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Economia
Il giochino di Renzi sul Pil 2014. Crescita 2015 più alta col ritocco

Renzi si è fatto beccare dagli economisti. Non è passata inosservata agli occhi più attenti la sua (quasi) manina, ma che in realtà è stata una lecita revisione statistica da parte del Ministero dell'Economia, ovviamente non sbandierata ai quattro venti e servita per non smascherare una politica economica che non sta certo dando i frutti sperati. Gli esperti si sono accorti del silente passaggio e hanno informato la comunità virtuale su Twitter. L'operazione in questione è la revisione al ribasso del Pil del 2014, che si è espanso di meno perche il Tesoro si è accorto di aver risparmiato sul monte spesa pubblica una manciata di miliardi nel 2014.

Così, a marzo dello scorso anno il Pil 2014 era stimato in due miliardi più di quello che poi Istat e Tesoro hanno messo per iscritto pochi giorni fa. Vabbè, si dirà. Pochi spiccioli e il passato è passato. Contabilità su cui Bruxelles non sguinzaglia più nemmeno i suoi occhiuti burocrati.

Peccato che questa operazione è servita a salvare la faccia a Renzi, che, come ha anche manifestato lo stesso premier durante l'ultima assemblea nazionale a Roma, inizia a esser preoccupato per la mancanza di percezione da parte dell'opinione pubblica dei reali progressi dell'azione politica. Miglioramenti che, seppur piccoli, dopo due anni di lavoro ci sono. Ma impercettibili nella vita di tutti i giorni. Rivedendo al ribasso il dato del 2014, il numero finale sulla crescita del Pil del 2015 è risultato essere più alto (dallo 0,6% allo 0,8%). Renzi, accusato da più parti di annuncite, ha potuto così non incappare in una sconfitta politica.

A maggior ragione, il pericolo è stato scampato se si considera anche che il presidente del Consiglio è andato tutto l'anno in giro a sbandierare trionfalmente che il prudente 0,7% iniziale stimato ad aprile nel Def 2015 sarebbe stato rivisto al rialzo. Revisione arrivata (allo 0,9%) puntualmente dopo l'estate, accompagnata anche da proclami su un chimerico 1% già da scontare grazie alle condizioni internazionali da golden age (petrolio low cost, costo del denaro a zero e euro debole salva-esportazioni) di cui godono gli Stati membri di Eurolandia. 

Per Palazzo Chigi è stato importante mettere in sicurezza l'effetto risultato anche alla luce di due contingenze. La prima è la complessa trattativa che Roma sta portando avanti con l'Ue per le manovre dei prossimi due anni. Manovre il cui destino dipende anche dalla flessibilità sui parametri europei concessa per le riforme messe in cantiere dall'Italia. Anche lì ballano delle manciate di miliardi e qualche decimale potrebbe esser decisivo nell'evitare correzioni in corso d'opera.

La seconda è il progressivo rallentamento che l'Italia sta nuovamente sperimentando nella crescita del Pil dal secondo semestre 2015. Rallentamento su cui incombe ora lo stop a febbrario, stando a quanto previsto ieri dal Centro Studi della Confindustria, della produzione industriale (-0,4% su gennaio). Sarà per questo che Renzi si sta dando parecchio da fare per riuscire ad anticipare il taglio dell'Irpef, stupendo tutti con l'ennesimo annuncio sorpresa?  Se solo l'Europa scordasse il rigore....

  

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