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Economia
Dazi Usa, Cnh la vera vittima delle barriere di Trump. Ecco perché

C’è chi è pronto a scommettere che sia solo una tattica negoziale e che alla fine una vera e propria guerra commerciale non scoppierà, ma di certo l’annuncio dato venerdì dal presidente Usa Donald Trump di aver dato istruzioni al rappresentante del Commercio, Robert Lighthizer, di considerare altri dazi doganali contro la Cina per complessivi 100 miliardi di dollari alza ulteriormente la tensione sui mercati, anche perché Xi Jinping ha già fatto sapere di voler a sua volta adottare nuove misure di ritorsione, di pari importo, se i dazi verranno effettivamente introdotti.

Il nervosismo dei mercati è giustificato, come ricorda Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos (gruppo Julius Baer), dal fatto che Donald Trump potrebbe aver commesso almeno tre errori di valutazione: primo, in qualsiasi conflitto, anche commerciale, non esce necessariamente vincitore chi ha meno da perdere, ma chi è più disposto a perdere quello che ha, anche se è tanto di più del suo avversario. E in questo caso Xi Jinping, a capo di paese autoritario in cui il partito controlla ogni grande e piccolo gruppo economico, è avvantaggiato. Secondo, la Cina non è il Giappone che negli anni Ottanta e Novanta “si lasciò strapazzare dagli Stati Uniti” in nome di un’alleanza politica e militare di base, anzi la Cina è consapevole della sua crescente importanza e potenza.

Terzo, le risposte cinesi sono “perfidamente mirate”, in quanto “ i dazi minacciati sui prodotti agricoli “colpiscono stati agricoli tutti trumpiani”, mentre quelli  sulle auto americane “non colpiscono Detroit, che alla Cina non fa nessuna paura, ma Tesla, che a una Cina che vuole diventare rapidamente leader globale nella auto elettriche dà fastidio”. Proprio la capacità di Pechino di calcolare accuratamente le sue contromosse spiega perché a Piazza Affari a soffrire di più sia stato un titolo come Cnh Industrial, esposto ai dazi sui prodotti agricoli cinesi, che non a Fiat Chrysler Automobiles, che pure sembrerebbe esposta a ritorsioni contro il settore automotive Usa.

Cnh Industrial è così calato dagli 11,195 euro del 12 marzo scorso a 9,614 euro, mentre Fiat Chrysler Automobiles dopo essere calato per qualche seduta sotto i 17 euro (a un minimo di 16,23 euro il 28 marzo scorso) è rimbalzato ai 187,298 euro attuali, aiutato anche dalla conferma dello scorporo di Magneti Marelli (tra fine 2018 e inizio 2019), distribuita agli azionisti (tra cui Exor che riceverà dunque il 29% e grazie al doppio voto concesso agli azionisti di lungo termine continuerà a mantenere il controllo) e nuovamente quotata a Milano, da cui la società era assente dal 1995 a seguito del delisting avvenuto in piena era Fresco. Operazione con la quale, tra l’altro, dovrebbe essere allocato anche 1-1,5 miliardi di euro di debito Fca (a fronte di un equity value attorno ai 4 miliardi, per una possibile capitalizzazione complessiva di 5-5,5 miliardi).

Va peraltro osservato, come fanno gli analisti di Equita Sim, che per ora i dazi dall’una e dall’altra parte del Pacifico, tra cui quello sulla soia, che da sola vale il 14% delle esportazioni agricole degli Stati Uniti e di cui la Cina è il principale importatore mondiale, sono stati solo annunciati e non applicati, non provocando dunque al momento alcun impatto materiale. Il che significa che il 27 aprile, quando saranno resi noti i risultati trimestrali di Cnh Industrial, con Deere e Caterpillar tra i maggiori gruppi industriali associati al ciclo agricolo e delle materie prime, potrebbero esservi anche delle sorprese positive.

Anche perché in Brasile le vendite dei camion di Cnh Industrial sono in ripresa e hanno superato la performance del mercato sia nel mese di marzo (+13% contro +12%) sia nell’intero primo trimestre (+20% contro +18%), in quest’ultimo caso superando anche la previsione formulata per l’intero 2018 per il settore veicoli commerciali per l’area America Latina (+15% medio).

Un segnale positivo che potrebbe favorire un recupero dell’Ebit (risultato operativo prima degli oneri finanziari e delle imposte) per i veicoli commerciali, che nel 2017 era calato a 272 milioni, limitando il previsto calo del risultato operativo complessivo, che il consensus al momento si attende pari a 1,32 miliardi di dollari a fine anno, dagli 1,62 miliardi dello scorso anno. Insomma, Donald Trump e Xi Jinping permettendo, il titolo Cnh Industrial potrebbe valere una scommessa, a questi prezzi.

Luca Spoldi

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