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Economia
Convegno AIFI: 2018 anno record per il private equity

3.415 milioni di euro raccolti sul mercato private equity e venture capital, di cui 2.738 da soggetti privati, quasi tre volte il dato 2017. L’ammontare investito è pari a 9.788 milioni di euro, il valore più alto mai registrato sul mercato italiano. Anche le operazioni sono in crescita con 359 (+15%) rispetto alle 311 dell’anno precedente. Primo per numero di operazioni il segmento Early stage con un +29%. In termini di ammontare si posiziona bene il Buyout, a seguire le infrastrutture con il 31%.

Sono stati presentati oggi, in occasione del convegno annuale AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) i risultati dell’analisi condotta da AIFI, in collaborazione con PwC-Deals sul mercato italiano del capitale di rischio.

Ad aprire la mattinata Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI, il quale ha ricordato i successi, ma anche i ritardi, di questo segmento di mercato: “Il private capital è una componente importante del finanziamento alle imprese, ma non può essere la sola”. A coloro che vedono il private capital come soluzione miracolosa a tutti i mali dell’economia italiana, Cipolletta ricorda che si tratta di “una frazione minuscola della quota di credito, dove il credito bancario resta dominante”.

Dai dati raccolti, il private capital in Italia è dunque ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi, soprattutto anglosassoni. “Per fortuna il 2018 conferma una crescita del segmento, sia nel fundraising sia negli investimenti”, ha sottolineato lo stesso Cipolletta ad Affaritaliani.it. “La raccolta realizzata nel 2018 ha visto il closing di oltre 25 operatori con casse e fondi pensione come fonte primaria; questo è un segnale che aspettavamo da tempo e che può essere un primo passo verso un allineamento europeo. Il sistema previdenziale è in tutti i Paesi il principale investitore nei fondi di private capital perché danno rendimenti maggiori per chi può investire in tempi relativamente più lunghi. Così facendo il sistema previdenziale investe anche in se stesso poiché promuove l’attività economica del Paese e il lavoro, che è la sola fonte di finanziamento della previdenza”. “C’è una forte spinta sul venture capital voluta dal Governo”, ha concluso Cipolletta, “che favorirà l’afflusso di capitali nuovi alle imprese”.

VIDEO - Cipolletta, AIFI: "Private capital in crescita ma resta ancora tanto da fare"

A confermare queste parole è Anna Gervasoni, Direttore generale AIFI, alla quale è spettato il compito di illustrare le evidenze della ricerca: “Il 2018 è stato un anno particolarmente positivo per gli investimenti grazie ad alcune operazioni di dimensioni significative non solo nel segmento buyout ma anche in quello delle infrastrutture. Quest’ultimo in Italia sta ricoprendo un ruolo sempre maggiore nelle operazioni di private capital; anche al netto di large e mega deal il 2018 è un anno record in termini di ammontare. Il venture capital in particolare ha segnato una crescita importante, segnale di un paese in forte fermento innovativo”. Ad Affaritaliani.it Gervasoni ha poi commentato: “È importante notare come sia la domanda che l’offerta di capitali siano in aumento. Si tratta di un’offerta di capitale articolata, cosa che dimostra come il venture capital stia sbocciando. Speriamo in un’ulteriore spinta da parte del Governo a questo segmento”.

VIDEO - Gervasoni, AIFI: "Boom del venture capital. Record di investimenti nel 2018"

Private equity e venture capital nel 2018

Nel 2018 la raccolta sul mercato nel private equity e venture capital è stata pari a 3.415 milioni di euro, in calo rispetto ai 6.230 milioni dell’anno precedente, valore fortemente influenzato da alcuni closing di significativa importanza realizzati da alcuni soggetti istituzionali. Parallelamente è cresciuta la raccolta da parte di soggetti privati. In totale sono 34 gli operatori italiani che hanno contribuito alla raccolta sul mercato di 3 miliardi e mezzo di euro.

Se prendiamo in considerazione solo la raccolta indipendente di soggetti privati, l’ammontare è in crescita e pari a 2.738 (erano 920 milioni nel 2017). Si tratta, nella fattispecie, di un record storico per la raccolta privata con un +200%, di cui il 36% dall’estero e il 64% di provenienza domestica. Tra le fonti della raccolta al primo posto si piazzano i fondi pensione e le casse di previdenza (con il 24% del totale), a seguire i family office con una crescita delle quote da banche e assicurazioni.

Ma il 2018 è stato anno record anche per gli investimenti con 123 operatori, italiani e internazionali, per un totale di 10 miliardi di euro, quasi il doppio dell’anno precedente. L’anno è stato caratterizzato da alcuni mega deal effettuati da grandi operatori internazionali, in particolare nel settore infrastrutture. Pur escludendo questi large & mega deal, il mercato registra un’ottima crescita sull’anno precedente (+16%), passando da 3.340 milioni a 3.863 milioni di euro. In questo segmento gli operatori internazionali sono stati grandi protagonisti con 6.438 milioni di euro in 99 operazioni (sia grandi che piccole). Nonostante le turbolenze dell’economia italiana, gli investitori hanno continuato a investire anche nel secondo semestre, principalmente in buy out, poi in infrastrutture, a seguire in capitale per lo sviluppo, early stage, replacement e turnaround.

Quanto ai disinvestimenti sono 62 gli operatori per un ammontare di 2.778 milioni di euro attraverso 135 operazioni con un controvalore superiore ai 5,5 milioni di euro.

Private debt nel 2018

Per quanto riguarda il private debt la raccolta, prevalentemente domestica e da fonte bancaria, ha visto 7 operatori per 297 milioni di euro, con un aumento dei fondi pensione e delle casse di previdenza e un calo delle fonti assicurativa e family office. Gli investimenti hanno riguardato 23 operatori per 1.018 milioni di euro in 142 operazioni. Tante le occasioni di collaborazione con il private debt che ha fatto da finanziatore al private equity con operazioni di buy out. Il 78% delle operazioni ha avuto come finalità la raccolta di capitali per lo sviluppo delle imprese.

Mercato dei capitali 2018: il commento degli operatori

Tante le testimonianze dagli operatori del mercato intervenuti al convegno. Tra i relatori, Luigi Abete, Presidente FeBAF e BNL, ad Affaritaliani.it ha detto di vedere ancora il bicchiere mezzo vuoto: “Si sono molto sviluppati i supporti su alcuni segmenti di mercato – il venture capital e le società di medio-grande dimensione –, mentre ancora non riusciamo a trovare un modo per orientare il risparmio in termini di capitale, quindi di sviluppo, sulla media impresa italiana, quella che fattura da 30 a 200 milioni e che ottiene risultati nella media in termini di EBITDA”. Abete ha dunque messo in guardia: “Dobbiamo orientare di più il mercato dei capitali su questo segmento per non correre il rischio di perdere pezzi importanti del sistema produttivo italiano”.

VIDEO - Abete, FeBAF: "Orientare capitali su media azienda italiana"

Alessandro Profumo, Amministratore Delegato Leonardo, ai microfoni di Affaritaliani.it ha ribadito l’importanza del corporate venture capital come “strumento attraverso il quale cerchiamo di operare nell’innovazione, non riuscendo da soli a presidiare tutte le aree che la richiedono. Grazie ad esso diamo vita a iniziative innovative che porteranno valore aggiunto”.

VIDEO - Profumo, Leonardo: "Venture capital fondamentale per innovazione dell'impresa"

Anche il Presidente di Unicredit Fabrizio Saccomanni crede nel ruolo di spinta del capital market alla crescita del Paese. Ad Affaritaliani.it ha dichiarato: “L’evoluzione di questo mercato continua, ma perché sia efficace occorre garantire la canalizzazione dei capitali alle imprese. Unicredit si sta occupando molto di questo tema con la formula dell’investment banking collegato all’attività di credito commerciale. Ci vorrebbero però strumenti specifici e un quadro regolamentare europeo più favorevole alle piccole e medie imprese che sono il nerbo dell’economia italiana e degli altri Paesi europei”.

VIDEO - Saccomanni, Unicredit: "Investment banking per portare capitale a PMI"

Luisa Todini, Presidente Green Arrow, ha confermato il trend positivo. Ad Affaritaliani.it ha commentato: “I numeri degli ultimi due anni dimostrano una crescita di questo settore. Da segnalare anche la crescita di quelle imprese – mid e small cap – che si sono rivolte al private market”. “Green Arrow, ha continuato Todini, “ha appena concluso la raccolta di due fondi importanti: uno di private equity e uno di private debt. Questo significa che l’attenzione c’è e che il mercato continuerà a crescere con un focus sulle eccellenze italiane che esportano tra il 75 e l’80%. Non dobbiamo dimenticare che il 95% delle aziende italiane sono sotto i 10 dipendenti. Il nostro scopo è aiutare queste realtà a crescere. Quanto all’attenzione del Governo per il mondo dei finanziamenti alternativo ai mercati liquidi c’è stata, anche se in modo confuso. Speriamo che quanto pensato porti a un’attuazione e che il denaro arrivi effettivamente alle imprese”.

VIDEO - Todini, Green Arrow: "Il private market punti alle eccellenze italiane"

Stessa fiducia sull’evoluzione del mercato anche da parte di Carlo Mammola, Amministratore Delegato Fondo Italiano, che ad Affaritaliani.it ha ricordato “l’esigenza di assorbire maggiore capitale di rischio per tutte le asset class: private equity ma anche venture capital e private dept”. Mammola ha però messo in guardia: “Se c’è tale domanda di capitali è dunque necessario rafforzare l’offerta”.

VIDEO - Mammola, Fondo Italiano: "Rafforzare l'offerta di capitali"

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