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Economia
Crew Dragon a Terra dopo sei mesi. Rientro a 27.000 km/h. Video Nasa
 

A queste velocita' la navicella si trova esposta a un fortissimo effetto attrito con gli strati dell'atmosfera che, a mano a mano la discesa progredisce, diventano anche piu' densi. La temperatura esterna della navicella in questa fase sale a 7.500 gradi, molti di piu' di quelli che si possono registrare sulla superficie del Sole (5.500 gradi circa). Questa condizione di forte pressione e di elevate temperature determina poi un altro effetto, e cioe' la ionizzazione delle molecole d'aria intorno alla navicella. Si tratta di un fenomeno che accende letteralmente la capsula perche' le particelle emettono una radiazione luminosa (fotoni) che puo' avere un impatto diretto sui sistemi di comunicazione.

E' il famoso black out che puo' riguardare anche i sistemi di controllo remoto e che puo' durare anche qualche minuto.  Il rientro della Crew Dragon e' durato in tutto sei ore da quando si e' sganciata dal molo della Stazione Spaziale fino allo splashdown nelle acque del Golfo del Messico, al largo di Panama. Nella prima fase di volo la navicella ha viaggiato con la punta (i tecnici della Nasa lo chiamano il "naso") aperta e rivolta verso la Terra. La posizione e' dovuta al fatto che i motori necessari ad effettuare le manovre di trovano proprio in questa posizione. In tutto sono state effettuate quattro diverse accensioni dei motori. La manovra ha fatto rallentare la navicella e l'ha inserita correttamente nella traiettoria di rientro.

A questo punto la Crew Dragon ha effettuato una rotazione su se stessa e ha invertito la sua posizione relativa nella discesa. Il 'naso' si e' chiuso per mettere al riparo i motori e le altre delicate attrezzature e la navicella si e' disposta all'ingresso in atmosfera mostrando alla Terra il suo scudo termico. A questo punto e' iniziata la fase di rientro piu' delicata in cui la Crew Dragon ha dimostrato la sua capacita' di resistenza alle forti sollecitazioni. Dopo circa sei minuti in cui si e' avuto il fenomeno del black out nelle comunicazioni, la navicella si trovava alla quota di circa 5,5 chilometri di altezza dal suolo a una velocita' di circa 560 chilometri orari.

E' in questo momento, quando gia' le telecamere a infrarossi delle navi in attesa nell'Oceano Atlantico l'avevano individuata, che si sono aperti i primi due paracadute pilota che hanno avuto il compito, fondamentale di rallentarne ulteriormente la velocita' portandola fino a quota 2000 metri alla velocita' approssimativa di 190 km quadrati. A questo punto sono entrati in gioco i quattro paracadute veri e propri che si sono aperti in maniera molto controllata, senza strappi o forti decelerazioni, e hanno fatto scendere la velocita' di caduta della navicella a soli 24 chilometri orari con la quale e' scesa nelle acque dell'oceano.

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