Economia
Fincantieri, tegola su Profumo. Sui ricavi incombe lo spinoff di Selex

Parigi sogna di dar vita a un Airbus della cantieristica, ma a Leonardo potrebbe non convenire farsi coinvolgere in un matrimonio altamente "politico"
Fincantieri ancora in allungo a Piazza Affari, dove il titolo è ormai attorno sopra gli 1,06 euro, con una performance di quasi il 142% negli ultimi 12 mesi e del 21% circa negli ultimi 3 mesi. Merito delle commesse che il gruppo si è saputo aggiudicare (l'ultima è una nave da crociera che sarà costruita da Vard, controllata di Fincantieri, per un controvalore imprecisato che però gli analisti di Equita Sim stimano possa essere attorno ai 100 milioni di euro), ma anche del venir meno delle tensioni estive che avevano fatto temere uno stop per l'acquisizione di Stx France. Acquisizione che invece si farà, pare, anche se l'obiettivo "diventa più ambizioso", come notano gli analisti di Kepler Cheuvreux dopo l'incontro a Roma tra i ministri economici di Italia e Francia, definito costruttivo da entrambe le parti.

L'idea sarebbe ormai quella di creare un gruppo unico a governance italiana in cui far confluire Fincantieri, Stx France e Naval Group (l'ex Dcns), operante su due rami, quello civile e quello militare, con assetti modulati in base al peso delle rispettive industrie. Per Kepler Cheuvreux il progetto sembra "complesso" e "ambizioso", tanto che per ora gli esperti non modificano il proprio "hold" (mantenere) e il target price di 0,95 euro per azione che ai livelli attuali suona come un mettersi alla finestra. Anche perché da qualche giorno circola la voce di un coinvolgimento di Leonardo nella vicenda.
Alcuni infatti ipotizzano che il Tesoro, azionista di riferimento sia di Fincantieri sia di Leonardo, possa decidere di seguire una logica eminentemente politica (cosa che nell'ambito del settore difesa è un elemento abituale, non solo in Italia) e far confluire il comparto elettronico di Leonardo, che al momento fa capo a Selex ES, e forse la partecipazione del 25% in Mbdo. Questo perché nel settore militare un produttore deve poter offrire non solo scafi, ma anche se non soprattutto sistemi di difesa e attacco all'avanguardia.

Dal punto di vista industriale, in realtà, Leonardo potrebbe limitarsi al ruolo di fornitore di un "prime contractor", ossia del gruppo che dovesse nascere dall'integrazione di Fincantieri, Stx France e Naval Group, come del resto fatto nel caso della maxicommessa da 5 miliardi di euro del Qatar per la fornitura di quattro corvette, un'unità anfibia Lpd (Landing platform deck) e due pattugliatori d'altura, vinta da Fincantieri in consorzio con Leonardo e Mbda (Leonardo fornirà in particolare sistemi e sensori navali di ultima generazione per un valore di 700-800 milioni).
L'ingresso di Leonardo, attraverso lo spinoff e la cessione di alcune sue attività (in cambio evidentemente di una partecipazione al capitale) non sembrerebbe necessario neppure guardando al fatturato sviluppato dalle diverse aziende: Stx France fattura 1,4 miliardi, Naval Group è attorno ai 3,2 miliardi, Fincantieri sta sui 4,4 miliardi, Selex ES vale 10,3 miliardi di fatturato annuo. Il problema è che scorporando per settori, mentre il controllo italiano non può essere messo in alcun modo in discussione nel settore civile (Fincantieri fattura 3,1 miliardi e ha ordini in portafoglio per 24 miliardi, Stx France fattura un miliardo e di ordini ne ha per soli 6 miliardi), in ambito militare Naval Group fattura 2,5 miliardi (su 3,2 miliardi di giro d'affari complessivo), compensando il limitato fatturato, anche in ambito militare, di Stx France (400 milioni).
(Segue...)