Focus mercati/ Draghi di nuovo col problema Berlino. E le borse tirano il freno a mano

Ci risiamo. Alla Bce pensavano di aver sterilizzato i malumori per il corso non convenzionale delle politiche dell'istituto centrale da parte del socio scomodo Bundesbank, mettendolo in minoranza nel direttivo e invece lo spettro delle perplessità tedesche è tornato ad aleggiare a Francoforte.
Occhi degli operatori finanziari puntati sulla riunione odierna della Bce, non tanto per un nuovo taglio del costo del denaro, già ai minimi storici (allo 0,5%) e che il presidente Mario Draghi ha mantenuto inalterato, quanto per capire se il banchiere centrale metterà in campo nuove misure non convenzionali per favorire la trasmissione degli effetti della politica monetaria espansiva nei Paesi periferici dell'eurozona. In primis, il piano per facilitare il credito alle imprese attraverso la riattivazione del mercato delle cartolarizzazioni dei prestiti bancari (Abs) e i tassi negativi sui depositi della banche presso l'Eurotower. Per alcuni analisti, però, Draghi tirerà i remi in barca. Insomma, ha di nuovo le mani troppo legate da lacci teutonici.
Sulle mosse della Bce pesano le imminenti decisioni della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del programma di acquisto dei bond sovrani (Omt) e le perplessità tedesche sulle misure non convenzionali della Bce e così le borse europee tirano il freno a mano e viaggiano contrastate. Milano lascia su terreno lo 0,2%. Londra invece guadagna lo 0,11%, Parigi lo 0,32%, Francoforte lo 0,14%, Madrid lo 0,79%. Tra le blue chip milanesi si mettono in evidenza Mps (+2,1%) e Telecom (+1,4%), mentre Fiat cede l'1,3%.

Eppure l'appuntamento di oggi della Bce potrebbe rivelare qualche sorpresa nelle informazioni che saranno fornite in conferenza stampa agli investitori da parte di Draghi. Non solo perché sono previste, come ogni trimestre, le proiezioni dello staff tecnico della Bce su crescita e inflazione, ma anche perché la banca centrale sta valutando se portare sotto zero il deposit facility rate ora nullo. Alcune autorità monetarie di piccoli Paesi del Vecchio Continente come la Danimarca attualmente e la Svezia negli anni più difficili della sua crisi, non hanno esitato a portarlo in terreno negativo, costringendo così le aziende di credito a pagare la banca centrale per poter detenere presso di lei depositi invece di riceverne, come avviene in tempi "normali" in cui l'interbancario funziona e il premio per il rischio sovrano viaggia su livelli accettabili, un piccolo rendimento.
Il punto è cosa possa succedere con tassi sotto zero, se un flusso delle risorse verso altri impieghi (non necessariamente "reali") o, al contrario, una distruzione della liquidità, verso la quale la Bce ha un ruolo piuttosto passivo, a differenza della Federal Reserve degli Usa. Non secondarie, infine, potranno inoltre essere le dichiarazioni di Draghi sull'Unione bancaria, che ora registra le perplessità di alcuni stati di Eurolandia, e sui prestiti bloccati alle piccole e medie imprese dei paesi periferici, il principale intoppo dell'attuale politica monetaria.