Fitch taglia le stime sull'Italia, crescita 2016 all'1% - Affaritaliani.it

Economia

Fitch taglia le stime sull'Italia, crescita 2016 all'1%

Nessun rischio recessione, ma meno crescita sì. Fitch abbassa le previsioni di aumento del Pil per le principali 20 economie del mondo e anche per l'Italia. Nel Global Economic Outlook trimestrale, l'agenzia di rating ha rivisto le stime di crescita del Pil per il nostro Paese a +1% per il 2016, rispetto al +1,3% indicato a dicembre e a +1,3% per il 2017, rispetto a +1,5%. Fitch taglia dal 2,1% all'1,7% la stima sulla crescita per le principali 20 economie del mondo sottolineando tuttavia che non siamo alla vigilia di una nuova recessione mondiale. L'economia globale invece crescerà il 2,5% nel 2016 (precedente stima al 2,9%).

Secondo quanto di legge nel Global Economic Outlook, gli esperti che escludono il rischio recessione, hanno rivisto al ribasso non solo le prospettive sull'andamento dell'economia dei mercati emergenti come Brasile, Russia e Sud Africa, ma anche di quella dei Paesi sviluppati. Brian Coulton, capo economista di Fitch, ha infatti sottolineato come "il rallentamento degli investimenti in Cina e il grosso calo delle spese dei maggiori Paesi produttori di commodity stiano continuando a ripercuotersi sulla crescita economica di tutto il mondo". Facendo riferimento al cosiddetto "Fitch 20", un indicatore dell'andamento dell'economia globale basato su una media calcolata su 20 Paesi tra mercati sviluppati ed emergenti, gli esperti prevedono un aumento del Pil delle economie avanzate all'1,7% nel 2016, in calo rispetto al 2,1%, percentuale ipotizzata a dicembre del 2015.

Gli analisti hanno poi rivisto al ribasso anche le stime di crescita dell'economia degli emergenti dal 4,4% al 4%. Tuttavia, precisano gli esperti, non esiste il rischio di una recessione economica a livello globale. Questo per diverse ragioni. Innanzitutto, si legge nel Geo, perche' le condizioni del mercato del lavoro di molti Paesi sviluppati sembrano abbastanza solide. Inoltre, l'impatto sulla crescita economica delle scelte compiute in materia di politica fiscale dai Governi di questi Stati, al momento, risulta meno restrittivo rispetto a quanto accaduto in passato. In secondo luogo, e' importante tener conto dell'eterogeneita' esistente tra i diversi mercati emergenti.

Ad esempio, Paesi come India, Polonia, Turchia e Corea del Sud, cosi' come la Cina, sono importatori di commodity e quindi traggono vantaggio dalla caduta dei prezzi nell'ambito di questo settore in termini di reddito reale, sottolineano gli esperti. Per quanto riguarda le quotazioni del greggio, gli analisti dell'agenzia di rating prevedono che il Brent si attesti attorno ai 35 usd al barile nel 2016 e sui 45 usd/b nel 2017, in calo rispetto ai 55 e ai 65 usd previsti lo scorso dicembre rispettivamente per quest'anno e per il prossimo. Queste nuove stime, scrivono gli esperti nel Geo, non solo riflettono il forte aumento delle scorte di petrolio, ma soprattutto il deteriorarsi delle aspettative di crescita dell'economia del mondo. La caduta dei prezzi del greggio ha pesato sull'andamento economico di alcuni Paesi come la Russia e il Brasile. Nel primo caso, infatti, il crollo delle quotazioni ha ridotto i redditi delle societa' e ha spinto il Governo di Mosca ad operare una stretta in materia di politica fiscale. Il tutto ha pesato sulla crescita del Pil del Paese.

Gli analisti di Fitch, infatti, hanno tagliato le loro previsioni sulla crescita dell'economia russa dal +0,5% di dicembre a -1,5%. Nel caso del Brasile, invece, gli esperti si aspettano che il Pil del Paese dell'America Latina si contragga del 3,5% nel 2016. Tra le motivazioni che hanno spinto gli esperti a rimettere in discussione le loro valutazioni sull'economia brasiliana, oltre al significativo impatto negativo del calo dei prezzi del petrolio, il clima di incertezza politica e il venir meno della fiducia nelle istituzioni, che hanno provocato un peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro e di quelle di credito. Infine, gli analisti di Fitch hanno abbassato le stime sulla crescita economica di Cina e Stati Uniti.

Per quanto riguarda l'economia di Pechino, secondo quanto si legge nel Geo, questa dovrebbe leggermente rallentare dal 6,3% al 6,2% nel 2016. Il Pil degli Stati Uniti, invece, in scia al calo delle prospettive sull'export e all'indebolimento della domanda registrato nel quarto trimestre del 2015, per quest'anno, dovrebbe espandersi del 2,1%, in ribasso rispetto al 2,5% previsto a dicembre. Anche le aspettative sull'andamento dell'economia dell'area euro sono state modificate secondo aggiustamenti al ribasso, concludono gli esperti.