Ue/ Juncker: "L'Europa volta pagina". I fondi degli Stati fuori dal Patto
"Dopo anni passati a ristabilire la credibilita' di bilancio e a promuovere le riforme, oggi l'Europa cambia pagina". E' l'inizio dell'intervento del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, nel presentare il suo piano di investimenti per i prossimi tre anni durante la seduta plenaria del Parlamento europea a Strasburgo. Piano che consentirà al Vecchio Continente di "chiudere il cerchio" insieme a riforme e disciplina di bilancio, perché in Europa gli investimenti sono "370 miliardi sotto il livello pre-crisi".
Il piano si fonda su 21 miliardi di capitale pubblico (garanzie del bilancio europeo per 16 miliardi, altri 5 miliardi arrivano dalla Banca europea per gli invstimenti - Bei) che grazie all'effetto leva dichiarato di 1 a 15 sarebbe in grado di mobilitare complessivamente 315 miliardi di investimenti. In sostanza, si stima che per ogni euro investito dal fondo se ne possano mettere in moto 15 da parte dei governi dei Paesi membri e soprattutto da parte dei privati. L'attrattiva, per questi ultimi, si dovrebbe fondare sul fatto che il rischio maggiore degli investimenti si sposta sulle garanzie pubbliche.
La convenienza perché gli Stati mettano denari sul piatto, invece, è data dalla condizione annunciata dallo stesso Juncker: "I contributi degli Stati saranno fuori dal deficit e dal debito". Significa che non verranno conteggiati nei parametri fissati dal Patto di Stabilità e Crescita e dagli altri trattati sul rigore di bilancio a livello Ue; documenti che hanno a lungo imbrigliato - in questi anni - le mani ai governi. E' questo, a ben vedere, il dato politico più importante annunciato dal presidente della Commissione.
Sul ritorno che avranno i paesi che contribuiscono direttamente al fondo, Juncker ha detto che "poi si vedrà quali saranno i flussi che torneranno ai singoli Paesi", ma occorre ragionare in termini complessivi, in termini di "solidarietà. Se abbiamo più crescita in Spagna sarà bene per la Francia, se c'è più crescita in Francia andrà bene per l'Italia e la maggiore crescita nei paesi del Sud sarà a favore della Germania".
Juncker, che ha detto di "tener fede alle mie promesse" con gli annunci odierni, ha definito "realistico" il piano di interventi. Per di più, ha annunciato che il piano potrebbe essere prorogato nel periodo 2018-2020, "se funzionerà".