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Economia
Generali, Donnet prepara nuovo piano. I soci italiani superano quelli esteri


TRIESTE - Donnet avanza spedito nella realizzazione del piano industriale, già con un occhio alle nuove strategie delle Assicurazioni Generali. Strategie che verranno presentate al mercato il prossimo 21 novembre e che, oltre a registrare una maggiore attenzione all’ambiente (nell’assemblea a Trieste ha tenuto banco il tema delle polizze della compagnia nei confronti del settore carbonifero dopo il blitz di Greenpeace in apertura dei lavori) saranno basate su un’ulteriore “ottimizzazione finanziaria, espansione profittevole e trasformazione” del gruppo.

Negli ultimi sei anni, le Generali hanno messo a segno un profondo cambiamento prima della struttura finanziaria attraverso un intervento sul patrimonio (con 4 miliardi di dismissioni) e sul debito. Successivamente hanno messo mano alla presenza geografica della compagnia sui mercati esteri (dai 69 Paesi del 2011 ai 60 attuali) per concentrarsi sulle aree a maggiore redditività. Operazione che si è accompagnata a una trasformazione della macchina operativa, cambio di marcia improntato a una maggiore digitalizzazione che ha cercato di cogliere le maggiori opportunità offerte della data analisys.

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Il group Ceo delle Generali Philippe Donnet

"Siamo in linea e in alcuni casi in anticipo con gli obiettivi del piano che si conclude quest'anno: abbiamo raggiunto eccellenti risultati grazie alle azioni strategiche che abbiamo implementato. Tutto ciò ci consente di proporre un dividendo in aumento del 6%”, ha esordito infatti Donnet che ha ricordato come l'efficacia del piano strategico sia riconosciuta anche dal mercato, visto che dall'Investor Day di novembre 2016 (data in cui fu illustrato al mercato per la prima volta l’ultimo piano), il titolo è cresciuto del 40,7% contro il +18,4% dello Eurostoxx di settore. 

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Il banchetto degli attivisti di Greenpeace lasciato fuori alla Stazione Marittima di Trieste che ha ospitato l'assemblea annuale delle Assicurazioni Generali

”Un'inversione di rotta importante rispetto agli ultimi 10 anni, se si pensa che da aprile 2008 a novembre 2016 il titolo stesso aveva perso il 59,5% contro il -8,8% del comparto”, ha aggiunto il top-manager francese. Il numero uno del Leone ha spiegato che le leve azionate per completare i target 2015-2018 (al momento 3,7 miliardi di dividendi distribuiti contro un obiettivo di 5 miliardi, flusso di cassa operativo netto cumulato di 5,8 miliardi nel 2017 a fronte di 7 miliardi a fine piano e Roe operativo medio del 13,7%, già sopra l'obiettivo minimo del 13%) sono “l’ottimizzazione della presenza internazionale, la razionalizzazione della macchina operativa e il rafforzamento dell’eccellenza tecnica”.

Sul primo punto, Donnet ha spiegato ai soci di aver “già raggiunto il target di un miliardo di proventi di cassa da dismissione, arrivando a 1,1 miliardi grazie alla vendita del Belgio resa nota ieri, e ulteriori operazioni saranno annunciate a breve”. Secondo quanto fissato nel 2016, restano ancora da vendere controllate in 6 Paesi e, sul tavolo, c’è anche l’opzione dismissione per Generali Leben, la controllata tedesca “ non profittevole e con scarse potenzialità” che rappresenta il 30% del portafoglio delle polizze vita in Germania. Polizze comunque già messe in run-off (bloccando quindi la vendita dei nuovi contratti). Operazioni che potrebbero arrivare da qui a giugno e che andranno ad aggiungersi agli 1,1 miliardi già incassati dalla compagnia.

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Il blitz degli attivisti di Greenpeace prima dell'apertura dell'assemblea delle Assicurazioni Generali, alla Stazione Marittima di Trieste

Sulla seconda leva, il Ceo, oltre aver illustrato in sintesi gli interventi messi a punto in Germania (“abbiamo semplificato i processi, rafforzato il marchio Generali, consolidato la rete distributiva e migliorato la nostra offerta di prodotti”), ha spiegato che le Generali hanno "già centrato con due anni di anticipo la riduzione nominale dei costi nei mercati maturi di 200 milioni".

IL NOCCIOLO DURO TRICOLORE/ Dal libro soci delle Generali, emerge che il gruppo Caltagirone e i Benetton (tramite Edizione Holding) detengono rispettivamente il 4% e il 3,04% di Generali.  In assemblea, però, la partecipazione depositata dalla famiglia di Ponzano risulta leggermente inferiore (al 2,99%), in quanto gli acquisti dello 0,05% sono stati successivi al record date dell'appuntamento assembleare. Tra gli altri soci sopra il 3%, ci sono Mediobanca (12,95% del capitale, rispetto al 13% - da far scendere secondo il piano di Piazzetta Cuccia al 10% - indicato nell'ultima trimestrale della banca per effetto della recente emissione diluitiva di oltre 3 milioni di azioni della compagnia assicurativa, legata al piano di incentivazione di lungo termine) e Leonardo Del Vecchio (al 3,15%).

Infine, l’eccellenza tecnica. “Nel ramo Danni, Generali ha un combined ratio di gran lunga migliore tra i concorrenti. Nel ramo Vita continuiamo a puntare su soluzioni che ci permettono di migliorare qualità e redditività del nostro business”, sono state le parole di Donnet.

In attesa di conoscere le strategie del nuovo piano (verrà presentato a Milano, nel nuovo quartier generale di Citylife), il capo del Leone ha concluso il proprio intervento illustrando le ulteriori tre leve che verranno azionate per “creare valore nel lungo periodo”. La prima, è il “ribilanciamento del portafoglio, ad esempio riducendo le garanzie medie in un contesto di tassi bassi. Abbiamo deciso di rafforzare le nostre competenze nella gestione degli attivi e del risparmio e di potenziare l’offerta Danni, Unit Linked e protezione”. Una strategia che “sta funzionando”.

“Nel 2017 - ha spiegato infatti Donnet - il tasso garantito medio del nostro portafoglio si è ridotto di 20 punti base, le riserve a basso assorbimento di capitale sono cresciute di 4,5 punti percentuali. In più il business dell’asset management ha registrato un aumento dei suoi profitti in Europa dell’81%”. Le altre due leve sono “le innovazioni a favore di clienti e distributori” e il “rafforzamento del marchio”.

No comment poi sul rumor di una possibile partnership distributiva con Poste Italiane. "Non commentiamo mai le indiscrezioni circa possibili accordi commerciali con parti terze", ha sentenziato Donnet rispondendo a un socio a una domanda sul tema. "E' importante chiarire - ha aggiunto - che qualunque strategia presente e futura terrà sempre in grandissima considerazione il canale agenziale, che ha sempre avuto e avra' sempre un ruolo centrale nella nostra distribuzione di Generali in Italia".

In un’assemblea che ha visto un calo della presenza degli investitori istituzionali esteri (dal 24,37% del 2017 al 22,91% per la mancanza, fanno notare dal gruppo, del rinnovo degli organi sociali) superati da quelli italiani (al 23,12% contro il 19,79% del 2017, grazie all’ingresso nel capitale dei Benetton e al rafforzamento di Caltagirone al 4%), le Generali, com’è successo nei rispettivi Paesi anche per Allianz e Axa, sono finite nel mirino degli ambientalisti.

Prima dell’apertura dei lavori assembleari, gli attivisti di Greenpeace Italia si sono arrampicati infatti sul tetto della Stazione Marittima e hanno calato uno striscione con la scritta “Generali basta assicurare carbone e cambiamenti climatici”. "Chiediamo a Generali di smettere di assicurare le  miniere e le centrali a carbone in est Europa e Polonia”, ha affermato Luca Iacoboni, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace.

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Gabriele Galateri


Gli attivisti di Greenpeace hanno poi portato dei sacchi di carbone all'ingresso dell'edificio  dell'assemblea per protestare contro gli investimenti  del gruppo nella fonte fossile chiudendo l'area con transenne e  un cartello con la scritta "Attenzione: cambiamenti climatici in  in corso". Nella sede stavano già iniziando ad arrivare gli azionisti e le transenne sono state quindi spostate dai manifestanti per consentire l'accesso alla sede. 

Generali, da parte sua, ha ricordato di aver approvato a febbraio in Cda una strategia sui cambiamenti climatici e il business sostenibile, in linea con i principi del Global Compact e della Paris Pledge for Action definita nell'ambito di Cop 21, in cui sono previste azioni sugli investimenti del gruppo. L'obiettivo è di aumentare  l'esposizione verso attività green e disinvestire  progressivamente dalle società legate al carbone. Una strategia che poi, con una nota, Greenpeace ha definito “insufficiente”. In assemblea, poi, alcuni soci hanno toccato nuovamente il tema ambientale con ulteriori richieste alla compagnia, a dimostrazione del fatto che sul tema il mercato inizia ad essere molto attento.

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