M5S, i nonsense pentastellati di Grillo. L'ipocrisia che si trascina dal 2013 - Affaritaliani.it

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M5S, i nonsense pentastellati di Grillo. L'ipocrisia che si trascina dal 2013

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Nel 2013 la porta chiusa in faccia a Bersani. Ora l'aut-aut al leader di Centrodestra Salvini. Sembra che il M5S non voglia assumersi responsabilità di governo

Qualcuno spieghi agli epuratori grillini che, come presidente del Senato, hanno votato la  sottosegretaria alla Giustizia del quarto governo Berlusconi. La “Ghedini in gonnella”, dicono i commentatori. Quella a cui il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio opponeva: "Lei dice soltanto puttanate". 

Che fine hanno fatto i vecchi proclami anti-sistema del "tutti a casa" lanciati dagli scranni dell'opposizione per far fuori il governo di turno? La “memoria è corta” e, scherzo del destino, è la stessa accusa rivolta in passato dalla comunicazione politica strumentale pentastellata - che non entrava nel merito dei problemi - agli inciucioni Renzi, Salvini, B. e alla corte dei miracoli che per decenni ha svilito la politica. Nella passata legislatura, anche se hai a che fare con Belzebù, un’opposizione realmente vincente avrebbe dovuto essere responsabile, perché questo richiedeva lo stato di cose nel Paese. Ma così non è stata.

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Ora, il nuovo refrain della "forza affidabile e seria che dialoga con tutti sulla base di un programma" è solo la paraculata della nuova fase della valigetta dimaiana che vuole governare a tutti i costi (l'aut aut a Salvini ne è la conferma) perché prima del voto sapeva che non avrebbe avuto la maggioranza assoluta dei seggi. Ahimè, una strategia politica alquanto conformista. 

Ora la nuova "forza affidabile e seria che dialoga con tutti sulla base di un programma" vuole governare, però, non nel senso alto del termine e cioè rispondere velocemente con soluzioni ai problemi della gente. Perché altrimenti il M5S lo avrebbe fatto anche nel 2013, ad esempio avvertendo empaticamente l'angoscia dei minatori Alcoa del Sulcis rinchiusi nella grande miniera di Serbariu.

beppe grillo
 

Lavoratori arrabbiati per l'incertezza del loro futuro, a cui dare delle risposte rapide (perché nella disperazione si soffre). Tra il 2012 e il 2013 gli occupati si erano ridotti di altre 500 mila unità e il tasso di disoccupazione, già alto, era proiettato verso la soglia, raggiunta ad aprile del 2013 (all’epoca - per intendersi - dello streaming di “Gargamella” Bersani con Vito Crimi e Roberta Lombardi), del 12%.

La nuova "forza affidabile e seria che dialoga con tutti sulla base di un programma”, sdoganando in un battibaleno la realpolitik che ha costretto la maggiorente pentastellata Barbara Lezzi a "turarsi il naso” votando Casellati, ora vuole governare per monetizzare in senso lato l’utilitaristico impegno movimentista.  

tsipras vittoria ape
 

Era il 2013 il momento d'intervenire, nella doppia emergenza della crisi economica e dell'eurodebito e dei suicidi a ripetizione degli imprenditori del Nordest. Facendo la battaglia al Fiscal Compact e cercando di cambiare veramente l’Europa. Come hanno eroicamente tentato di fare i golden boy di Syriza Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis che i grillini hanno celebrato ad Atene in piazza Syntagma la sera del referendum ellenico del luglio 2015. Referendum che rigettava i diktat della Troika. 

Di Maio oggi dice che i temi su cui dialogare con le altre forze parlamentari sono il taglio delle tasse, il superamento della Fornero lotta alla disoccupazione.

Bene, anche nel 2013 la pressione fiscale era a livelli da record mondiale (per invertire la tendenza del Pil, in recessione un taglio delle tasse è auspicabile) e la riforma Fornero delle pensioni era già in vigore da oltre un anno. 

Varoufakis ape
 

Certo, come ha ribadito nelle ultime sue dichiarazioni rilasciate gentilmente alla stampa Beppe Grillo prima di entrare nell’hotel capitolino con vista sui Fori Imperiali, dare una nuova visione alla società è importante, ma prima andava e va risolta l'emergenza. Emergenza da non sacrificare sull’altare della propria battaglia politica del “Vaffa” (appena abiurato dal comico genovese ma ancora vivo nel popolo pentastellato) e del “tutti a casa”, battaglia che così sa tanto di rivincita narcisistica verso l’ottusa gestione fassiniana del partito che fu anche di Enrico Berlinguer. Altrimenti l'ideale del "bene del Paese" che ora viene sventolato con sentito e “responsabile” pathos istituzionale è soltanto vuota retorica opportunistica.