Economia
Il lusso europeo arranca a fatica: Kering non riparte, anche Hermès rallenta. Vola solo Prada (con Miu Miu)
Kering paga il prezzo della crisi di Gucci, Hermès si conferma solida nonostante un calo dell’utile, mentre Prada accelera grazie al boom di Miu Miu

Kering crolla, Hermès cresce, Prada brilla con Miu Miu – I conti del primo semestre 2025
Nel primo semestre del 2025 i principali gruppi del lusso europeo mostrano andamenti molto diversi. Kering registra un brusco calo di ricavi e utili, zavorrato dalle difficoltà di Gucci. Hermès conferma la solidità del suo modello, pur penalizzata da un aumento degli oneri fiscali. Prada chiude in crescita, trainata dal forte slancio di Miu Miu.
Kering, utile in caduta libera: pesa la debolezza di Gucci
Il gruppo francese Kering ha registrato un utile netto in calo del 46% a 474 milioni di euro nel primo semestre, mentre i ricavi sono diminuiti del 16%, attestandosi a 7,6 miliardi di euro. Nel solo secondo trimestre, le vendite si sono contratte del 18% a 3,7 miliardi, con una debolezza generalizzata nella rete retail diretta (-16%).
La performance geografica mostra segnali contrastanti: in Nord America il calo è stato del 10%, mentre nell’Asia-Pacifico si è arrivati a un -19%, comunque in miglioramento rispetto al primo trimestre. Il marchio principale del gruppo, Gucci, ha registrato un tonfo delle vendite del 26% a 3 miliardi di euro. Anche gli altri brand del portafoglio non sono riusciti a compensare: Yves Saint Laurent ha perso l'11% (1,29 miliardi), e la divisione "altre maison" (che include Balenciaga) è scesa del 15% (1,46 miliardi).
Fanno eccezione Bottega Veneta, in lieve aumento dell’1% (846 milioni), e Kering Eyewear, che cresce del 2% a 1 miliardo. Il free cash flow operativo si è attestato a 2,4 miliardi, di cui 1,3 miliardi derivanti da disinvestimenti.
Hermès, solidità confermata nonostante il calo dell’utile
In controtendenza, Hermès International ha chiuso il semestre con ricavi in aumento dell’8,1% a cambi costanti (8,03 miliardi di euro), a conferma della resilienza del suo modello integrato e artigianale. L’utile operativo ricorrente è cresciuto del 6% a 3,33 miliardi, pari al 41,4% del fatturato. Tuttavia, l’utile netto risulta in calo, a causa dell’aumento degli oneri fiscali in Francia, che hanno inciso sulla redditività finale. La maison parigina dimostra comunque una tenuta solida in un contesto geopolitico ed economico incerto.
Prada, vola Miu Miu
Buona performance per Prada, che ha registrato ricavi in crescita del 9% a cambi costanti a 2,74 miliardi di euro. La spinta principale è arrivata da Miu Miu, in crescita del 49% nel semestre e del 40% nel solo secondo trimestre.
La maison Prada, invece, ha mostrato una leggera flessione delle vendite retail (-1,9% nel semestre e -3,6% nel trimestre). Il risultato operativo rettificato è salito a 619 milioni (da 575), mentre l’utile netto è rimasto stabile a 386 milioni di euro (da 383 milioni).
A livello geografico, l’Asia-Pacifico ha segnato un +10% (838 milioni), l’Europa è cresciuta del 9% (728 milioni), nonostante l’impatto dei minori flussi turistici nel secondo trimestre. Le Americhe hanno evidenziato una progressione positiva delle vendite nei negozi del gruppo.
Il presidente esecutivo di Prada, Patrizio Bertelli, ha commentato: "Abbiamo conseguito risultati positivi che testimoniano la forza dei nostri marchi e l’esecuzione disciplinata della strategia. Il contesto rimane sfidante e turbolento, ma le opportunità di crescita restano intatte."
L’AD Andrea Guerra ha aggiunto: "Proseguiamo con la nostra strategia puntando a una crescita superiore alla media di mercato. Alcune dinamiche attuali sono congiunturali, ma l’esecuzione resta cruciale."