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Economia
Eredità Agnelli, il segreto di nonna Marella: così Margherita può soffiare Exor ai figli
sullo sfondo Margherita Agnelli in primo piano  Lapo , John Elkann e  Ginevra Elkann

Eredità Agnelli, nuove accuse agli Elkann. La parola dei giudici che potrebbe ribaltare gli assetti di controllo di Exor

La partita tra Margherita Agnelli e i figli potrebbe essere arrivata al punto di svolta. Indagati per concorso in frode ai danni del Fisco italiano ed altro, i tre rampolli Elkann (John, Lapo e Ginevra) hanno visto respingere negli scorsi giorni il ricorso dal Tribunale del Riesame di Torino.

Ma le brutte notizie non sono finite qui. Ora, una nuova scrittura dei giudici potrebbe mettere completamente in discussione l’eredità di Marella Caracciolo (mamma di Margherita e nonna di John, Lapo e Ginevra, nonché vedova dell’Avvocato).

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Come riporta L’Identità, nel dettaglio, i giudici Luca Ferrero e Giancarlo Capecchi scrivono che è “verosimile”, e cioè conforme al vero (ma dovrà essere comunque provato in aula), che i tre fratelli John, Lapo e Ginevra sapessero che la loro nonna non risiedeva stabilmente in Svizzera, bensì a Torino (nella splendida villa Frescot, ndr), e che dunque siano consapevoli della frode fiscale per il presunto mancato pagamento delle tasse di successione sull’eredità di Marella.

Un vero e proprio terremoto finanziario, questo, per gli Elkann nel caso venisse comprovato che, effettivamente, la nonna Marella non risiedeva davvero in Svizzera, ma in Italia. In tal caso, i patti successori sottoscritti nella Confederazione e indicati in atti come Ginevra III, Thun I e Thun II risulterebbero carta straccia in Italia.

Così, Margherita potrebbe impadronirsi di una fetta della holding Dicembre (posseduta al 60% da John e al 20% ciascuno dagli altri due fratelli), cassaforte di Exor, la stella polare della galassia Elkann da ben 4,1 miliardi di euro di utili nel 2024, proprietaria delle quote di Stellantis, Juventus e Gedi. Fin dall'inizio dello scontro legale, Margherita sostiene che le spetti almeno il 54% delle quote della Dicembre. Se così fosse, verrebbero totalmente riscritti gli assetti di controllo della holding a capo di alcuni dei più importanti gruppi europei, oltre al pesante alleggerimento delle tasche dei tre fratelli, i quali vedrebbero soffiarsi grandissima parte del loro più grande tesoro. 

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“La frode – osservano i giudici, accogliendo il punto di vista dei Pm Marco Gianoglio (aggiunto) e dei sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti – è stata verosimile oggetto di dolo in capo a tutti e tre i fratelli Elkann, i quali si è visto come fossero in ottimi rapporti con la nonna e come ne conoscessero abitudini e problematiche di salute che rendevano prevalente la sua permanenza in Italia anziché in Svizzera”.

La convinzione dei giudici, dunque, è che “di fronte al decesso della congiunta è verosimile che abbiano avallato, con doloso volontà adesiva, le strategie già suggerite e realizzate con la fattiva assistenza di Gianluca Ferrero.

Del resto, come altrimenti spiegare, scrivono in sentenza i magistrati, il fatto che solo nel 2023, quattro anni dopo la morte di Marella a Torino, “gli Elkann si sono precipitati a dichiarare in tutta fretta le risorse incamerate dalla defunta nonna”? Così, piano piano, sempre più tasselli vengono a galla e, nel caso venisse dimostrata la colpevolezza dei tre rampolli, il prezzo da pagare potrebbe essere più costoso di quanto immaginato.






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