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Economia
Corte dei Conti: "Semplificare le regole del Pnrr? E' un regalo alle mafie"

Corte dei Conti, l'avviso al governo sullo "scudo erariale" per il Pnrr

In Italia è scoppiato l'allarme per il Pnrr, non solo per la paura di non riuscire a centrare tutti gli obiettivi europei e al rischio di perdere fondi, ma soprattutto per il pericolo delle infiltrazioni mafiose nelle gare di appalto. "Non ci sono mai state tante risorse come in questo momento. Non è possibile - dice Paola Briguori, presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei Conti a Repubblica - che, proprio ora, si alleggeriscano i controlli su chi le gestisce". Briguiri sta provando da settimane a spiegare in tutte le sedi, a cominciare da quelle istituzionali, perché la proroga al 31 dicembre 2025 dello "scudo erariale" per gli amministratori pubblici è illegittima e mette a rischio l’intera gestione dei fondi pubblici, non solo di quelli del Pnrr. Il timore è, come ha sottolineato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario il presidente della Corte, Guido Carlino "attraverso situazioni propizie alla dispersione delle risorse pubbliche" si possa anche creare "un clima favorevole per l’infiltrazione della criminalità organizzata".

Dai Comuni - prosegue Repubblica - arriva piuttosto la richiesta di procedure chiare e snelle. Una posizione non troppo lontana da quella della Corte dei Conti: "Se c’è un problema sulla paura della firma si può intervenire con una riforma strutturata sulla responsabilità erariale e si possono iniziare ad adottare norme più snelle sull’attività amministrativa. – concorda Paola Briguori –. Ma non vi può essere una disciplina che introdurrebbe aree di impunità nella gestione di quelle risorse per le quali l’Europa ci chiederà conto". La proroga al 2025 della norma voluta dal governo Conte (e che scadrebbe al 30 giugno di quest’anno) per far procedere con maggiore speditezza l’avvio del Pnrr, superando la “paura della firma” di funzionari e amministratori pubblici, era stata prevista in un primo momento nel decreto Milleproroghe, poi non venne inserita. Adesso il governo studia un nuovo decreto per confermarla.

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