L’acquisto da 83 miliardi di Netflix scuote Hollywood: timori per posti di lavoro, sale cinematografiche e concorrenza - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 16:35

L’acquisto da 83 miliardi di Netflix scuote Hollywood: timori per posti di lavoro, sale cinematografiche e concorrenza

Il timore nasce dal fatto che Netflix ha storicamente privilegiato la distribuzione in streaming, riservando alle sale uscite limitate

di Chiara Feleppa

Netflix acquista Warner Bros.Discovery per 83 miliardi, ma Hollywood non ci sta: "Un disastro"

L’annuncio dell’acquisizione da 83 miliardi di dollari di Warner Bros. Discovery da parte di Netflix ha scosso profondamente Hollywood. L’operazione, una delle più imponenti nella storia dell’intrattenimento, prevede l’integrazione degli storici Studios Warner, dello streamer HBO Max e di un vastissimo archivio di film e serie tv, inclusi franchise come Harry Potter e Game of Thrones. Restano escluse le reti via cavo come CNN. Il colosso dello streaming pagherà 27,75 dollari per azione, di cui la maggior parte in contanti. La chiusura è prevista tra i 12 e i 18 mesi, ma già ora l’accordo - che il Wall Street Journal definisce capace di “cogliere di sorpresa Hollywood” - alimenta timori per l’impatto su lavoratori, sale cinematografiche e concorrenza nel settore.

La reazione di Hollywood 

Già a ottobre, quando Warner Bros. Discovery aveva lasciato intendere di essere in vendita, “a Hollywood si era diffuso un clima di tristezza”, scrive il New York Times. Ora, con Netflix pronta a rilevare gli Studios, quel sentimento si sarebbe trasformato in rabbia. L’icona del cinema Jane Fonda ha condannato l’operazione definendola “un’escalation allarmante della crisi di consolidamento che minaccia l’intero settore dell’intrattenimento e potenzialmente il Primo Emendamento”. Per Fonda, la fine di una Warner Bros. indipendente rappresenta un pericoloso precedente per pluralismo e libertà creativa.

Preoccupazioni analoghe arrivano da Michael O’Leary, Ceo di Cinema United, che rappresenta 30.000 sale cinematografiche negli Stati Uniti. L’acquisizione, ha dichiarato, costituisce “una minaccia senza precedenti”: I cinema chiuderanno, le comunità ne risentiranno, posti di lavoro saranno tagliati.” Il timore nasce dal fatto che Netflix ha storicamente privilegiato la distribuzione in streaming, riservando alle sale uscite limitate.

La rivolta degli sceneggiatori e i dubbi sul modello Netflix

La Writers Guild of America, che rappresenta oltre 12.000 sceneggiatori, chiede di bloccare la fusione, sottolineando che l’acquisto di un grande concorrente da parte del leader globale dello streaming è “esattamente ciò che le leggi antitrust sono state progettate per impedire”. Netflix, dal canto suo, tenta di rassicurare. “Non siamo contrari all’uscita dei film al cinema”, ha dichiarato il co-CEO Ted Sarandos, garantendo che i titoli Warner destinati alla sala continueranno ad avere una distribuzione tradizionale. Tuttavia, in molti ricordano che solo ad aprile, durante il Time100 Summit, lo stesso Sarandos aveva definito le sale “un concetto superato” e aveva letto il calo del botteghino come un chiaro segnale che il pubblico preferisce la visione domestica.

La reazione è particolarmente accesa perché il settore è reduce da anni difficili. Il Nyt ricorda che decine di migliaia di lavoratori dello spettacolo, tecnici, scenografi, montatori, parrucchieri, attori, sono stati licenziati dal 2020 a causa di pandemia, doppio sciopero di sceneggiatori e attori, delocalizzazione delle produzioni e crescente uso dell’intelligenza artificiale nei processi creativi. Un contesto che rende l’acquisizione viene percepita come un ulteriore colpo all’ecosistema produttivo di Los Angeles.

Le preoccupazioni politiche

Le perplessità non arrivano solo dal settore. Secondo quanto riferito alla CNBC, anche l’amministrazione Trump guarderebbe con “forte scetticismo” all’operazione - una posizione condivisa da esponenti democratici come la senatrice Elizabeth Warren, secondo cui l’acquisto rischia di tradursi in abbonamenti più costosi, minore scelta per i consumatori e ulteriori rischi per i lavoratori americani. La deputata democratica Laura Friedman, che rappresenta l’area di Burbank, cuore pulsante dell’industria cinematografica californiana, ha sottolineato come le continue concentrazioni nel settore abbiano già distrutto migliaia di posti di lavoro. E ancora Michele Mulroney, presidente della Writers Guild of America West, ha definito l’acquisizione “un disastro”, ricordando che il modello di business di Netflix si basa sul fatto che il pubblico resti a casa.

La controffensiva di Paramount Skydance

L’accordo ora passa al vaglio delle autorità antitrust statunitensi. Secondo la CNBC, Paramount Skydance starebbe valutando un’offerta alternativa da rivolgere direttamente agli azionisti di Warner Bros. Discovery, sostenendo che l’operazione Netflix sarebbe inevitabilmente bloccata dai regolatori. Il Washington Post invita però alla cautela: Netflix è sì il leader dello streaming, ma controlla solo il 25% del mercato, mentre se si considera l’intero ecosistema televisivo scende sotto il 10%. Ostacolare la fusione, sostiene il quotidiano, richiederebbe la prova concreta di un danno ai consumatori. Le simpatie politiche o le dimensioni dell’azienda non sarebbero criteri sufficienti.

Del resto, la storia stessa della Warner Bros. dimostra che prevedere le tendenze dell’intrattenimento è quasi impossibile. La vendita rappresenta un punto di svolta per Hollywood, che potrebbe segnare l’inizio di un nuovo modello ibrido tra sala e streaming, oppure accelerare la crisi delle sale e del lavoro creativo. Per ora, le reazioni parlano chiaro: l’acquisto da 83 miliardi non è stato accolto come una normale operazione industriale. È percepito come un terremoto destinato a cambiare, forse definitivamente, il volto dell’industria cinematografica americana.

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