Economia
Giannola (Svimez): un Patto tra Centro-Nord e Sud come negli anni '50 e '90

La proposta ad un seminario della Cgil sull'autonomia rafforzata. "E' una bomba ad orologeria alle fondamenta dello Stato ed a pagarne sarebbero le imprese".
Un nuovo Patto tra Centro-Nord e Sud, come avvenne negli anni ’50 e ’90. E’ quanto propone la Svimez per superare il forte divario tra le due aree del Paese. “Il dibattito sul regionalismo a geometrie variabili è rimasto per troppo tempo ai margini del dibattito pubblico e ora se ne continua a parlare in riunioni riservate”. Il presidente della Svimez, Adriano Giannola (nella foto), intervenendo al seminario Cgil sull’autonomia rafforzata, ha rilevato come, man mano che è trascorso il tempo, la parte più forte del Paese, il Nord, si sia trovato ad essere sempre più debole reagendo in modo sempre più aggressivo. “Questa -spiega- è la bomba ad orologeria piazzata alle fondamenta del nostro Stato”.
Il presidente dell’organismo romano ha sottolineato che, come sosteneva la legge 42 del 2009, fatta dal senatore leghista Calderoli, ministro delle Riforme nel governo Berlusconi, norma peraltro mai applicata, “è lo Stato che deve assumersi la responsabilità di fare la perequazione tra aree forti ed aree deboli”. Secondo il professore, “Cgil e Svimez condividono la tesi in base alla quale è la spesa storica a determinare differenze nei diritti essenziali di cittadinanza, in quanto cristallizza la diversità degli stessi”. Oggi, ha incalzato Giannola, siamo in presenza di una vera e propria eutanasia della questione meridionale, che soffre per l’emigrazione del capitale umano e le trasfusioni di sangue in termini di finanziamenti dal Sud verso il Nord. Quello che occorre in alternativa, secondo il presidente Svimez, è un nuovo Patto tra Centro-Nord e Sud, come avvenne negli anni ’50 e ’60, che, guarda caso, furono proprio il periodo in cui il divario tra le due Italie era minore. “Poiché più va in crisi il Mezzogiorno, più questa crisi si riverbera sul Settentrione ha concluso Giannola- bisogna puntare tutti insieme a fare del Sud il baricentro di un modello di sviluppo attorno al Mediterraneo”. Ragionando in termini generali, l’economista ha ribadito che l’Italia ha bisogno di uscire dalla crisi. Ma non in questo modo. Seguendo la logica dell’autonomia rafforzata, la crisi verrebbe radicalizzata ed il Mezzogiorno rischierebbe di trasformarsi in una polveriera, gravato da una rappresentazione caricaturale. Con le imprese che potrebbero essere le prime a pagare lo scotto di questa impostazione.