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Economia
Coronavirus, Italia in rotta di collisione con l’Ue. Cerchiamo aiuto dagli Usa

Cosa succede quando affoghi e il bagnino della spiaggia non si tuffa? (forse è andato da una squillo in un quartiere a luci rosse in Olanda o a farsi una “canna” in un coffee shop di Amsterdam). O muori o si tuffa qualcun altro. 

 

L’Europa è finita. Neanche 18.000 morti e le sepolture di massa l’hanno smossa. Né le nostre né quelle spagnole. “Senza Coronabond l’Eurozona scomparirà”, ha spiegato l’economista belga Paul De Grauwe. Non un professore qualsiasi ma l’economista della London School of Economics, autore di numerosi studi che negli anni ‘90 mettevano in allarme chi ha creato l’intelaiatura europea senza meccanismi monetari in grado di assorbire gli choc negativi. Siamo in uno di questi. Ora non si tratta “semplicemente” di uscire dall’euro (svalutando tutto) o dall’Europa o far cadere l’intelaiatura di trattati iniqui ma di salvarsi.

 

La base produttiva italiana, il lavoro che non dipende dal pubblico, è bloccata dal Coronavirus e non ha ancora visto un euro. Neanche le casse integrazioni dei dipendenti arrivano. Questa base produttiva non si sa di cosa debba vivere nei prossimi mesi, tra annunci di miliardi stanziati e aiuti fantasma. E si profila una crisi economica peggiore dello stesso contagio. Ora con il Decreto Liquidità possiamo impiccarci indebitandoci con le banche, certo! Ma fino a quando può durare una situazione da suicidio del genere? Anche i dipendenti pubblici e i pensionati dovrebbero aguzzare l’ingegno e sapere che mancando la base produttiva che crea flussi di denaro pagando le tasse verranno a mancare anche i loro stipendi e pensioni.

 

Negli anni ‘90 del secolo scorso De Grauwe spiegò come un’Unione Europea così come era stata pensata non potesse reggere. Confliggeva con le regole base dell’integrazione monetaria in economia (in sostanza con l’economia stessa). Paesi con sistemi economici e fiscali così diversi non possono coesistere e poi non vi sono nessun bilancio comune europeo, nessun sistema o parte di sistema fiscale comune, nessuno meccanismo di sussidi centralizzato né meccanismi di integrazione monetaria per assorbire gli choc negativi. Ora i nodi vengono al pettine. 

 

Franklin Delano Roosvelt ci mise almeno 4 anni per uscire dalla crisi del ‘29 e aveva trovato John Maynard Keynes, un genio capace di far convivere il rigore dell’analisi con l’arte del possibile.Gli eurobond, i titoli di Stato garantiti dalla Bei (Banche europea degli investimenti) potevano essere una strada da perseguire. Se ben gestite le obbligazioni comunitarie, che non appartengono a nessun Stato membro e non prevedono la richiesta di un prestito, non fanno aumentare il debito nazionale. Ma permetterebbero di stampare moneta e avere liquidità che si può riversare direttamente nelle tasche degli italiani, in una parte consistente a fondo perduto. Stampare moneta è uno dei pochi strumenti forti che si possono usare quando i tassi di interesse sono bassissimi e c’è un quadro economico stagnante come l’attuale, più uno choc negativo. Non lo dico io ma è l’abc di della Macroeconomia e della Contabilità nazionale.

 

De Grauwe ha spiegato di recente che l'idea portata avanti con fermezza dall'Olanda e altri 'falchi' nordeuropei di mantenere la condizionalità per l'accesso alle linee di credito del Mes “è terribile”. Chi sostiene questa linea “è avaro e di mentalità chiusa”. “Come si può concedere credito all'Italia condizionandolo al tempo stesso all'attuazione di misure di austerità? E' una pazzia”. La speranza, per il professore, è che i leader Ue trovino un accordo anche se al momento “non c'è segno di solidarietà”.

 

Ora non c’è tempo. La recessione alle porte sarà senza precedenti. Secondo Unicredit il Pil della Spagna crollerà di oltre il 15% e il debito pubblico salirà al 126% del Pil, in Italia al 160%, in Francia al 120%. Ieri la Banca centrale inglese ha annunciato che finanzierà direttamente il Tesoro, che potrà così scavalcare i mercati finanziari e mettere denaro nelle tasche degli inglesi. Ma Bce e Ue non vogliono mettere in piedi neanche un fondo unico per aiutare gli italiani, spagnoli e chi è in difficoltà senza colpe. Ma questa è l’occasione per i tedeschi di uccidere parecchie imprese italiane.Se non vogliamo dare mandato a Banca d’Italia di stampare moneta occorre trovare in fretta altre soluzioni: chiamare in soccorso qualcun altro ed entrare con maggior forza nel suo emisfero di influenza. 

 

All’insorgere dell’epidemia molti erano allarmati per la presenza di truppe americane in Italia. Sarei stato allarmato se avessi visto truppe tedesche o europee in Italia. Non sono gli americani i nostri competitors e ci hanno già liberato una volta dai nazisti.Tanti opion maker italiani e affini vivono attaccati alla mammella di Bruxelles o perché ci lavorano o perché indirettamente vi vegetano ma è evidente che i dettami europei non fanno per noi. Lo è ancora più evidente con questa crisi. Bisogna trovare un accordo con gli Stati Uniti ed entrare nella loro sfera di influenza, trovando un negoziato per avere liquidità immediata e ragionando su processi di conversione dei nostri risparmi in dollari, per metterli in sicurezza. Processo non semplice ma l’economia e la politica sono l’arte del possibile. 

 

I nostri morti e questa catastrofe ci dicono che i burocrati di Bruxelles hanno superato il segno. Con un abbraccio più forte agli Usa, mantenendo le nostre prerogative di Stato, come sta facendo la Gran Bretagna, l’Italia diventerebbe fondamentale nel Mediterraneo e una porta affidabile verso il Medio Oriente. Invece che ammiccare ad ipotetici aiuti cinesi, come parte dell’establishment italiano sta facendo. E non dimentichiamolo mai, la Cina resta un sistema autoritario.

Da tempo il presidente Donald Trump ha dichiarato guerra all’Unione europea. Noi e i nostri morti siamo la prova che questa guerra non è sbagliata. Anche perché i tedeschi hanno la memoria corta.

 

La storia del secolo passato ne è la prova.

Dimessosi dal Tesoro del Regno Unito, dove aveva ricevuto un incarico, Keynes, dopo aver abbandonato i lavori della Conferenza di Versailles del 1919, perché non condivideva le clausole di indennizzo per le riparazioni belliche imposte dal Trattato alla Germania, spiegò che la saggezza avrebbe “dovuto consigliare la riduzione drastica dei pagamenti da esigere dalla Germania, la cancellazione dei debiti di guerra tra gli alleati e il prestito di una volume adeguato di risorse dagli Usa, per finanziare la ricostruzione e far ripartire l’industria europea”. La scelta sbagliata della Conferenza del ‘19 causò l’avvento di Hitler in Germania che generò poi la Seconda guerra mondiale. Anche per questo i debiti di guerra tedeschi del secondo conflitto vennero condonati. Pagammo tutti noi europei, come i costi della riunificazione tedesca del ‘90. Ma i tedeschi hanno la memoria corta, sempre.

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