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Economia
Europa del debito, riparte la guerra tra falchi e colombe dopo la pandemia
Angela Merkel Mario Draghi 
Lapresse

L'Europa economica è, al momento, in piena “quasi” post Covid, un mix di confusione tra le rigide norme tedesche, l’equilibrio francese e l’innovazione italiana.

L’idea tedesca dell’Europa dalla vecchia fiscalità rigida e controllata è qualcosa di ormai scomparso ma i falchi tedeschi e quelli austriaci stanno ricominciando a volare.

Tanto da far dire al Ministro delle Finanze austriaco Gernot Blümel, in una lettera ai suoi omologhi “di essere preoccupato per chi mette in discussione la rigidità fiscale mentre l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di ridurre il debito".

In tutta altra direzione è invece il nostro premier Mario Draghi, considerato ormai da molti il vero driver dell’Europa post pandemia. Draghi ha chiesto "stimoli aggiuntivi", con l’obiettivo di tornare alla prudenza fiscale solo quando l’economia avrà raggiunto i livelli di attività pre-crisi "Quando il il recupero sarà autosufficiente”.

Queste due visioni, agli estremi , saranno protagoniste del prossimo dibattito di politica economica europea.

Quello che è certo è che la guerra del Covid ha lasciato sula campo, aldilà dei 4 milioni di morti indimenticabili, laceranti ferite economiche, aumentato populismi e diseguaglianze.

La sintesi di tutto questo si muoverà a Bruxelles in una prossima battaglia sulle idee di politica fiscale tra falchi e innovatori/visionari. E alla guida dei falchi l’Austria.

In questo nuovo scenario non poteva mancare la voce del più duro di tutti, l’ex ministro Wolfgang Schäuble che ha detto come "La pace sociale in Europa richieda un veloce ritorno alla disciplina fiscale". Ma questa volta, siccome il disastro ha toccato tutti gli altri paesi, quelli “frugali” come Finlandia, Paesi Bassi e la stessa Germania sono un po’ più cauti sull’immediato ritorno al rigore.

Il vicepresidente della Comunità Valdis Dombrovskis ha dichiarato che si cercherà il consenso per rivedere le regole con l’obiettivo di conciliare la crescita con la sostenibilità fiscale e finanziaria.

Ma quasi tutto nell'UE è fermo, in attesa delle elezioni tedesche di settembre. I Verdi sono in testa, anche se l'alleanza CDU-CSU (a destra) e Liberali (FDP) punta al 40% dei voti, con Verdi e Socialdemocratici un paio di punti indietro.

Tutte le opzioni in ogni caso sono ancora aperte: i tedeschi e austriaci vorrebbero un rapido ritorno alle regole pre-Covid, gli altri, i sudeuropei, vorrebbero tenerle sospese sine die, magari con una riforma del deficit del 3% e del debito del 60% rispetto all PIL. Italia, Francia e Spagna sono per l’ultima opzione e pure la Commissione europea sembra orientata alla prudenza.

Le regole attuali non piacciono a nessuno dei 27, da una parte i falchi vorrebbero meno flessibilità e ancora un “corsetto fiscale” stretto, mentre i paesi sudeuropei vorrebbero meno rigidità.

Sono molti gli osservatori che ritengono il limite del 60% del debito rispetto al PIL possa essere difficile da gestire con il debito attuale ma sarà necessario, in un prossimo futuro, attuare una strategia di graduale riduzione del debito, con obiettivi diversi per ogni Paese.

In ogni caso la battaglia per il danaro è ufficialmente aperta: da una parte i frugali con l’Austria e la Germania in forse a seconda dei risultati elettorali e dall’altra la Francia con l'Italia di Draghi e la Spagna di Pedro Sánchez”.

La guerra e la confusione sono comunque ufficialmente aperte.

 

 

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