Economia
Labriola: "L'intero settore delle telecomunicazioni è in crisi"

Negli Usa -argomenta l'ad di Tim- abbiamo solo 3 operatori con una popolazione simile a quella europea, in Brasile sono passati da 5 a 3 operatori
Labriola: "Negli ultimi 10 anni persi 14 miliardi"
Una giornata sotto i riflettori. L'amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, ha fatto il punto sul sistema delle telecomunicazioni in due occasioni distinte. Dal forum di Asstel ha parlato del cloud, dove Tim ha vinto insieme ad altri soggetti la gara per il Psn "è ora di passare a una logica di innovation by law: posso anche costruire insieme con Cdp, Sogei e Leonardo il miglior cloud dopo pero' la pubblica amministrazione ci deve migrare. Oggi- osserva Labriola - abbiamo ancora delle difficoltà nel definire quali sono le differenti tipologie di dati per la migrazione, a un certo punto non esiste l'imprenditore che spinto dalla voglia di migrazione migra". Quindi con "By law devi dire la pa deve migrare entro una certa data; altrimenti abbiamo fatto un investimento che rischia di non avere il ritorno che ci si aspetta" spiega l'Ad.
La perdita di fatturato coinvolge "tutto il settore delle Tlc, non solo Tim" ha poi scandito, intervistato da Nicola Porro a "Quarta Repubblica" analizzando il calo in 10 anni di tutte le tlc che hanno perso 14 miliardi di fatturato. "Tutto nasce dal '93, dalla liberalizzazione del mercato delle Tlc, quando - indica Labriola- a livello europeo si è deciso che era importante di redistribuire il valore fra i vecchi concessionari pubblici, la vecchia Telecom Italia e aprire la concorrenza per redistribuire questo valore anche con altri operatori".
Labriola sottolinea che "a quel tempo la decisione era sviluppare la concorrenza, prima sul fisso e poi sul mobile" e "si può dire che 30 anni dopo ha raggiunto il risultato" ottenendo "maggiore competizione e prezzi bassi per i clienti". Il manager però fa notare che la decisione "non ha raggiunto il secondo obiettivo" e cioè "avere tante aziende finanziariamente solide perché oggi non è soltanto Tim ma tutto il settore delle Tlc ad avere difficoltà".
E lo stesso problema, avverte l'ad di Tim, non l'abbiamo in tutti i continenti e il prezzo delle Tlc in Italia è più basso rispetto agli Usa. "Negli Usa -argomenta l'ad di Tim- abbiamo solo 3 operatori con una popolazione simile a quella europea, in Brasile sono passati da 5 a 3 operatori, in Europa ne abbiamo 120 e non dico che la liberalizzazione non serve ma occorre capire fino a quando occorre spingerla".
Il settore delle tlc e l'industria delle tlc "sta perdendo progressivamente e questo è un problema per il sistema Paese perché se non abbiamo la capacità di finanziare nuovi investimenti il nostro rischia di essere un Paese con infrastrutture minori o peggiori di altri Paesi" ha poi aggiunto, notando come "le frequenze per il 5G in Italia sono state le frequenze più pagate al mondo, quindi abbiamo dei costi maggiori". E "a causa di alcune normative sull'inquinamento elettromagnetico noi dobbiamo avare molte più antenne" e quindi avremo "dei costi maggiori" afferma Labriola. "Noi dobbiamo avere molte più antenne rispetto a quello che succede nel resto d'Europa" chiarisce l'ad di Tim.
"Tim è il secondo consumatore nazionale di energia dopo le Ferrovie dello Stato ma non è considerata un'azienda energivora per un'indicazione europea che non è mai stata modificata" ha raccontato Labriola. "L'assurdo - spiega è che viene considerata un'azienda energivora quella che consuma tanta energia in un singolo punto, noi abbiamo oltre 20 mila antenne e 150 mila cavi" ed è "come se fosse una grande industria distribuita sul territorio, però" Tim "non è considerata azienda energivora e quindi spende di più e non ha sgravi fiscali".
"Il ritorno degli investimenti è garantito su una infrastruttura" aggiunge. "Perché in passato siamo stati in grado di sostenere investimenti ingenti? Perché l'azienda era in monopolio" osserva il manager.
"Io - argomenta Labriola - non sento in giro la volontà di costruire due ponti sullo Stretto ne costruiremo uno, non sento in giro che vogliono raddoppiare i binari dell'alta velocità sulla Napoli-Bari, ne vogliono costruire uno" e questo perché, sottolinea Labriola, "il ritorno delle ingenti spese per costruire infrastrutture deve garantire il ritorno, se ne costruisci due non avrai il ritorno".
Whatsapp "è inteso come un servizio di telefonia" e se c'è un disservizio chiamano il call center della Tim ma "noi abbiamo un costo da 3 a 5 euro per ogni risposta del call center" e se per Whatsapp non ha l'obbligo di avere un call center, in base alla normativa, "noi abbiamo l'obbligo di avere dei call center per rispondere ai nostri clienti". Quindi "noi abbiamo tutti quanti i costi. Noi non chiediamo di normare Whatsapp o di porre a Whatsapp delle regole, chiedo" una sorta di parità almeno, sottolinea il manager. Labriola quindi evidenzia che "si sta discutendo a livello governativo" di "non applicare l'Iva al 22%, che è quella dei beni di lusso" alla telefonia che, osserva l'ad, "è un bene essenziale ormai" visto che "non possiamo stare un'ora senza il telefono. Quindi perché pagare il 22% di Iva?".