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Economia
Fatturazione elettronica bocciata dal Garante della Privacy

I controlli incrociati sui dati delle fatture elettroniche violano la privacy. Sono troppi i dati e le informazioni che l'amministrazione finanziaria pretende di utilizzare nelle nuove analisi del rischio di evasione basate sulle procedure di memorizzazione ed archiviazione delle fatture elettroniche. Nel provvedimento del 9 luglio 2020 emerge nuovamente il dissenso del Garante per la Privacy sulla memorizzazione dei dati delle fatture elettroniche, per un periodo pari ad 8 anni, ai fini di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. In merito allo schema del nuovo provvedimento trasmesso dall’Agenzia delle Entrate, non risulta conforme alla normativa sulla privacy la previsione di memorizzazione, a fini di controllo, dei dati non fiscalmente rilevanti e relativi alla descrizione delle prestazioni Fornite. Ma oltre a questo anche le modalità di trasmissione attraverso lo SDI e gli ulteriori servizi offerti dall’Agenzia (come la conservazione dei dati) presentano criticità per quanto riguarda i profili di sicurezza, a partire dalla mancata cifratura della fattura elettronica, tanto più considerato l’utilizzo della PEC per lo scambio delle fatture, con la conseguente possibile memorizzazione dei documenti sui server di posta elettronica.

Sono circa 2 miliardi le fatture emesse ogni anno, contenenti anche dati di dettaglio - come rapporti tra cedente e cessionari, descrizione delle prestazioni, abitudini di consumo. Si tratta di informazioni sensibili e tutt’altro che rilevanti ai fini fiscali. Questo almeno è quello che pensa il garante della privacy, che per questo motivo ha chiesto all’Agenzia di far sapere con urgenza come intenda rendere conformi al quadro normativo italiano ed europeo i trattamenti di dati che verranno effettuati ai fini della fatturazione elettronica. Alla luce di questo il senatore di fratelli di Italia Andrea De Bertoldi, segretario della commissione finanze e banche, ha dichiarato due giorni fa di voler presentare un interpellanza parlamentare sull’argomento :"Il flop della fatturazione elettronica giorno dopo giorno diventa sempre più evidente. Non bastava il minore gettito di entrate, rispetto a quanto preventivato dal governo, 945 milioni di euro in confronto a 4 miliardi di euro. Adesso il Garante della Privacy ha lanciato l’allarme sulla tutela dei dati personali. Infatti, è risultato che i controlli sui dati delle fatture elettroniche violano la sicurezza personale esponendo al rischio tangibile di profilazione generalizzata tutti i contribuenti. Su questo presenterò un’interrogazione per avere risposte chiare dal governo."

Queste le sue dure parole per decretare quello che molti cominciano a considerare un mezzo fallimento, al di là delle dichiarazioni di facciata di qualche esponente del ministero dell’economia e del governo. La fatturazione elettronica è un progetto che parte dal 2008 e che inizialmente avrebbe dovuto riguardare solo i rapporti con la Pubblica amministrazione, e poi allargato dal governo Renzi anche ai privati fino alla sua definitiva entrata in vigore dal 1 Gennaio 2019, sotto il governo gialloverde, Fin dall’inizio ha suscitato molte polemiche sia fra i professionisti che fra piccole imprese e partite Iva, che hanno dovuto sostenere un grande sforzo per  digitalizzare i propri processi amministrativi. Ora ad un anno e mezzo dalla sia adozione il sistema che nelle intenzioni del governo avrebbe dovuto essere un ulteriore strumento per combattere l’evasione fiscale sembra dare risultati meno entusiasmanti di quelli che erano preventivati. D’altra parte in Europa, solo in Portogallo vige obbligo di fatturazione elettronica fra privati, mentre in Francia e Germania vige obbligatorietà solo per appalti pubblici e rapporti con la PA. Il provvedimento dopo aver suscitato polemiche e pareri contrastanti sia sulla efficaci e sia sui rischi legati appunto alla tutela dei dati, certificati adesso ufficialmente dal garante della privacy. Il provvedimento del Garante è stato inviato anche al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell’economia e delle finanze per le valutazioni di competenza.

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