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Economia
Ferragamo "in vetrina" sul WSJ. Big player del lusso pronti al blitz
Ferruccio Ferragamo, presidente di Salvatore Ferragamo spa

Cambio al vertice, nessuna vendita”, così il mese scorso la famiglia Ferragamo aveva commentato le dimissioni dell’ad Poletto, dichiarazioni a cui la borsa non aveva creduto, perché alla crisi dirigenziale, societaria e sul mancato raggiungimento degli obiettivi, gli operatori avevano risposto comprando, facendo salire sensibilmente il titolo. Parole di questo genere le avevamo sentite e lette esattamente un anno prima quando sul rincorrersi di nuovi rumors di vendita, la famiglia aveva risposto smentendo categoricamente, “saremo bravi azionisti”, ma sempre con garbo come si confà al mondo della moda.

Smentite anche quella volta a cui la borsa aveva fatto orecchio da mercante, tanto da far salire il titolo in poche sedute, da quota 24€ a 29€. Come si dice, non c’è miglior conferma di una doppia smentita. Da ex operatore di borsa che ne ha viste molte, e di dichiarazioni come questa, ne ha sentite ancor di più, mi verrebbe da sospettare che Salvatore Ferragamo possa essere veramente la prossima preda a Piazza Affari, uno dei più grandi deal dello sfavillante mondo della moda, a cui Milano abbia mai assistito.

Smentire, smentire sempre e comunque, funziona così, queste sono le regole sul mercato di borsa, e allo stesso modo nel calcio mercato. Ve le ricordate le dichiarazioni di Luciano Moggi sulla campagna acquisti della Juventus? Dichiarazioni del tipo: a Buffon non siamo interessati, nemmeno a Zidane e Nedved. E poi, Buffon, Zidane e Nedved, dopo qualche giorno li vedevi sfilare davanti a stampa e fotografi con le maglie della zebra. Si fa così, è il protocollo, perché si deve distogliere l’interesse, bisogna raffreddare il tema, gettare acqua sul fuoco anche se è solo la fiammella di un accendino, perché si deve tenere basso il prezzo del cartellino.

Non è poi così differente dal mercato borsistico, non trovate? Si fanno abbaiare i cani, attirando l’attenzione, solo quando ormai la preda è in gabbia, così in un sol colpo si fanno contenti i piccoli risparmiatori che si illudono di aver fatto l’affare e la stampa che crede di aver fatto lo scoop. Questo è lo spettacolo, ma nel concreto, chi ha comprato, lo ha fatto a prezzi di convenienza. Anche perché, già a questi prezzi, poco più di 22€ che corrispondono circa a 3,8 miliardi di capitalizzazione, Ferragamo è una preda da caccia grossa, un boccone che solo gli stomaci delle grandi griffe internazionali possono permettersi di digerire.

Wall Street Journal (ape)
L'home page del sito del Wall Street Journal questo pomeriggio

E allora chi potrebbero essere i cacciatori? Mentre il Wall Street Journal, il quotidiano di riferimento della comunità finanziaria mondiale, ha appena messo in vetrina in prima pagina un resoconto sul momento di debolezza della griffe italiana (vedi foto sopra), Bloomberg, con un articolo dal titolo quanto mai allusivo “I grandi marchi di lusso hanno 22 miliardi di dollari da bruciare”, fa capire la reale potenza da fuoco dei big player del settore: Kering, LVMH, Richemont ed Hermes. I più e forse gli unici titolati a tentare il grande colpo ai gioielli della famiglia Ferragamo.

Le motivazioni sono molto semplici e indiscutibili, come scritto nel titolo, la “cassa” che deve trovare un approdo per creare rendimento, e il boom di attività creato dalla Cina che questa cassa continua a foraggiarla. In parole semplici, queste 4 griffe internazionali sono ormai degli elefanti, che in periodi di tassi zero, sono pronti a spendere, a indebitarsi, per trovare delle opportunità che in questo momento trovano un terreno fertile, un clima favorevole per cui bisogna osare, e soprattutto perché in un mercato sempre più concorrenziale, per sopravvivere devi diventare un gigante sempre più grande.

(Segue...)

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