Economia
Eredità Armani, chi è Leo Dell'Orco: il compagno di Giorgio ora custode del 40% della maison
Il ritratto di Pantaleo Dell'Orco: dalla conoscenza casuale con Giorgio Armani fino a diventare il suo compagno di vita, ecco cosa ha ereditato

Leo Dell'Orco
Leo Dell’Orco: chi è il braccio destro e compagno di Giorgio Armani
Per Giorgio Armani la famiglia è sempre stata il baricentro della sua vita. Forse più che la moda. Un cerchio di affetti scelti e protetti con cura, dentro cui ha intrecciato legami profondi, discreti, duraturi. Accanto a lui ci sono sempre stati i familiari più stretti: la sorella Rossana, insieme i due hanno fatto tantissima strada: lei era la sua musa, lui il suo mentore.
Il figlio di lei, Andrea Camerana, nipote prediletto e per anni parte attiva nell’universo professionale della maison; e le due nipoti Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio, amatissimo socio, partner e compagno di avventure, scomparso prematuramente nel 1985 a causa dell’AIDS.
A questa famiglia di sangue, Armani ha saputo affiancare una "famiglia scelta", fatta di legami che andavano oltre il semplice affetto: tra questi, uno in particolare ha segnato la sua vita e il destino della maison, quello con Leo Dell’Orco.
Pantaleo "Leo" Dell’Orco nasce il 2 novembre 1952 a Bisceglie, in Puglia. A dieci anni si trasferisce a Milano con la madre, la nonna e i fratelli. Lavora per anni alla Snam, prima come pubblicitario poi come disegnatore industriale, ma intanto coltiva una passione parallela: quella per la moda, e inizia a posare come modello.
Il destino bussa alla sua porta nel 1976. È un pomeriggio come tanti nei giardinetti di via Tiraboschi, quando il cane di Armani inizia a giocare con quello di un amico di Leo. Nasce così un incontro che cambierà la vita di entrambi. Giorgio ha 42 anni, Leo 24. L’intesa è immediata: due mondi diversi, che però si riconoscono a vicenda.
Poco dopo, Leo entra ufficialmente nell’universo Armani. Non solo come modello (memorabile la sfilata del 1980 al Rockefeller Center di New York, accanto a Iman) ma soprattutto come presenza costante accanto al designer. Quando nel 1985 Armani perde Sergio Galeotti, il dolore è enorme. Leo diventa allora non solo un collaboratore ma un pilastro personale e professionale, capace di reggere il peso dei giorni più difficili.
Da quel momento, i due condividono tutto: la casa, il lavoro, i progetti, i sogni. Sempre nel massimo riserbo, ma con un’intesa che parla da sé. Nel 2021, per la prima volta, Armani e Dell’Orco si tengono per mano in passerella: un gesto piccolo ma potentissimo
Nella sua autobiografia Per amore (2022), Armani non lascia spazio a dubbi: "Pantaleo è la persona cui ho affidato i miei pensieri più privati, personali, di lavoro e non, che ha saputo tenere per sé con grande riserbo". Un concetto ribadito più volte: Leo non è mai stato un semplice collaboratore. È stato il custode dei pensieri più intimi, colui con cui Armani poteva confrontarsi senza filtri. Un amico, un confidente.
Sul piano professionale, Dell’Orco ha avuto un ruolo centrale nell’evoluzione del brand. Da modello è diventato responsabile dell’ufficio stile uomo del Gruppo Armani, contribuendo a definire quell’estetica maschile sobria, elegante e senza tempo che ha reso il marchio inconfondibile nel mondo.
Sempre lontano dalle luci della ribalta, ha incarnato la filosofia del fare più che dell’apparire. "Preferisco stare dietro le quinte e fare le cose importanti da lì", raccontava in un’intervista. Con la scomparsa di Armani, la famiglia, quella di sangue e quella scelta, si stringe nel dolore ma anche nella responsabilità.
E a Leo, Giorgio ha voluto affidare un ruolo preciso anche per il futuro: il 40% del diritto di voto nel nuovo CdA, parte delle quote di EssilorLuxottica e la storica casa di Milano, dove"potrà vivere finché vorrà".