivanti dall’emergenza sanitaria, senza ancora una data e una prospettiva per la riapertura e con decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, inclusi quelli dei 10.000 piccoli imprenditori che gestiscono i punti vendita. "L’ipotizzato contributo dello 0,75% sulla raccolta dalle scommesse, applicato solo su aziende che operano Italia, determinerebbe un incremento stimabile nel 30% circa dell’attuale tassazione, costringendo gli operatori a scelte drastiche, con immediate ripercussioni negative sull’occupazione". 

La filiera delle scommesse in Italia, "se la proposta di norma non verrà ritirata", si troverà dunque "costretta a valutare la possibilità di non fare più ricorso alle concessioni italiane per la raccolta delle scommesse per ricercare altre opportunità all’estero, con la conseguenza che verrà azzerato il gettito erariale delle scommesse, verranno abbandonati i consumatori in mano all’illegalità e decine di migliaia di persone perderanno il lavoro". 

Nannicini (Pd): “Obiettivo condivisibile ma risorse incerte e rete legale a rischio”

"È giusto trovare fonti di finanziamento che aiutino lo sport, che è un’industria importante per il nostro paese. Condivido quindi l’obiettivo del Governo di sostenere questo mondo, fatto non solo di grandi società, ma di tante realtà più piccole che si troveranno a fare investimenti nuovi, legati alle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Dobbiamo tuttavia evitare che questa operazione di sostegno ponga costi insostenibili ad un’altra industria, anch’essa chiusa in questa fase di lockdown". È il commento di Tommaso Nannicini, economista e senatore Pd, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Renzi, alla misura al vaglio del Ministero dell’Economia.

L'aliquota che si aggiungerebbe alle imposte già previste a carico degli operatori. "Dobbiamo inoltre essere sicuri che le risorse a beneficio dello sport ci siano davvero – spiega Nannicini ad Agipronews – perché se la tassazione a carico delle scommesse diventa insostenibile, si ottiene una contrazione dell’attività regolare di raccolta, a beneficio di quella sommersa. In questo modo, si farebbe un favore all’illegalità e non si otterrebbe per lo sport il sostegno sperato. Starei attento quindi a non pretendere troppo da un settore a cui abbiamo chiesto di stare chiuso per un periodo così lungo".

Nannicini indica un percorso alternativo: "Mi sembrerebbe più utile aprire un tavolo con il mondo dello sport e quello delle scommesse, e in tale sede mettere a punto forme di partnership condivise. Misure di questo tipo, adottate senza un confronto con tutti gli attori coinvolti, portano alle conseguenze negative di cui parlavo prima: impulso all’illegalità e fallimento dell’obiettivo".

Intanto, lo sport può aiutarsi da solo, accelerando nei limiti del possibile la ripartenza: "Non azzardo date e calendari, spero solo che si faccia in fretta un protocollo per ripartire in sicurezza. Fermo restando che in questa fase è impensabile prevedere assembramenti di persone, credo ci siano tutte le possibilità per raggiungere buoni standard di sicurezza, così da far ripartire l’industria sportiva e il suo indotto, come ad esempio gli eventi televisivi e lo stesso movimento delle scommesse regolari". 

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