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Economia
Coronavirus: Sicurezza e Innovazione, la ricetta di Mediobanca per ripartire
Marco Pozzi, AD e DG di Mediobanca Innovation Services e Group COO di Mediobanca

 “Sicurezza, non solo ruolo di deterrente, ma anche di semplificazione dell’esperienza utente e delle operatività eterogenee di matrice sempre più digitale” …. L’intervista di Affari a Marco Pozzi, AD e DG di Mediobanca Innovation Services e Group COO di Mediobanca 

Sicurezza sul lavoro e dei modelli operativi, ma anche digitalizzazione, piattaforme e smart working: il binomio sicurezza e innovazione è entrato prepotentemente nel dibattito pubblico, divenendo l’imperativo atto a guidare la ripartenza.

Affaritaliani.it ne ha parlato con un esperto in materia: Marco Pozzi, AD e DG di Mediobanca Innovation Services e Group COO di Mediobanca, il quale si occupa del tema già da molto prima dello scoppio dell’emergenza che ha decretato un’inevitabile accelerazione su elementi comunque già portanti del piano strategico IT della Banca varato a novembre 2019.  

Come state gestendo la fase 2? Qual è il vostro ruolo nel garantire la sicurezza consentendo al contempo di mandare avanti l’azienda? 

Abbiamo organizzato la fase 2 ponendo al centro di tutto la sicurezza del personale, la vera ricchezza del nostro Gruppo.  Abbiamo quindi privilegiato il lavoro da remoto, reso possibile ed efficace grazie alle nostre robuste piattaforme tecnologiche. Consapevoli e convinti della necessità di un progressivo ritorno alla “normalità”, anche da un punto di vista sociale, abbiamo attuato un piano completo di rimodulazione degli spazi e definito adeguati protocolli organizzativi e sanitari per permettere un graduale e soprattutto sicuro rientro delle risorse negli abituali luoghi di lavoro.    

Come si evolverà il vostro assetto organizzativo in termini di struttura e processi? 

La nostra struttura organizzativa ha dimostrato di sapersi adattare rapidamente al nuovo contesto. Pur avendo, a livello di Gruppo, circa il 70% dei dipendenti al lavoro da remoto abbiamo garantito la continuità dei servizi ai clienti del Gruppo, rispettando le usuali procedure di presidio del rischio e di compliance. In questi mesi di lockdown, noi come molti altri operatori, siamo stati forzati ad anticipare alcune attività previste in fasi successive. Mi riferisco alla digitalizzazione ed alla semplificazione dei processi ma anche alla introduzione ed alla diffusione di piattaforme di on-line collaboration, tutti elementi portanti del nostro piano strategico IT varato a novembre 2019.  

Avete nominato un “Covid manager”?   

Non abbiamo nominato un “Covid manager” per una precisa scelta. La complessità della emergenza, apparsa da subito altissima e con risvolti multidisciplinari, ci ha indotto da subito ad organizzare una gestione collegiale della situazione. Forti anche di una eccellente preparazione in materia di Business Continuity, abbiamo da subito costituito un Comitato di Crisi guidato dal Direttore Generale di Mediobanca e composto dai responsabili delle strutture centrali di Operations, HR, Risk, Compliance, Legal e Comunicazione. In una situazione in continua e veloce evoluzione, in particolare nelle prime settimane, il Comitato si è riunito su base giornaliera per definire e organizzare tutti gli interventi di reazione alla crisi in atto, monitorandone costantemente l’efficacia e la coerenza con le disposizioni del Governo. Come Comitato abbiamo inoltre seguito tutte le iniziative di comunicazione sia verso gli organi di Governo e Controllo, sia verso il personale, componente quanto mai critica in un momento di fortissimo stress professionale e personale. 

A suo avviso il concetto di “sicurezza” è cambiato o cambierà alla fine di questa emergenza?

Il concetto di Sicurezza in tutte le sue declinazioni sta cambiando molto rapidamente da anni e come Gruppo lo abbiamo posto al centro della nostra strategia evolutiva già prima della pandemia, ma è evidente che una crisi come quella in atto enfatizza alcune delle caratteristiche di questo fenomeno. L’operatività prevalente di questi mesi è stata ovviamente da remoto e questo ha messo sotto grande pressione sia le soluzioni di accesso ai sistemi da remoto, sia l’esecuzione degli usuali adempimenti regolamentari.In linea generale ogni situazione di incertezza e discontinuità fornisce opportunità a chi ha intenti malevoli e le statistiche in tal senso parlano chiaro, tutto il mercato in questo periodo ha ad esempio riscontrato un significativo incremento delle campagne di phishing. In sintesi, più che un cambio, in questa emergenza abbiamo trovato una conferma di come la Sicurezza non debba svolgere solo il tradizionale ruolo di deterrente, ma abbia invece un ruolo fondamentale nel semplificare l’esperienza utente e nell’abilitare operatività eterogenee di matrice sempre più digitale. In linea con tale visione riteniamo che tutto il personale debba essere coinvolto e consapevole in merito alle tematiche di Sicurezza, in questo periodo abbiamo pertanto potenziato la struttura di Security Operations Center (SOC) e avviato iniziative mirate di Awareness e Formazione sul tema. 

 Innovazione tecnologica e sicurezza, come sfruttare al meglio questo legame? 

In un contesto dinamico e competitivo come quello attuale, per noi come tutto il settore Finance è molto importante introdurre tecnologie e approcci innovativi sia per efficientare i servizi esistenti, sia per rispondere alle nuove esigenze di una clientela sempre più digitale. D’altro canto, come Industry, abbiamo la necessità di ponderare con grande attenzione tutte le novità che ci arrivano dal mercato per comprenderne il livello di maturità e di affidabilità. Per bilanciare correttamente queste due dinamiche, nel passato spesso ritenute divergenti, le nostre strutture di Innovation e Security operano in sinergia sin dalle prime fasi di valutazione di una potenziale nuova iniziativa. Guardando il tema da un’altra prospettiva, credo ci siano anche grandi opportunità di innovare le modalità tecniche di implementazione dei controlli di Sicurezza, già oggi dal mondo consumer ci arrivano soluzioni come il riconoscimento biometrico e l’analisi comportamentale basata su Big Data sicuramente applicabili al nostro business e con un buon livello di trust da parte della nostra clientela.

Che insegnamento ci porteremo per il futuro da questo periodo di emergenza? Quali le best practice che valorizzeremo?

Mi piace pensare che questa crisi abbia non solo messo in luce alcune delle nostre vulnerabilità, ma ci abbia chiaramente indicato alcune opportunità di miglioramento. Al momento è difficile fare previsioni sulla durata e le modalità di stabilizzazione della situazione, ma indipendentemente da questo, credo sia doveroso trarre qualche insegnamento e spunto evolutivo. Gli ambiti su cui ritengo si possano ricavare maggiori spunti di riflessione sono ovviamente legati alla Resilienza - tecnologica e organizzativa - e alla gestione di Workforce e workplace. In tali ambiti credo che si possa fare tesoro dell’esperienza di Remote Working di questi mesi, potenziando da un lato l’adozione degli strumenti di collaboration e communication che hanno avuto un ruolo centrale in questi mesi di lockdown e accelerando dall’altro il percorso di digitalizzazione dei processi avviato negli anni scorsi.

Viviamo in un mondo che ha uno schema valoriale in rapida evoluzione: quali saranno, a suo avviso, le priorità del mondo che verrà e quale sarà il ruolo e il compito delle aziende?​

Abbiamo due orizzonti temporali, uno di breve/medio che stiamo già affrontando individuando le priorità più urgenti legate alla gestione della crisi sanitaria e di quella economica che si sta manifestando, ed una di lungo termine che abbraccia anche riflessioni sul nostro modo di vedere il mondo del lavoro, ma anche quello delle relazioni sociali più personali. Ampliando la prospettiva ed allungando la finestra di osservazione, credo che l’esperienza traumatica di questi mesi abbia enfatizzato la necessità di acquisire non solo come azienda, ma anche come singoli individui le capacità necessarie per navigare l’incertezza e ragionare in ottica di sistema. Quello che ci ha infatti mostrato la pandemia è che il comportamento del singolo può essere decisivo per tutti e contribuire in modo diretto al successo collettivo. Per le aziende credo che questo debba tradursi da un lato nell’abitudine a lavorare con strutture e piani flessibili, dall’altro nel rafforzamento delle competenze del personale sviluppando gli skill e il mindset che sempre più ci saranno richiesti dal nuovo contesto.

 

 

 

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