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Economia
Consob, Savona boccia i Bitcoin: "Convivenza crea solo disastri"

Il lancio di obbligazioni irredimibili simili ai 'titoli di guerra', lo Stato che fornisce la propria garanzia per un azionariato popolare, il disegno di una nuova 'architettura istituzionale' per i mercati e il risparmio. Questi i passi salienti del Discorso annuale al mercato del presidente della Consob, Paolo Savona, diffuso oggi. L'incontro che si svolgeva tradizionalmente nella sede della Borsa a Palazzo Mezzanotte a Milano, alla presenza di imprenditori, banchieri, manager e anche rappresentanti delle istituzioni, questa volta causa epidemia Covid si e' tenuto a porte chiuse nella sede della Commissione a Roma. C'e' stata pero' per la prima volta la trasmissione in diretta della cerimonia sulla Rai. Ecco punto per punto gli argomenti toccati da Savona:

LA CRIPTOVALUTA PUBBLICA - Nell'analisi di Savona c'e' spazio anche per un richiamo al possibile varo di una criptovaluta da parte degli Stati. "Se si disponesse la nascita di una criptomoneta pubblica - afferma - il sistema dei pagamenti si muoverebbe in modo indipendente dalla gestione del risparmio, che affluirebbe interamente sul mercato libero, cessando la simbiosi tra moneta e prodotti finanziari". La maggior parte dei Governi pero' "sembrerebbe non voler procedere verso la creazione di una propria criptomoneta, ne' intendono farlo congiuntamente; alcuni tra essi, tuttavia, come la Cina e la Russia, forti di loro autonomi protocolli, intendono pero' realizzarla nell'intento sia di avvantaggiarsene a scopi di riequilibrio geopolitico economico, sia di proteggersi dagli effetti sgraditi, quali la perdita di controllo delle informazioni nazionali, e da quelli graditi, come l'impossessamento di quelle dei paesi concorrenti. Percio', le relazioni internazionali, invece di convergere verso una soluzione comune, tendono a complicarsi ulteriormente". In questo caso, riguardo al regime esistente "una sua regolazione presenterebbe maggiori complicazioni perche' conviverebbero i vecchi e i nuovi strumenti monetari e finanziari, insieme ai vecchi e nuovi metodi di loro gestione".

- ARCHITETTURA ISTITUZIONALE - "La situazione e' tale da richiedere di definire in tempi stretti una nuova architettura istituzionale per il buon funzionamento dei mercati monetari e finanziari e l'esercizio dei controlli pubblici indispensabili nel nuovo contesto operativo globale". "Sarebbe utile, anzi doveroso - e' la proposta di Savona - costituire una Consulta pubblica, composta da studiosi e operatori dotati di conoscenze teoriche e professionali elevate, a cui affidare il compito di definire entro l'anno un documento operativo per dare vita a una nuova architettura istituzionale meglio capace di proteggere il risparmio e incanalarlo verso l'attivita' produttiva, cominciando dalle esportazioni". 

- I BOND DI GUERRA - Per superare l'emergenza causata nei conti pubblici dall'epidemia di coronavirus l'Italia dovrebbe emettere obbligazioni pubbliche irredimibili, ovvero senza scadenza, "uno strumento tipico delle fasi belliche, alle quali la vicenda sanitaria e' stata sovente paragonata". I bond "potrebbero riconoscere un tasso di interesse, esonerato fiscalmente, pari al massimo dell'inflazione del 2% che la Bce si e' impegnata a non superare nel medio termine. La sottoscrizione sarebbe ovviamente volontaria e l'offerta quantitativamente aperta. Se i cittadini italiani non sottoscrivessero questi titoli, concorrerebbero a determinare decisioni che creerebbero le condizioni per una maggiore imposizione fiscale".

- L'AZIONARIATO POPOLARE GARANTITO DALLO STATO - "L'esperimento - propone Savona. potrebbe partire dalle 22.058 medie imprese, dando iniziale preferenza alle 10.838 gia' esportatrici. Lo Stato potrebbe agevolare la formazione di loro capitale proprio da parte di investitori, anche non istituzionali, per favorire l'azionariato popolare come richiesto dalla Costituzione, garantendo un ammontare medio unitario di 1 milione di euro; una volta raggiunto l'obiettivo, l'onere oscillerebbe da un minimo di 11 miliardi di euro a un massimo di 22, che si immetterebbero immediatamente nel circuito produttivo, con effetti positivi sulla leva finanziaria. La soluzione di far beneficiare il capitale di rischio della garanzia statale eviterebbe un ritorno non meditato dello Stato nelle imprese e consentirebbe ai piccoli risparmiatori di godere di garanzie capaci di azzerare il rischio delle proprie scelte per un periodo predeterminato.

Lo Stato spenderebbe certamente meno di quanto non faccia erogando sussidi a fondo perduto, compresi quelli destinati a imprese che non hanno possibilita' di sopravvivenza. Puntare sul capitale di rischio, spiega, e' meglio perche' "se gli interventi decisi per fronteggiare la crisi produttiva si concentreranno in prevalenza sulla concessione di garanzie e di incentivi all'indebitamento delle imprese, si avra' un peggioramento della loro leva finanziaria, che rendera' ancora piu' difficile e piu' lenta la ripresa dell'attivita' produttiva". Inoltre, l'Italia, con la posizione finanziaria con l'estero che si conferma in sostanziale pareggio, "non rappresenta un problema finanziario per il resto dell'Europa e del mondo, ma una risorsa di risparmio a cui l'estero attinge in diverse forme per la sua crescita".

 

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