Dalle cedole solide al rischio contenuto, reddito fisso in rimonta. E il rally non è ancora finito - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 17:25

Dalle cedole solide al rischio contenuto, reddito fisso in rimonta. E il rally non è ancora finito

Per gli emittenti investment grade, il mercato obbligazionario pubblico resta il canale più liquido ed efficiente per raccogliere capitale

a cura di Natalie N. Trevithick, responsabile delle strategie US Investment Grade di Payden & Rygel

Dalle cedole solide al rischio contenuto, reddito fisso in rimonta

In un mercato segnato da forti turbolenze, le obbligazioni societarie hanno rappresentato un porto sicuro per molti investitori, almeno per la prima parte dell’anno. Finora, infatti, nonostante la volatilità, si sono incassate cedole interessanti, con risultati al di sopra del 3% in termini di performance e un extra-rendimento positivo di circa 60 punti base rispetto ai Treasury Usa.

Nonostante l’aumento dei tassi d’interesse, al momento non si è assistito ad un incremento significativo dei default sul fronte corporate: questo perché, durante la pandemia, le aziende hanno potuto contrarre debito a costi estremamente contenuti, riuscendo a rafforzare i bilanci; e anche in seguito, quando nel 2023 si sono diffusi i timori di una recessione, molte imprese si sono preparate riducendo assunzioni e investimenti, così che, con il rallentamento dell’economia, non si sono verificati molti fallimenti, né ne prevediamo un aumento imminente.

Inoltre, con l’approssimarsi di una nuova fase di allentamento monetario da parte della Federal Reserve e il conseguente calo dei costi di finanziamento, i rendimenti totali delle obbligazioni societarie dovrebbero migliorare. Da Payden prevediamo tre tagli dei tassi d’interesse entro la fine di dicembre e, anche se i policymaker dovessero lasciare i tassi invariati durante la riunione di settembre, il quadro si manterrebbe comunque positivo per i bond.

Con rendimenti medi al di sopra del 5%, il momento attuale è ancora un ottimo entry point per il reddito fisso, come confermano i forti afflussi registrati dai fondi investment grade, un fattore tecnico positivo che dovrebbe continuare a supportare il mercato. La nostra previsione non si basa sull’ipotesi di un rallentamento dell’economia americana, che anzi prevediamo continuerà a crescere a ritmi sostenuti, quanto di una moderazione dell’inflazione, che rende illogico per la Fed lasciare i tassi in territorio restrittivo.

Esiste il rischio che gli effetti dei dazi non siano ancora pienamente riflessi nell’inflazione, ma si stanno cominciando a intravvedere segnali di indebolimento sul mercato del lavoro, per questo crediamo che la Fed debba muoversi in anticipo già in settembre.

In un contesto di allentamento monetario, le emissioni a lunga scadenza sono quelle in grado di generare i maggiori guadagni in conto capitale, per questo stiamo osservando un forte interesse per le obbligazioni corporate a 30 anni. Tuttavia, parallelamente si sta assistendo a un certo squilibrio tra domanda e offerta, con la prima che supera la seconda, dal momento che il costo di emettere a 30 anni è elevato (5-6%).

Nella parte a breve della curva, ci sono ancora circa 8.000 miliardi di dollari parcheggiati nei fondi monetari: parte di questa liquidità potrebbe essere riallocata verso il debito corporate o verso l’azionario. Infine, sul fronte della qualità creditizia, investitori che in passato si limitavano a obbligazioni con rating A stanno cominciando a puntare su titoli BBB per migliorare il potenziale di rendimento, mentre alcuni gestori investment grade stanno inserendo nel portafoglio una quota di high yield, un comparto che ha registrato rendimenti vicini al 5% nei primi sette mesi dell’anno.

L’annuncio dell’introduzione di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump in aprile ha inizialmente allargato gli spread e il differenziale tra obbligazioni corporate e Treasury Usa è salito da 80 a 120 punti base, ma da allora il mercato ha recuperato completamente e oggi le aziende americane si trovano nella stessa situazione pre-Liberation Day.

È vero che le tariffe potrebbero comprimere i margini aziendali, ma ad oggi non sono stati riscontrati impatti troppo negativi sugli utili e le aziende dovrebbero essere in grado di gestirli. In prospettiva, se davvero si avviasse un processo di reshoring industriale come auspicato dal presidente Trump, con l’apertura di nuovi impianti e stabilimenti negli Stati Uniti, si potrebbe effettivamente assistere a un aumento degli investimenti e a un boom di emissioni corporate. E la domanda degli investitori sembra assolutamente in grado di assorbire questa offerta, con un importante vantaggio sia per le aziende che per gli investitori stessi.

In conclusione, per gli emittenti investment grade, il mercato obbligazionario pubblico resta il canale più liquido ed efficiente per raccogliere capitale, con gli investitori che fanno a gara per prestare denaro a queste imprese. Dall’inizio dell’anno, abbiamo assistito a circa 1000 miliardi di dollari di nuove emissioni IG, in aumento del 4% rispetto allo stesso periodo del 2024 e le imprese non sembrano troppo influenzate dai tassi elevati, per questo ci aspettiamo ancora molte opportunità per aumentare l’esposizione corporate nella seconda parte dell’anno.