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Economia
Germania, regole europee e Lagarde: il testamento di Draghi per la crescita

"La politica di bilancio deve dare un contributo più decisivo" al superamento delle difficoltà attuali. Su questo il consenso dei governatori Bce "è unanime". Mentre la Bundesbank certifica che "l'economia tedesca è entrata in una lieve recessione tecnica negli ultimi tre mesi fino a settembre", Mario Draghi si congeda dall'Europarlamento, dove ha tenuto la sua ultima audizione da presidente della Bce (la prossima a parlare per l'Eurotower davanti agli eurodeputati sarà Christine Lagarde), chiedendo alla Germania di aprire i cordoni della Borsa e di spendere facendo deficit (deficit spending) e all'Ue di rivedre progressivamente le regole sui parametri di bilancio che attivando l'austerity non hanno funzione anticiclica. E quindi non attivano la crescita. Una sorta di testamento prima di passare la mano perché nell'Eurozona "i recenti indicatori economici prospettivi come gli ordini per l'esportazione del settore manifatturiero non mostrano segni convincenti di ripresa della crescita nel prossimo futuro e la bilancia dei rischi per le prospettive di crescita economica resta orientata verso il basso".


 

Insomma, mentre la Bce continuerà a fare la sua parte con la politica monetaria che resterà "accomodante per un periodo di tempo prolungato", Draghi si rivolge a quei "governi (come Berlino, ndr) con spazio di bilancio che stanno fronteggiando un rallentamento dell'economia" e "che devono agire in modo effettivo e rapidamente, dati l'indebolimento delle prospettive economiche e la continua prominenza dei rischi di peggioramento". Tanto, è il ragionamento del banchiere centrale dell'Eurotower, in questi Paesi la sostenibilità di bilancio è assicurata e "l'efficacia potenziale della politica di bilancio anticiclica è rafforzata nell'attuale contesto, dato che i moltiplicatori fiscali sono più alti in un quadro di bassi tassi di interesse". Cioè indebitatevi e spendete e investite, perché, in questa situazione macro, i ritorni sulla crescita sono assicurati.

 

Ovviamente questo vale per i Paesi da sempre formica come la Germania, non invece per i Paesi cicala come l'Italia che devono rispettare, "dato l'alto debito pubblico gli obiettivi di bilancio in termini  (di deficit, ndr) strutturali" e mettere in campo "politiche prudenti". 

Sul fatto di "usare gli spazi fiscali disponibili" in maniera anticiclica, assicura Draghi facendo riferimento anche alle voci discordanti in seno all'Eurotower su alcuni aspetti delle ultime decisioni di politica monetaria, il consenso dei governatori Bce "è unanime". Meno unanime è stato, appunto, il consenso alla ripresa del quantitative easing a cui sono infatti seguite le dichiarazioni contrarie espresse dai responsabili delle banche centrali di Olanda e Germania dopo l'ultima riunione del Consiglio Direttivo. Dichiarazioni che Draghi, abbandonando la tradizionale discrezione, ha criticato per la "forma in cui il dissenso viene reso pubblico". Per il banchiere, infatti, "bisogna fare molta attenzione a non minare l'efficacia delle decisioni". 

Infine, Draghi ha riservato qualche consiglio anche per la collega Lagarde, dopo che la futura presidente della Bce, sempre nell'audizione al Parlamento europeo, aveva parlato della Bce come "ponte" con l'opinione pubblica indicando che la banca centrale deve parlare direttamente con i cittadini per spiegare le sue scelte. 

"Si dice che un banchiere centrale non deve parlare solo ai mercati e ai banchieri, che deve avere un linguaggio del popolo, sono d'accordo - ha spiegato Draghi a questo riguardo - ma sarei cauto: è molto importante mantenere una sottile distinzione tra il central banking e i politici perchè è molto facile, usando il linguaggio popolare, entrare in un terreno che non è più quello della banca centrale, ma diventa terreno politico e questo è un danno per le banche centrali".

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