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Economia
Il coronavirus colpisce Autostrade. Meno mobilità e riduzione dei ricavi

 

Altro che “cigno nero”: quella abbattutasi sul gruppo Benetton è una vera e propria “tempesta perfetta”. Il gruppo di Ponzano Veneto da tempo ha diversificato le sue attività focalizzandosi sul settore delle infrastrutture legate alla mobilità: solo per rimanere in Italia la rete di Autostrade per l’Italia, i pedaggi di Telepass, gli immobili di Grandi Stazioni, i punti di ristoro di Autogrill, gli Aeroporti di Roma fanno tutte riferimento, direttamente o indirettamente, al gruppo.

 

Il problema è che con l’espandersi dell’epidemia di coronavirus in Italia sarà inevitabile registrare un calo dei volumi di traffico oltre che dei consumi fuori casa, cosa che farà diminuire ricavi, flussi di cassa e utili della holding infrastrutturale Atlantia (che fa capo per il 30,25% alla holding Edizione Srl) che nel 2018 aveva ricavato 4 miliardi di ricavi dalle autostrade italiane, 1,24 miliardi dagli aeroporti italiani e 208 milioni da Telepass per un totale di quasi 5,5 miliardi su 11,4 miliardi complessivi.

 

Cifra che non tiene conto del miliardo di ricavi di Autogrill (controllata al 50,1% direttamente da Edizione Srl), né degli immobili di Grandi Stazioni (partecipata al 13,084% da Sintonia tramite Eurostazioni). Gli investitori nell’incertezza sull’impatto effettivo (e sulla durata di tale impatto) della vicenda coronavirus sui business che ruotano attorno alla mobilità in Italia (ma anche all’estero, dove pure sono presenti i Benetton con investimenti nel settore aeroportuale e autostradale), hanno preferito vendere.

 

Gli effetti sulle quotazioni di Atlantia e Autogrill non si sono fatti attendere. Atlantia il 31 gennaio, il giorno dopo la conferma del primo caso italiano di coronavirus, quotava 22 euro per azione mentre oggi oscilla poco sopra i 19 euro, con un calo di circa il 14%, la metà circa del quale dovuto al nuovo “tonfo” di borsa odierno.

 

Sul titolo pesa certamente, oltre ai potenziali contraccolpi dell’epidemia, il continuo aleggiare dello spettro di una revoca delle concessioni di Autostrade per l’Italia, in assenza, finora, di una risposta del governo alla “proposta transattiva” richiesta dal premier Conte la scorsa settimana e presentata da Ponzano Veneto pochi giorni dopo.

 

Proposta che consisterebbe nel creare un fondo in cui Atlantia conferirebbe il controllo di Autostrade per l’Italia, trasformandosi da azionista a “quotista”, ed in cui sarebbero poi conferiti, in cambio di quote del fondo stesso, gli asset autostradali (quote di tratte autostradali) e aeroportuali (società di gestione degli aeroporti di Trieste, Milano, Torino, Bologna e Alghero) facenti capo al fondo infrastrutturale F2i, che vede Cassa depositi e prestiti (controllata all’82,77% dal Tesoro) uno dei suoi investitori di riferimento.

 

Autogrill dal canto suo si trovava sui 9 euro, è riuscita a mantenere tale livello sino alla sera del 21 febbraio, ma alla notizia della prima vittima italiana da coronavirus (registrata appunto nella notte tra il 21 e il 22 febbraio) ha poi perso rapidamente quota ed ora tratta poco sopra i 7,2 euro per azione, in questo caso con un calo del 20% che sembra tener conto della maggiore presenza internazionale (in particolare dell’esposizione all’Asia) e al settore aeroportuale.

 

Quest’ultimo è se possibile ancora più a rischio rispetto al trasporto su gomma o su rotaia: la Iata, l’associazione internazionale del trasporto aereo, stima infatti perdite sino a 29 miliardi di dollari per il settore a livello mondiale (per il quale l’Asia rappresenta ormai il 35% dei volumi di traffico). Per fare un paragone, nel 2003 a causa dell’epidemia di Sars le perdite furono quantificate in 6 miliardi di dollari.

 

 

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