Economia
Esselunga, anche i cinesi la vogliono. Yida mette sul piatto 7,5 miliardi

La cifra record spiazza gli eredi di Bernardo Caprotti, già divisi sul da farsi. Nel testamento, l'imprenditore di Albiate aveva predisposto la vendita
E' proprio il caso di dirlo: Falce e Carrello. I cinesi della conglomerata Yida, gruppo che spazia dal business immobiliare all'energia, avrebbe messo sul piatto ben 7,5 miliardi di euro per Esselunga, colosso italiano della grande distribuzione fondato da Bernando Caprotti, scomparso il 30 settembre del 2016 che ha lasciato quote e gestione in mano alla moglie e ai figli di primo e secondo letto.
Lo riferisce Repubblica che spiega come l'offerta avanzata dal gruppo di Pechino, offerta a nove zeri sotto forma di manifestazione d'interesse vincolante subordinata ad una due diligence, sia il 25% in più di quella confezionata lo scorso anno dai fondi internazionali Blackstone e Cvc che avevano valutato il colosso della Gdo di Caprotti tra i 4 e i 6 miliardi a seconda dell'inclusione o meno dell'attività immobiliare da rilevare insieme alla gestione operativa. Lo scorso anno Esselunga ha fatturato 7,54 miliardi di euro.

Inutile dire che il corposo assegno ha colto di sorpresa e complica la situazione fra gli eredi dell'imprenditore di Albiate divisi fra il mantenimento della gestione del gruppo e la vendita. Opzione quest'ultima desiderata anche da Caprotti che nel testamento aveva dato indicazione sull'identikit del potenziale compratore: deve essere un gruppo industriale internazionale come l'olandese Ahold, da contattare per una cessione in blocco quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati (e pare che ci siamo, visto la sostanziale ripresa economica che sta attraversando il Paese: il Fmi ha stimato recentemente un +1,3% per quest'anno). No una cordata italiana che potrebbe in seconda battuta girare l'affare alle Coop, il grande nemico di Bernardo Caprotti.
Che fare? La figlia di secondo letto Marina, che assieme alla madre Giuliana Albera possiede il 70% del gruppo e il 55 della società che gestisce il business immobiliare di Esselunga (i centri commerciali), sembra oggi più orientata a tenere la proprietà, essendosi trasferita da Londra a Milano per seguire l'attività e continuando a gestire il gruppo in modo familiare sotto la guida di Carlo Salza avendo fatto entrare in Cda come amministratore non esecutivo anche il marito Francesco Moncada di Paternò.

La madre, al contrario, dopo una vita vissuta accanto a un imprenditore oberato di lavoro non sarebbe del tutto convinta, mentre i figli di primo letto Giuseppe e Violetta, che Caprotti aveva in un primo momento coinvolto nella gestione del business, estromettendoli poi e terminando poi la vicenda in tribunale, pare vogliano vendere.
L'offerta dei cinesi è allettante. Oltretutto Marina e la madre Giuliana non possiedono il cash per liquidare Giuseppe e Violetta, che pare ora possano anche contare su una violazione della quota legittima da parte del padre.