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Economia
Diasorin, doppietta anti-Covid: vitamina D e nuovi test influenzali

Per Diasorin giornata in spolvero a Piazza Affari dove, nonostante la mattinata incerta degli indici di borsa, il titolo del gruppo guidato dal Ceo Carlo Rosa e dal presidente Gustavo Denegri (i due sono anche azionisti, rispettivamente con l’8,453% e col 44,976% del capitale) guadagna ancora terreno toccando i 178 euro per azione (178,5; +2, 18%) dopo aver già messo a segno un rialzo di quasi il 48% negli ultimi tre mesi ed uno del 70% circa nell’ultimo anno.

Il “miracolo” Diasorin, tra i leader mondiali nel settore delle nuove tecnologie biomedicali, dai test immunodiagnostici a quelli molecolari, è in parte legato all’epidemia di Covid-19, che ha creato una forte domanda per test molecolari. L’ultimo annunciato, il test Simplexa Flu A/B & RSV Direct Gen II con marcatura CE, è progettato per la piattaforma Liaison Mdx di Diasorin ed è in grado di identificare i ceppi influenzali di tipo A e B ed il virus respiratorio sinciziale (RSV) in modo diretto. Un’arma in più per tenere sotto controllo oltre 100 varianti di influenza, incluse quelle del vaccino anti-influenzale 2020/2021. 

Si tratta di uno sviluppo importante, dato che il nuovo test consentirà un’analisi differenziale efficace in vista della prossima stagione influenzale, anche considerando le possibili complicazioni legate dalla circolazione del SARS-COV2 nella popolazione e se per ora è prematuro cercare di stimarne l’impatto positivo sul fatturato (che dovrebbe essere contenuto secondo gli analisti di Websim), la possibilità di effettuare il test contemporaneamente a quello molecolare per il Covid-19, distinguendo dunque i casi di nuovi positivi al Coronavirus da quelli di influenza stagionale, potrebbe garantire un buon supporto almeno per tutta la prossima stagione influenzale. 

Gli esperti di Banca Imi credono in ogni caso che il nuovo test contribuirà ad accelerare ulteriormente lo sviluppo del business molecolare dell’azienda di Gustavo Denegri (con 5 miliardi di euro di patrimonio personale l’ottavo uomo più ricco d’Italia, di un miliardo meno ricco di Silvio Berlusconi ma di altrettanto più ricco di Renzo Rosso, per fare un paragone), che sta già fortemente beneficiando (circa 12 milioni di fatturato al mese secondo indicazioni del management) del lancio del test per il Covid-19, che a fine marzo ha avuto l’autorizzazione per l’utilizzo d’emergenza da parte della Fda americana, cui ora è stato sottoposto anche il nuovo test influenzale. Ma non è finita qui.

In questi giorni alcuni studi preliminari avrebbero segnalato come la vitamina D potrebbe costituire una potenziale difesa contro il Coronavirus tanto che già 3 influenti organizzazioni (tra cui la Scientific advisory commission on nutrition) hanno invitato le persone in Gran Bretagna a consumare abbastanza vitamina D. La vitamina D, ricordano gli analisti di Equita Sim, è stata da tempo riconosciuta come essenziale per la salute delle ossa e dei muscoli, mentre altri benefici come la prevenzione delle infezioni e del cancro sono tuttora più controversi. “I test sulla vitamina D hanno rappresentato il 15% del fatturato Diasorin nel 2019, ma ci aspettiamo una contrazione nel 2020 (anche per l’aumento del peso dei test Covid-19 sul totale)” scrivono in una nota gli uomini di Equita Sim. 

Se ci fosse un`evidenza scientifica chiara che proverebbe che la vitamina D può essere una difesa efficace al Covid-19, Diasorin ne potrebbe beneficiare”, anche se per ora la visibilità sul tema viene ritenuta “bassa”. Incrociando le dita, tra i nuovi test influenzali e l’auspicata capacità della vitamina D di costituire un coadiuvante contro il Covid-19, per Diasorin quella autunnale potrebbe rivelarsi un’altra stagione di grande soddisfazione in termini di business e il titolo potrebbe proseguire la corsa, confermandosi la vera blue chip “anti-coronavirus” di Piazza Affari. 

Ultimo ma non meno interessante aspetto della vicenda, se la lotta al coronavirus, anche grazie ai test di Diasorin, riuscirà a far superare la crisi sanitaria mondiale anche prima dello sviluppo di un vaccino efficace (che nonostante l’ottimismo di Donald Trump difficilmente potrà essere pronto per quest’autunno, semmai forse dalla primavera del prossimo anno), anche il business della ristorazione in cui è impegnato il figlio di Gustavo, Michele Denegri (dal 2014 proprietario dello storico ristorante torinese Del Cambio, aperto il 5 ottobre 1757, la cui cucina è affidata alle sapienti mani di Matteo Baronetto), potrebbe uscire definitivamente dal limbo in cui era entrato a causa della pandemia di Covid-19.

 

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