Debito, rischio downgrade di Fitch. Ma Draghi può ancora salvare l'Italia - Affaritaliani.it

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Debito, rischio downgrade di Fitch. Ma Draghi può ancora salvare l'Italia

Il debito italiano torna sotto osservazione, pesano Fitch e quadro macro incerto

Nel caso del rapporto debito/Pil, la Ue tiene invece conto del debito pubblico, debito che tende ad aumentare a causa di oneri finanziari attualmente attorno al 2,7% (valore a cui corrispondeva il costo medio del debito pubblico italiano a fine ottobre). Se a causa delle tensioni sul mercato i nuovi titoli di stato italiano a lungo termine torneranno ad essere emessi a valori superiori a tale livello, il costo medio del debito tornerebbe ad aumentare e in mancanza di una serie di tagli di costi, o di nuovi incassi legati a privatizzazioni, comporterebbe inevitabilmente un aumento del rapporto debito/Pil in presenza di un Pil reale pressoché stabile o in crescita frazionale (anziché in crescita dell’1% come ipotizzato dal governo) e di un’inflazione che come ha appena confermato l’Istat sta nuovamente decelerando ed è al momento pari allo 0,9% annuo (dal +1,1% con cui aveva chiuso il 2018).

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Come uscire dall’empasse? Nonostante i rischi di cui si è detto, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, continua a rassicurare sul fatto che non sarà necessaria alcuna manovra correttiva precisando che sono stati accantonati “margini di riserva di due miliardi di euro” che appaiono al momento “più che sufficienti” qualora si registrasse effettivamente uno scostamento rispetto alle previsioni e agli obiettivi concordati. Ipotesi che al momento non sembra in verità così remota ma che non comporterà nell’immediato alcuna manovra correttiva.

Le cose potrebbero tuttavia essere diverse l’anno venturo secondo Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review e attuale direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici. “Il governo nel corso di quest’anno non farà una manovra correttiva, anche perché le regole europee, se la causa è la minore crescita rispetto all’obiettivo fissato non lo richiedono” ha confermato l’esperto, “ma il prossimo anno, partendo da un deficit del 2,4%- 2,5%” a fine 2019, il deficit stesso “salirà al 3,5% e a quel punto sì che sarà richiesta una manovra aggiuntiva secondo le regole Ue”.

Manovra che, salvo si lascino scattare le clausole di salvaguardia sull’Iva (che però il governo è determinato a disinnescare, come ribadito oggi dal premier Giuseppe Conte) si scontrerebbe o con l’esigenza di aumentare la spesa pubblica per sostenere il reddito di cittadinanza e “quota 100” o con la promessa di ridurre il prelievo fiscale sulle persone fisiche limando dal 23% al 20% l’aliquota del primo scaglione Irpef. 

Che si voglia tagliare le tasse in deficit, ha concluso Cottarelli, “è già sbagliato, ma se si aggiunge la crescita rivista al ribasso dalla Commissione Ue (+0,2% nel 2019 dal precedente +1,2% e contro ipotesi inserite dal governo nella legge finanziaria di un +1%, ndr) e la possibilità che nel complesso l’andamento porti a una media negativa in corso d’anno, allora temo che l’insieme di tutti questi fattori potrebbe causare una reazione dei mercati, con lo spread al di sopra di quota 300, proiettato verso quota 400”.

Per il rapporto debito/Pil a qual punto sarebbe veramente difficile, per non dire impossibile, tornare a scendere, col rischio di un nuovo fronte di scontro tra Italia ed Europa che certo non servirebbe a rassicurare i mercati né ad agevolare una ripartenza dell’economia italiana.

Luca Spoldi