Economia
Ex Ilva, Bedrock rilancia e alza la posta: meno esuberi, ma lo Stato dovrà sborsare metà dell'investimento totale
Bedrock migliora l'offerta: accetta 5.000 dipendenti e divide a metà l'investimento. Ora si cerca la quadra su esuberi e aiuti di Stato

Ex ILVA, offerta rivista: meno licenziamenti, ma il fondo USA chiede la metà dell’investimento totale
L’attesa è finita, ma la fumata bianca no. Lo scorso giovedì è arrivata sul tavolo dei commissari e del Governo la risposta di Bedrock Industries, il fondo americano deciso a prendersi l’intero gruppo siderurgico ex Ilva. Si trattava di una proposta rivista al rialzo, nata dopo i malumori iniziali, e che, purtroppo, non ha ancora convinto del tutto.
Come riporta il Messaggero, Bedrock Industries e la cordata Flacks Group/Steel Business Europe sono stati gli unici a manifestare interesse per rilevare tutti gli impianti: Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi. Ma per ora l’attenzione di commissari e Ministero delle Imprese (Mimit) è concentrata principalmente sulla mossa di Bedrock, guidato da Alan Kestenbaum.
Il fondo aveva già chiarito di essere pronto a decarbonizzare gli impianti entro il 2030 con tre nuovi forni elettrici a Taranto, garantendo una produzione di 6 milioni di tonnellate d’acciaio senza bisogno del contestato rigassificatore. Ma le condizioni iniziali erano state giudicate inaccettabili: un’offerta simbolica da un euro per i siti e un maxi-taglio che riduceva il personale dagli attuali 10.000 a soli 3.000 dipendenti, chiedendo allo Stato di coprire la metà dell'investimento complessivo stimato tra i 6 e i 7 miliardi di euro.
Questa settimana, però, Bedrock ha ritoccato l’offerta. In una lettera ai commissari, il fondo si è detto disponibile a mantenere 5.000 addetti e ha proposto di dividere equamente con lo Stato le risorse necessarie per costruire i nuovi forni. Un’apertura non da poco, completata dall’auspicio, sebbene vago, di vedere una presenza pubblica nel futuro capitale dell’acciaieria, oltre alla richiesta di tariffe energetiche calmierate e maggiore flessibilità sulle emissioni (sistema Eu-Ets).
Nonostante questo slancio il rilancio sembra non essere ancora sufficiente. Il nodo principale resta quello degli esuberi: al Mimit, guidato da Adolfo Urso, si punta a ridurre ulteriormente i licenziamenti, anche se la conversione green degli impianti renderà inevitabile un minor fabbisogno di personale entro il 2030.
Per assorbire le ex maestranze, si sta lavorando intensamente sui piani di reindustrializzazione delle aree dismesse di Taranto. L'altro grande ostacolo è la cifra richiesta per l’investimento: Bedrock la ritiene alta in un contesto economico difficile, e il Governo deve muoversi con cautela tra le normative comunitarie per evitare l'accusa di aiuti di Stato.
