Economia
Generali,le stoccate di Nagel a Greco.I veri motivi dell'addio del Ceo

Generali, la verità di Nagel. Mario Greco ha lasciato la guida della compagnia assicurativa non per via di incomprensioni con i grandi soci della compagnia, nè per un mancato appoggio di questi ultimi a presunti piani di espansione, bensì per una legittima aspirazione del top manager a guidare il turnaround di una compagnia europea di maggiori dimensioni (come Zurich), ruolo che gli si attaglia particolarmente.
Alberto Nagel numero uno di Mediobanca, primo azionista delle Generali con il 13%, smonta nel corso della conference call con gli analisti sui risultati della semestrale della propria merchant bank, le ricostruzioni del Sole 24 Ore sulle reali motivazioni dell'addio del group Ceo delle Generali alla compagnia triestina. E riserva pure una stoccata all'ex numero uno del Leone, manager più avvezzo alla ristrutturazione, un tagliatore si direbbe sul mercato, che alle strategie di crescita.
Le indiscrezioni hanno indicato nei rapporti tra i due capi azienda il principale motivo che avrebbe spinto Greco a non rendersi disponibile per un nuovo mandato e trasferirsi alla guida della concorrente elvetica a partire da maggio. Nei confronti dell'ormai ex capo delle Generali, Nagel ha infatti ribadito che Mediobanca "ha sempre avuto un comportamento supportive. Nel frattempo si è tuttavia liberata una posizione alla guida di un gruppo competitor ed è legittimo che Greco abbia avuto l'aspirazione di andare a svolgere un'attività di turnaround che gli si attaglia particolarmente. Come noto, per firmare un contratto bisogna essere in due; per quanto mi riguarda, non ci sono mai state differenze di vedute o confronti che non abbiano portato a condividere le decisioni".
Le motivazioni dell'uscita di Greco dal gruppo triestino, ha puntualizzato poi Nagel, "non vanno quindi cercate in incomprensioni o in cambi di strategia che non sono state posti, nè tanto meno" in una presunta richiesta di appoggio non avallata a "operazioni di crescita, anche perchè Greco in questi anni ha fatto per lo più ristrutturazione di portafoglio". L'ex group Ceo, ha detta di Nagel, "ha un profilo più adatto per una situazione di turnaround che di crescita. Lo si evince anche dalle sue precedenti esperienze, dove ha cambiato dopo pochi anni e spesso in polemica".
Nel ricostruire l'ultimo anno di attività di Greco alle Generali, da quando ciè si è entrati nella trattativa per il rinnovo del mandato dell'amministratore delegato, il Sole 24 Ore ha aggiunto ulteriori particolari che rafforzano le ipotesi sullo scontro tutt'altro che secondario tra Lorenzo Pellicioli, espressione dell'azionista Drago (gruppo De Agostini) e Mediobanca, da una parte e l'ex Ceo, difeso invece da altri azionisti della compagnia come Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone.
Il quotidiano di via Monterosa parte dalla proposta fatta a Greco a maggio dello scorso anno di un rinnovo contrattuale (da aprile di quest'anno) per un solo mandato in modo da farlo dimettere (richiesta al termine del prossimo triennio della ricerca di un giovane successore, con la contestuale introduzione di un limite statutario - a 60 anni - sull'età del Ceo). Proposta che all'interno di un rapporto già difficile per le differenze caratteriali logora definitivamente la fiducia fra il top manager e il responsabile del Comitato nomine del Leone.
Il Sole ricorda poi gli scontri, sempre fra Greco e Pelliccioli, sulla vecchia gestione delle Generali, che vedeva al comando l’ad Giovanni Perissinotto, affiancato dal direttore finanziario Raffaele Agrusti. Manager autori, oltre all'operazione Toro, di alcuni investimenti (con parti correlate) con il gruppo De Agostini. Dossier al termine del quale il group Ceo ha convinto il board a promuovere una causa civile contro gli ex vertici del Leone, ovviamente mal digerita da Pelliccioli (il suo è stato l'unico voto contrario).
Ma dietro alle divisioni tra Greco e Pellicioli, secondo il Sole 24 Ore, ci sono anche operazioni nuove, come la fusione fra la compagnia di Piazza Dica degli Abbruzzi e Zurich, colpita nel 2013 dalla perdita del chief financial officer Pierre Wauthier, morto suicida e dalle dimissioni del presidente Josef Ackermann. Nozze difficili da portare avanti non solo per questioni regolatorie, ma anche per l'ovvia opposizione dell'azionista di maggioranza Mediobanca che, assieme agli altri azionisti italiani, avrebbe anticipato di molto l'allentamento della presa di potere su Trieste da parte del nocciolo duro dei soci tricolori.
Mediobanca, che si prepara a vendere parte delle quota nel Leone in conseguenza del quadro di norme di Basilea 3, conclude poi il Sole 24 Ore, “ha un solo modo per cercare di mantenere il controllo di Generali dopo aprile (quando saranno rinnovati i vertici, ndr): spingere per una modifica dello statuto che affidi al Cda uscente, nato dalla lista preparata a Piazzetta Cuccia, il compito di formulare le raccomandazioni per una nuova lista popolata da figure devote, o non ostili, alla banca d’affari milanese”. E Greco non è certo un manager facilmente malleabile. Da qui, meglio la sua uscita anticipata che la milionaria offerta di Zurich ha forse accelerato.