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Economia
Decreto Liquidità, dal governo tempi celeri e meno burocrazia ma non è tutto

Il Decreto liquidità risolve il problema finanziario delle imprese? La sua efficacia è in grado di stimolare l’economia? “Perché sia efficace il Decreto Liquidità è fondamentale l’immediatezza dei finanziamenti alla imprese e la chiarezza sul tasso. Che auspichiamo sia pari a zero o prossimo a questo”.

Lo dichiara ad Affaritaliani  Giuseppe Arleo coordinatore dell’Osservatorio per la ricostruzione economica dopo il Covid-19 del think tank Competere.Eu. Arleo porta nel think tank la sua esperienza di commercialista e fondatore dello Studio Arleo, realtà specializzata nella consulenza alle piccole e medie imprese nella partecipazione a bandi europei, nazionali e regionali, attiva come service anche per alcuni tra i principali studi di commercialisti italiani. Già presidente di Commissioni studio in materia di Finanza in seno all’Ordine dei Commercialisti di Salerno e all’Unione nazionale dei dottori commercialisti, è membro di Nuclei di Valutazione di fondi europei e autore di numerosi articoli in tema di finanziamenti alle imprese.

Nel complesso come valuta il provvedimento?
Le azioni previste, soggette comunque al via libera dell’Unione europea, oltre le sospensioni fiscali temporanee ed il golden power, non è in sostanza il tanto auspicato elicoptermoney.
Il Decreto in sostanza è una operazione con una forte garanzia verso il settore impresa, autonomi e professionisti con agevolazioni dirette sia ad operazioni verso il mercato esterno, con il supporto alle esportazioni, che al mercato interno con prestiti diretti a costo del personale, investimenti e circolante, il tutto parametrati al fatturato o al costo del lavoro. A monte delle operazioni vi è la garanzia di Sace coinvolgendo sia il Fondo di garanzia che il Confidi. Considerazioni spontanee vengono in merito ad alcuni e diversi aspetti della manovra. 

Vede degli ostacoli? Quali?                                                                                                                                            Sicuramente l’attuale lockdown delle banche, o comunque il lavoro in modalità non semplice, non aiuta la velocità e rapidità rispetto alla necessità ad horas di liquidità da parte delle imprese. Lo ha ammesso anche ieri nella conferenza stampa il Presidente del Consiglio Conte.

Una problematica ulteriore riguarda i dati fiscali ufficiali relativi al 2019 da fornire alle banche che alla luce degli adempimenti fiscali non sono ancora scaduti, a parte la dichiarazione iva per chi ha già provveduto ad inviarla utile ad indicare il volume di affari, rende difficile per i dottori commercialisti fornire i dati richiesti. Viene richiesto alla platea dei beneficiari una grande attenzione nella richiesta degli importi in prestito che, per forza di cose dovranno tener conto della tempistica della fase 2 oltre che della decisione strategica dell’importo da chiedere perché, anche utilizzando i 24 mesi di preammortamento, comunque graveranno in termini finanziari sugli equilibri dei beneficiari.

Perchè?                                                                                                                                                                              Sicuramente sarebbe stato maggiormente utile, come auspicato da Confindustria una durata almeno decennale oltre a contributi a fondo perduto che neutralizzino il costo della garanzia Sace.
Ulteriore elemento di riflessione ad oggi riguarda il tasso di interesse applicato dove sarebbe stato auspicabile avere un tasso zero e non un tasso definitivo “più basso” ma ancora non certo.
Sicuramente va auspicato fortemente una grande celerità nelle istruttorie da parte degli istituti di credito, sia per gli importi minori che per quelli massimali, questi ultimi con una grande difficoltà vista la copertura pubblica solo parziale ed il ruolo di Sace sostanzialmente nuovo rispetto al Fondo di garanzia già in uso sebbene con coperture diverse.

E qual è secondo lei il lato positivo della misura?
Possiamo comunque dire che finalmente la garanzia pubblica ha un ruolo predominante nella gestione del credito corrente e futuro delle imprese, evitando in tal modo contrazioni di flussi dalle banche alle pmi. Attualmente molti Paesi, tra cui la Germania, investono il doppio in termini di garanzia rispetto all'Italia, 10-15% rispetto al 4,2%. E' quindi auspicabile arrivare a garanzie elevate pur di sostenere le partite iva.

 

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