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Economia
Creval, il "prezzo giusto" fra 12,95-22,7€. Il mercato scommette sul rilancio

“Il Creval è un gioiellino e credo chi, sa di banca, capisca quale sia il valore intrinseco di questo istituto. E quindi, siccome realtà come la nostra sono uniche, se fossi io farei di tutto per cercare di combinare l’operazione". Ha risposto così ad Affaritaliani.it l’amministratore delegato del Credito Valtellinese Luigi Lovaglio, nel corso di una conferenza stampa, alla domanda se si aspettasse un rilancio del prezzo da parte di Credit Agricole, dopo che il Cda ha ritenuto “non congruo finanziariamente” quanto offerto dai francesi per acquistare le azioni della banca. Un valore di 10,5 euro per titolo che quasi un terzo del capitale, a cui si aggiungerà anche l’azionista transalpino Denis Dumont, che ha appena presentato una lista per il prossimo board riconfermando Lovaglio, ha già bocciato. 

Foto Giampiero Maioli

Il Ceo del Credit Agricole Italia Giampero Maioli


 

Dunque per il banker ex UniCredit, che in due anni ha rimesso in sesto il gruppo valtellinese indirizzandolo, nonostante il Covid, su un percorso di crescita puntando su mutui, credito al consumo e gestione del risparmio, il prezzo giusto è compreso, sulla base delle valutazioni degli advisor Bank of America e Mediobanca, in un range fra 12,95 e 22,7 euro per azione. Se Giampiero Maioli, il cui progetto industriale di integrazione è stato comunque definito “valido strategicamente”, vuole il Creval deve aggiungere almeno altri due euro e mezzo. 

I motivi? Per Lovaglio vanno “valorizzati gli elementi distintivi del Creval che porteranno dei buoni frutti anche in futuro”. Quali sono questi tratti distintivi? Innanzitutto, “la forte posizione di capitale”, ha sottolineato il banchiere, dotazione  (fully loaded Tier 1 del 19,6% contro una media del sistema bancario del 14,4) che potrebbe tradursi in “maggiori dividendi futuri agli azionisti”. Poi, l’ottimo profilo di rischio, “uno dei migliori del sistema bancario in termini di Npe ratio (dimezzato dall'11,4% del 30 giugno 2019 al 5,8% del 31 dicembre 2020) e di gestione dello stock del portafoglio dei crediti deteriorati” e che fa del Creval “una banca pulita”.

Creval
 

E, infine, oltre al "grande “valore intangibile del personale", il “miglioramento dell’efficienza operativa in anticipo rispetto alla scadenza dei target del piano”. Insomma, “fattori oggettivi e facilmente identificabili che non sono stati tenuti adeguatamente in considerazione nell’offerta”, ha aggiunto Lovaglio che si è riferito in particolare “al livello di patrimonializzazione della banca e al beneficio potenziale che può rilevare anche su base stand alone attraverso le deferred tax asset (Dta), dotazione importante della banca”. 

“Poi ci sono un’altra serie di elementi altrettanto positivi in un’ottica di M&A”, come i benefici fiscali derivanti dalla norma sull'utilizzo delle Dta stimati, al netto delle commissioni e delle imposte, in circa 321 milioni di euro per la combined entity, e alla sinergie estraibili dall’aggregazione. 

(Segue:  i punti interrogativi sui 345 milioni di costi di integrazione e ristrutturazione, il goodwill negativo di circa un miliardo e le mosse del mercato)

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