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Economia
Lagardere cambia governance. Vivendi entra in Cda

L'assemblea degli azionisti di Lagardere ha dato il via libera alla trasformazione del gruppo in società per azioni, che mette fine a un'epoca - quella del potere assoluto di Arnaud Lagardere quale gestore accomandatario - e apre le porte all'arrivo di Vivendi nella governance.

Tutte le nomine al consiglio di amministrazione sono state approvate ad ampissima maggioranza dai soci. Tra le new entry, il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine e due altri componenti proposti dalla media company francese che fa capo a Vincent Bollorè ed è il primo azionista di Lagardere con il 27% del capitale.

Dallo scorso anno Vivendi aveva ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con Lagardere junior, concluso con l'accordo annunciato in aprile. Bollorè "è un atout e non una minaccia", ha spiegato Arnaud Lagardere durante l'assemblea. 

La risoluzione che riguarda il cambiamento dello statuto è stata approvata con il 99,8% dei voti. Alla fine di aprile, dopo mesi di schermaglie, anche davanti alla magistratura, Lagardere ha concluso un accordo con i principali azionisti per porre fine alla struttura di società in accomandita, criticata da più investitori. Introdotta nel 1992, per salvare Hachette dalla bancarotta dopo il flop della Cinq, l'accomandita ha trasformato la Lagardere in una sorta di fortezza dal punto di vista del controllo, pesando sul valore di Borsa.

Arnaud Lagardere ha avuto pieni poteri, nonostante la partecipazione sia scesa fino al 7% del capitale (ma risalita al 14% con l'intesa di aprile) tramite la holding di famiglia pesantemente indebitata. L'adozione dello statuto di normale societa' per azioni e' 'una trasformazione importante', ha riconosciuto l'erede del fondatore del gruppo Jean-Luc, aggiungendo di voler voltare la pagina 'senza alcuna nostalgia e con lo sguardo volto al futuro'.

Lagardere ha mostrato la sua soddisfazione perchè è stata preservata l'integrità del gruppo e ha annunciato di voler continuare nella strategia basata sullo sviluppo delle attivita' nell'editoria e nella distribuzione specializzata negli aeroporti e nelle stazioni. Una sottolineatura tutt'altro che casuale, visto che le voci i mesi scorsi davano Vivendi e la holding di Bernard Arnault (il patron di Lvmh, a sua volta sceso in campo, ma a fianco dei Lagardere) interessate soprattutto a spartirsi le attività del gruppo, che oltre alla Hachette e al travel retail, conta la radio Europe 1 e riviste quali Paris Match e Le Journal du Dimanche. Nei giorni scorsi i dipendenti di Europe 1 sono scesi in sciopero contro la strategia che prevede un'alleanza con Cnews, il canale dedicato all'informazione di Canal + (gruppo Vivendi). 

"Non vedo perchè dovremmo continuare a isolarci per far piacere a certi detrattori. Abbiamo bisogno di partnership sull'informazione, lo sport, la musica o il cinema e nessuno puo' offrircele meglio di Canal +', ha detto Lagardere, precisando che lo sciopero e' rientrato dopo le rassicurazioni date dal gruppo. Il 60enne Arnaud, che ha preso il timone del gruppo dal padre, deceduto nel 2003, resta comunque come presidente e direttore generale del gruppo, con un mandato di 6 anni, sebbene proprio sulla sua gestione si siano appuntate le critiche degli investitori, a cominciare da Amber Capital, in pressing da ormai da 4 anni.

Lagardere, comunque, ora dovra' vedersela direttamente con i suoi principali azionisti, che sono oltre a Vivendi, il fondo Amber (19%), il fondo sovrano del Qatar (12%) e la Financiere Agache della famiglia Arnault (7%). Il cda riflette la ripartizione del capitale con tre componenti di Vivendi (oltre a de Puyfontaine, Virginie Banet e Laura Carrere), i tre rappresentanti dei Lagardere (lo stesso Arnaud, Nicolas Sarkozy e Veronique Morali) e uno componente ciascuno per Financie're Agache, Amber e Qatar Holdings, a cui si aggiungono i due amministratori nominati dai dipendenti. Alla Borsa di Parigi, poco prima delle 14, il titolo Lagardere segna una flessione dello 0,8% a 20,9 euro, mentre l'indice Cac 40 e' in calo dello 0,5%.

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