Ilva: no a patteggiamenti per i Riva, "sono incongrui" - Affaritaliani.it

Economia

Ilva: no a patteggiamenti per i Riva, "sono incongrui"

Il Gup ha respinto la richiesta della famiglia coinvolta nel crac dell'Ilva

Il Gup di Milano Maria Vicidomini ha respinto le richieste di patteggiamento perche' "incongrue", avanzate da Adriano, Fabio e Nicola Riva nell'ambito del procedimento con al centro il crac del gruppo. Il gup ha ritenuto troppo basse le pene concordate con la procura e cioe' 2 e mezzo per Adriano, tra i 4 e i 5 anni (in continuazione con una condanna gia' definitiva) per Fabio e circa 2 anni per Nicola. Il via libera al patteggiamento e' legato allo sblocco di oltre 1.3 miliardi di euro depositati in Svizzera e da destinare al risanamento dello stabilimento. 

 Le pene erano state concordate nei mesi scorsi e dopo lunghe trattative con la Procura di Milano nell'ambito dell'inchiesta per bancarotta condotta dalla Gdf con al centro il crac del gruppo Riva. L'accordo raggiunto, al fine del rientro dall'estero del miliardo e 300 milioni di euro destinati al risanamento ambientale dello stabilimento di Taranto, tra i pm Stefano Civardi, Mauro Clerici e il procuratore della Repubblica Francesco Greco e la difesa di Fabio Riva prevedeva la concessione della continuazione tra una condanna gia' definitiva per associazione per delinquere (nello stesso processo, invece, l'accusa di truffa dovra' essere rideterminata in appello, come stabilito dalla Cassazione) il reato di bancarotta.

Per Fabio, uno dei due figli di Emilio, l'ex patron del gruppo scomparso nel 2014, la pena finale si aggira tra i 4 e i 5 anni. Per Nicola Riva, altro figlio di Emilio, da quanto e' stato concordato tra i pm e i legali l'entita' della pena non dovrebbe superare i 2 anni. Adriano Riva, 86 anni, cittadino canadese residente in Svizzera, invece, accusato di bancarotta, truffa e trasferimento fraudolento di beni aveva raggiunto l'accordo a 2 anni e mezzo.

Tali pene per il gup Vicidomini sono "incongrue". Inoltre tra i motivi del rigetto c'e' anche il fatto che il miliardo e 300 mila euro erano stati sequestrati in riferimento al reato di riciclaggio allora contestato e non ai reati di cui i Riva rispondono nel procedimento trattato oggi. Non e' escluso che si possa arrivare a un nuovo accordo tra magistrati e difensori.