"Un’opportunità offerta su un piatto d’argento a Generali che il Leone, con un Bedoni messo con le spalle al muro dall'Ivass e, complice il coronavirus, quasi sotto nemesi storica per la vicenda Minali, ha immediatamente colto, fermandosi a un soffio dalla soglia dell’Opa. Un’opportunità che si configura come una svendita di Cattolica". Riassume così ad Affaritaliani.it un manager assicurativo di lungo corso l’operazione che ha portato la compagnia guidata da Philippe Donnet a decidere di entrare con il 24.5% nel capitale del competitor nordestino con cui il Leone in passato ha già fatto affari (nel 2013 gli ha ceduto la controllata Fata).
E’ vero infatti che Generali, spiegano altre fonti finanziarie vicine all’operazione, paga le azioni di nuova emissione con un premio molto alto (l’aumento di capitale da 300 milioni è del 53% sopra ai prezzi di mercato del 24 giugno, giorno in cui il Cda ha deliberato il deal), ma visti i fondamentali solidi di Cattolica, a cui l’Ivass ha chiesto di riportare il Solvency II al 172% solo per la crescita dello spread e il crollo dei mercati post-Covid, per la compagnia guidata da Philippe Donnet le opportunità da far fruttare sono molte. E già nel breve.
Innanzitutto, oltre ad alcuni manager ex Generali che ora sono già di base a Verona, arrivati nella città scaligera con l’approdo dell’ex Cfo del Leone Alberto Minali, le due compagnie sono originarie del Nordest e quindi permeate da una cultura aziendale con molte somiglianze. Fattore importante, spiegano le fonti, per dare esecuzione a quella partnership strategica industriale e commerciale, di cui parla la nota con cui la compagnia triestina ha annunciato l’operazione al mercato.
In secondo luogo, Cattolica, l’ottavo operatore sul mercato assicurativo italiano con una quota del 3,9% (Generali è il primo con una quota del 15,9%), è un gruppo che si sviluppa soprattutto nell’Italia centro-settentrionale con un forte presenza in Veneto e in Lombardia, dunque le aree ricche del Paese da cui il Leone, grazie alle piattaforme e ai servizi offerti, riuscirà ad estrarre più valore in una logica di cross-selling, logiche che nel lungo periodo potranno innescare anche fenomeni captive sulla base clienti del gruppo guidato da Carlo Ferraresi. Un rafforzamento in quell’area indicata anche dall'ultimo piano industriale (l'Europa).
In più, anche se la partnership “ha durata pluriennale”, Generali, specialmente nell’asset management, la grande gallina delle uova d’oro per i ricavi commissionali in tempi di tassi a zero (sempre focus anche dell'ultimo piano industriale al 2021), grazie alla gestione di patrimoni di terzi (e in questo caso ricchi vista l’area in cui insiste Cattolica) su cui Donnet ha deciso di puntare nell’ultimo piano industriale, riuscirà a produrre effetti concreti sul conto economico fin da subito.
Infine, spiegano le fonti, oltre all’apporto nel gestito di Generali Asset Management al portafoglio investimenti di Cattolica, gli aspetti industriali della partnership si concretano nel ramo Danni, nell'Internet of Things dove Donnet metterà a servizio dei clienti di Cattolica la piattaforma sviluppata da Generali Jeniot per lo sviluppo del business telematico auto, casa, pet e imprese, nel business salute con l'estensione alla clientela di Cattolica dei servizi di Generali Welion in ambito salute, attualmente non offerti da Cattolica, e nell'esternalizzazione di parte dei servizi di liquidazione e assistenza da parte di Cattolica sempre a Generali Welion. Nella riassicurazione, poi, è previsto un accordo di collaborazione tra Cattolica e Generali, con Generali principale partner in relazione ad una quota dei rischi da riassicurare.
Il presidente di Cattolica Assicurazioni Paolo Bedoni
Come ricordano gli analisti di Equita Sim, per Generali “l'operazione non è rilevante (2% della capitalizzazione di mercato e il 10% della cassa a disposizione per le operazioni di crescita, ndr) e permette di rafforzare la presenza in Italia, nel ruolo di primo azionista di uno dei principali player domestici”.
Insomma un chippino, che porterà fin da subito in dote molti frutti nel principale mercato core e nelle casse della compagnia triestina. E nel futuro, chissà, c'è già chi parla di fusione, inglobando Cattolica, come fu per Ina, Toro e Alleanza.
@andreadeugeni
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